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Riforma PA, Madia: l’obiettivo è migliorare la qualità di vita dei cittadini

‘Facciamo il tagliando alla riforma della Pubblica Amministrazione’ è il titolo del dibattito in seconda serata della Festa nazionale de L’Unità in corso a Catania.
Ne discutono sul parco di Villa Bellini: Marianna Madia, ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Ettore Rosato, capogruppo del PD alla Camera dei Deputati e Susanna Camusso, segretario generale della CGIL moderati da Roberto Petrini.

Madia: “Vogliamo una pubblica amministrazione forte ma non per forti. Le opacità tra le amministrazioni bloccano l’esercizio di diritto. La chiave di tutto il processo riformatore è qui. Noi vogliamo più equità, nell’ambito di una strategia complessiva di governo. Prima del governo Renzi, c’era una politica di austerità. Vogliamo cambiare la qualità di vita dei cittadini, dando opportunità non solo ai forti ma a tutti in modo trasparente. A distanza di un anno dall’approvazione della legge delega ci sono stati dei cambiamenti concreti: la legge sulla trasparenza ad esempio, simile a quella dei paesi anglosassoni. Ogni cittadino può conoscere gli esisti di un’iscrizione sanitaria ad esempio. Abbiamo approvato un decreto serio, per convertire le risorse in servizi ai cittadini, per uno sviluppo del nostro Paese. Il 90 % della mia energia sarà far sì che i decreti approvati diventino concreti. Una leadership collettiva, di questo necessitiamo, per far sì che le riforme diventino sviluppo per il Paese”.

Riforma della dirigenza. “Se approviamo questo decreto si potrà scegliere chi è più efficiente a ricoprire un tale incarico nei vari settori. Intanto rafforziamo i criteri di autonomia, indipendenza e imparzialità della Pubblica Amministrazione. Abbiamo per questo costruito una commissione di altissimo profilo che sia in grado di valutare tra i dirigenti chi sia più in grado di ricoprire un certo incarico. Se un giovane dirigente è bravo, perché deve aspettare che vada in pensione un altro dirigente? Quindi maggiore valutazione del merito, nei diversi incarichi”.

Sulle partecipate. “Di partecipate ce ne sono tante, migliaia ahimè, che non davano servizi ai cittadini. E allora chiuderle che cosa significa? Significa avere risorse, negli enti locali, nelle Regioni, nello Stato, per convertire quelle risorse in servizi ai cittadini. Il senso di tutto questo – ha aggiunto – è che l’insieme di questi cambiamenti migliora la qualità di vita delle persone e noi in questo modo abbiamo inteso la riforma della pubblica amministrazione: mai come una riforma di settore ma come una riforma che si guarda dentro sempre come una riforma che deve cambiare il Paese, che serve ai cittadini, che serve alla competitività”.

Camusso: “Non c’è riforma se non coinvolge i lavoratori. Non ci si può sottrarre alla contrattazione. Anche se c’è da dire che la possibilità di accedere ai servizi è importante. Sul tema delle nomine, la riforma della dirigenza consegna la nomina dei dirigenti alla Presidenza del consiglio. Una scelta di controllo politico dell’ amministrazione pubblica. E’ uno spoil system che non va bene. La pubblica amministrazione deve essere tradotta in un’intenzione concreta invece. Bisogna rendere efficace il funzionamento nel territorio non sottrarlo. Facendo un bilancio ci sono delle cose che sono positive in questa riforma e scelte sbagliate di centralizzazione in un Paese che deve avere una presenza nel territorio.

Contrattazione. Ho sempre rimproverato a questo governo che pensava di fare tutto da solo, di non interloquire con nessuno e gli abbiamo sempre dichiarato di fornire la nostra disponibilità. Vorremmo – ha aggiunto – che non ci fossero degli annunci, ma che si aprissero dei confronti, ad esempio sul grande tema che abbiamo tutti all’attenzione che si chiama terremoto. Città da ricostruire ma soprattutto da rimettere in sicurezza, ospedali scuole che vale per le zone del terremoto, ma anche per tutte le zone a rischio. Quello che servirebbe è una grande scelta di piano del lavoro per l’occupazione giovanile. Un piano – ha evidenziato- con il quale si fanno le proposte, si discute e in cui si trovano le risorse. E’ in corso una straordinaria gara di generosità in un Paese straordinariamente solidale. E se si vuole fare un piano – ha concluso Camusso – bisognerebbe pensare a finanziarlo. Credo che le materie siano molte e non si deve puntare solo ad una disponibilità ma praticarla”.

Rosato. “E’ normale avere punti di vista differenti sulle riforme. Oggi vogliamo fare una riforma della Pubblica Amministrazione così corposa perché nel passato non sono mai state fatte riforme. Un confronto con le parti sociali è utile e giusto. Non c’è un programma di governo che non dica che ci sono troppe forze di polizia nel nostro Paese ad esempio. Ma quando si arriva al dunque ad unificare gli uffici si creano problemi. Ci sono province che hanno 20 forestali, con grande dispersione di energie, quindi le abbiamo unite ai carabinieri, per una sinergia più efficace e per evitare spreco di risorse. Prima è stato messo tutto da parte, ora invece si è cercato di sbloccare la situazione. Tutto è migliorabile, ma le riforme vanno fatte. Noi stiamo facendo uno sforzo per sfoltire l’ingorgo burocratico che si è creato. Noi ci proviamo a fare le cose. Nella storia non è stato mai facile fare riforme, i partiti devono fare passi avanti e credo che possa essere una sfida comune con le organizzazioni sindacali. La riforma della dirigenza è una grande sfida, valuteremo qualsiasi confronto con le parti sociali”.

Foto di Stefano Cagelli

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