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Orlando: «Io in campo per dare nuova speranza al Pd»

Diviso tra la corsa alla segreteria del Pd e il ruolo di ministro della giustizia. Da una parte ci sono l`«errore» della scissione e il congresso del partito, in cui vuole portare con forza il tema «del lavoro e della lotta alle disuguaglianze»; dall`altra l`emergenza sicurezza e il decreto sulla certezza della pena – per cui la prossima dovrebbe «essere la settimana decisiva» – ma anche l`esigenza di sbloccare il concorso per assumere personale amministrativo nei tribunali.
Andrea Orlando sbarca in provincia di Reggio Emilia, a Fabbrico, vestendo una doppia giacca tutt`altro che comoda. Le emergenze nel partito e nel ministero incombono e fanno quasi passare in secondo piano il motivo della presenza del ministro della Giustizia: la cerimonia di commemorazione per il 72° anniversario della battaglia in cui i partigiani sconfissero le forze fasciste che tenevano in ostaggio 22 civili. Un`azione riuscita grazie all`unione dei combattenti antifascisti.

 

Un’unità persa nel Pd. La scissione si poteva evitare, si può ancora evitare?
«Non lo so, va chiesto a chi la ha promossa. Certamente è un errore. L`idea che tutto si possa ridurre a una costante conta delle forze in campo è un po’ la causa delle difficoltà nelle quali ci troviamo».

 

Dicendo così sembra voler puntare il dito su D`Alema.

«Ricondurre tutto e soltanto a un piano di D`Alema mi pare francamente riduttivo. C`è un malessere che non è soltanto quello di pezzi di gruppi dirigenti che se ne vanno, ma anche delle tante persone che sono rimaste a casa in questi anni e che hanno perduto la speranza nel Partito democratico. La mia candidatura è in campo ancheperché questa speranza non vada delusa».

 

Qual è stato il principale errore dei Pd?
«Il dialogo tra sordi genera dei compartimenti stagni e dentro il Pd ce ne sono troppi, al di là della scissione: questo credo che sia il problema. Non possiamo andare avanti con riunioni che finiscono esattamente come sono iniziate».

 

Anche perché poi ci sono i problemi concreti della gente, a partire dal lavoro.
«Forse avremmo dovuto discuterne e rifletterci prima, ma non è mai troppo tardi per occuparsi di un tema come questo. Credo che il congresso del Pd debba partire da questa riflessione: il referendum ci ha detto che nel Paese ci sono profonde disuguaglianze, che la trasformazione del tessuto economico ha prodotto grandissime sofferenze e c`è bisogno di prendersi cura e guidare questi processi. Se parliamo di lavoro nella discussione congressuale credo che Partito democratico
possa ripartire bene».

 

Tra i problemi più sentiti ci sono anche la sicurezza e la certezza della pena nei reati come furti e rapine.

«C’è una legge che purtroppo giace da troppo tempo al Senato. Io non ho la possibilità di approvarla da solo, ma siamo a buon punto: mi auguro che la prossima settimana sia quella decisiva».

 

I sindaci dell`Unione dei comuni Tresinaro-Secchia hanno raccolto quasi 17 mila firme perché l’iter riparta. Lei li ha incontrati, come risponde alle loro richieste?
«Penso che su questo il Pd possa ritrovare unità. Io, Emiliano e Renzi, se ci uniamo, rappresentiamo il 100% del partito. Se tutti e tre spingiamo politicamente
sui gruppi parlamentari perché questa legge vada a buon fine, credo che potremo dare presto una risposta all`appello che è venuto dai sindaci della provincia di Reggio».

 

Pacchetto giustizia o meno, resta il fatto che i tribunali sono alla paralisi. Quello di Reggio, ad esempio, è praticamente al collasso per il peso del processo Aemilia.
«Stiamo lavorando su due fronti. Anzitutto abbiamo avviato le procedure di mobilità dalle altre amministrazioni. Poi, ed è la cosa più importante, nei prossimi giorni lavoreremo per accelerare la procedura di assunzione di 2mila dipendenti nel settore amministrativo della giustizia».

 

Quali tempi prevede?
«Per il reclutamento serve un concorso che vogliamo bandire in tempi stretti. Se riusciremo a mantenere la tabella di marcia, saranno al lavoro a partire dalla prossima estate».

 

Se i tribunali sono bloccati è anche perché si devono occupare di questioni come le “querele temerarie” fatte a noi giornalisti solo a scopo di intimidazione. Un problema per la giustizia e più in generale per la libertà di stampa e di espressione.
«Nei prossimi giorni incontrerò le rappresentanze della stampa per affrontare questo tema nell`ambito della riforma del processo civile. L`obiettivo è introdurre degli elementiche, in generale, disincentivino qualsiasi utilizzo strumentale del processo. Questo è il senso del lavoro che stiamo portando avanti e che credo potrà dare dei risultati anche in conformità con le indicazioni sovrannazionali».

 

Insomma, la sfida è far ripartire la giustizia, il Pd e, più in generale il paese.
«Tanta gente nelle scorse elezioni è rimasta a casa. Per poter battere la destra dobbiamo riuscire a mobilitarli in vista delle prossime sfide».

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