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Capozzolo: “Il caporalato è mafia, un’altra sua faccia, una sua evoluzione”

“Raccontiamo l’Italia. Il futuro dell’agricoltura: clima, giovani, geotipicità”. Sul palco della Festa nazionale de l’Unità ne hanno parlato Sabrina Capozzolo responsabile politiche agricole del PD, Mario Guidi presidente di Confagricoltura e Felice Adinolfi docente di Economia agraria all’Università di Bologna.

Ogni giorno ci troviamo davanti alla grande sfida del diritto al cibo. “Con il tempo il pianeta avrà difficoltà a nutrire tutti” così ha introdotto il dibattito Sabrina Capozzolo. “I cambiamenti del clima portano a grandi contraddizioni: da una parte che chi ha difficoltà a trovare cibo e chi rischia di averne troppo. La ricerca ha un ruolo fondamentale per trovare un equilibrio tra la disponibilità e il consumo delle risorse. Su questo, in particolar modo sulla ricerca, il governo Renzi sta lavorando da tempo e tra qualche mesi al termine di Expo, il PD convocherà gli Stati Generali sull’Alimentazione.

“Viviamo tutti i giorni il problema del cambiamento climatico nei nostri campi” ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi. “Come potremo nutrire 9 miliardi di persone nei prossimi 30 anni? Questo è un tema attuale che si affronta da subito partendo con l’innovazione, e per questo dovremo alzare quel 1,9% del Pil che viene investito nella ricerca. L’agricoltura sa coniugare tradizione e innovazione. Nessuno pensa più che i cibi possano essere ancora conservati nel lardo o nella cenere. Le nuove tecnologie aiutano l’agricoltura soprattutto nell’ottica prospettica. Solo guardando in prospettiva potremo aiutare lo sviluppo del mondo in maniera positiva”.

Per il professore Adinolfi ci sono grandi paradossi nel mondo attuale. “La patria dell’economia mondiale, la terra dell’agricoltura, la California oggi è uno stato dove l’acqua è contingentata. E tutto questo è avvenuto in pochi anni. Il cambiamento climatico e il rischio di calamità naturali portano il mondo agricolo in grande pericolo. Il clima condiziona i mercati. Lo stesso titolo di Expo è condizionato dal riflesso del cambiamento climatico. Viviamo davvero in tempo dove un battito d’ali di farfalla in Cina crea un uragano in altra parte del mondo. È nella gestione del rischio la soluzione del mondo agroalimentare, nella sua condivisione a livello mondiale”.

il dramma del caporalato.
“È un fenomeno che non nasce oggi, un cancro diffuso purtroppo in tutta Italia non solo al sud. È di ieri l’incontro tra i ministri Poletti e Martina che dimostra come si voglia affrontare concretamente il problema. Il caporalato conta 400mila persone sfruttate e di questi 100mila quasi al limite della sopravvivenza umana. Sono sopratutto le donne a pagarne le conseguenze, sfruttate di giorno e di notte. Il caporalato è mafia, un’altra sua faccia, una sua evoluzione”.

“Occorre affrontare con durezza il problema e tutelare chi ha il coraggio di non sottomettersi e denunciare tutto. A breve ho richiesto la creazione di una commissione d’inchiesta parlamentare sul caporalato e sul lavoro nero. La primo settembre entrerà vigore il bollino di qualità sulle merci, un certificato che significa che il prodotto non è ottenuto da sfruttamento delle persone. Il caporalato non si sconfigge solo con la politica e con leggi, è necessario anche una nuova cultura tra le persone per debellare il problema”.

Per Guidi il caporalato “va affrontato con serietà così come il lavoro nero. Ma non si può andare nelle solite aziende per poter mettere dei bollini solo per una spettacolarizzazione mediatica. Una spettacolarizzazione della tragedia. Oggi si conoscono le aziende che sfruttano il caporalato e il lavoro in nero Nessuno va in vacanza con i pullman sgangherati alle 4 del mattino. Sono quelle stesse aziende che non vengono quasi mai toccate e che poco dopo chiudono e riaprono con altri nomi. Concentriamoci più sui controlli e meno sulle dichiarazioni.

Agricoltura come basi della crescita economica.
Per la Capozzolo “c’è stato un cambio di passo. Non è una moda il ritorno dei giovani nelle campagne ma una presa di coscienza. Non è lo sfigato che torna nei campi ma quei giovani che intravedono nell’agricoltura una nuova opportunità di crescita. Accanto a questo ritorno c’è la linfa vitale della tradizione, un fenomeno particolarmente caro in Italia, soprattutto nell’entroterra, nei piccoli centri. Una straordinaria tradizione che è un incentivo al ritorno e un buon inizio per l’investimento. In Italia purtroppo manca la collaborazione nel campo agricolo. La realizzazione di filiere che rappresentino quelle buone pratiche che già esistono a livello locale per iniziative di piccoli agricoltori”.

“L’agricoltura è un settore pieno di buoni esempi. Certo non possiamo dire che sia tutto buono, anzi siamo i primi a dire che tutto ciò che è sfruttamento e malavita va combattuto con forza. Ma guardiamo avanti con spirito positivo. Parliamo della buona Italia e dell’orgoglio di essere italiani”.

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