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Martina: “È stata colpita l’economia della qualità. Niente burocrazia per avere gli aiuti”

Per Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura, è la più grave emergenza sismica degli ultimi trent’anni. Per questo motivo all’emergenza si è cercato di dare delle risposte immediate. A partire dai fondi.
 
Ministro, l’ultimo terremoto di Norcia ha fatto salire a tremila le aziende agricole in difficoltà nelle regioni terremotate. Di quanto sarà implementato il decreto per gli aiuti al settore?
 
«Abbiamo stabilito di portare a 10 milioni di euro l’aiuto per coprire il mancato reddito degli allevatori. È una prima risposta davanti a uno scenario completamente mutato con il terremoto del 30 ottobre. È la più grave emergenza sismica degli ultimi trent’anni».
 
Gli agricoltori temono complicazioni per l’accesso ai finanziamenti.
 
«Sarà una procedura semplice e basata sugli animali posseduti dalle imprese al 31 luglio 2016, in modo da non penalizzare chi ha subito perdite durante il sisma. Le erogazioni partiranno da gennaio 2017 e stiamo in queste ore definendo i dettagli tecnici su ovini e suini. Per i bovini stiamo lavorando ad un aiuto da 400 euro a capo, che per un’azienda con 20 animali vorrebbe dire 8 mila euro di sostegno integrativo».
 
L’area di Norcia è la più colpita dall’ultima scossa, la sua economia si fonda per quasi il 60 per cento su imprese legate al comparto agroalimentare: qui è previsto un capitolo a parte?
 
«Norcia, così come Amatrice, e le altre aree interessate sono la spina dorsale di un’economia che si basa su produzioni agricole e alimentari di grande qualità. Dobbiamo rafforzare le azioni per garantire la continuità produttiva e poi guardare al futuro. Già con il primo decreto sul terremoto del 24 agosto abbiamo stabilito il finanziamento di un piano di rilancio complessivo da 221 milioni di euro per i territori colpiti».
 
L’immagine di centinaia di prosciutti all’aria per il crollo del capannone ha fatto il giro del mondo: avete in mente un decreto a parte per non far perdere il marchio Ipg con il nuovo stoccaggio dei prosciutti?
 
«Ci stiamo già lavorando, come è successo con i prodotti caseari nel terremoto emiliano del 2012. Per evitare che si perda il marchio Igp e per gestire il trasferimento transitorio dei prosciutti altrove».
 
Molti agricoltori lamentano la difficoltà di accedere agli aiuti per colpa della burocrazia: le procedure saranno snellite?
 
«E un aspetto sul quale siamo al lavoro da fine agosto, perché vogliamo dare risposte utili a chi sta soffrendo. Abbiamo finalmente in dirittura d’arrivo due bandi delle regioni fatti con Anac per l’acquisto di 200 stalle mobili e 70 container abitativi per gli allevatori. Con il prossimo decreto verranno raddoppiate direttamente le dotazioni, risparmiando così due mesi. Le Regioni poi ne attiveranno altri in base ai bisogni».
 
Oltre ai finanziamenti importanti, ci sono spesso necessità di spese di piccola portata, da pagare subito.
 
«Con il decreto terremoto abbiamo previsto una deroga specifica che le regioni possono usare per far fronte a queste nuove necessità».
 
In Emilia dopo il terremoto c’è stata una risposta importante sia delle imprese che delle amministrazioni pubbliche, sarà ricalcato quel modello?
 
«È stata un’esperienza importante, così come le precedenti ricostruzioni di Umbria e Marche dopo il 1997. Stiamo lavorando su quella traccia e guardando alle nuove esigenze specifiche».
 
C’è un’emergenza allevamenti con bestiame in pericolo di sopravvivenza: sono previste misure e interventi specifici?
 
«È l’emergenza più urgente sulla quale lavoriamo. Da ieri ci sono le prime stalle provvisorie montate ad Amatrice e con gli assessori regionali e la protezione civile si è stabilito di raddoppiare le dotazioni».
 
Il futuro dei prodotti tipici necessita di marchi e garanzie di produzione in loco. Quali gli investimenti a lungo termine?
 
«Dobbiamo ripartire dall’agroalimentare, che costituisce una parte fondamentale dell’identità di questo territorio. Superata l’emergenza dobbiamo lavorare subito al piano di rilancio. Le risorse ci sono e verranno incrementate, ma ora ci dobbiamo concentrare sulle prime necessità».
 

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