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Su Agi un’operazione da oligarchi russi, la maggioranza spolpa pezzi di Stato

Un’operazione da oligarchi russi, un’insopportabile mossa politica fra Angelucci e Palazzo Chigi. Di cui il ministro Giorgetti, pilatescamente, si lava le mani. Durante il question time alla Camera, rispondendo sulla trattativa per la cessione all’Eni dell’agenzia di stampa Agi, ha sottolineato che il Ministero da lui guidato “ha appreso da fonti di stampa” della trattativa. Aggiungendo che “seppure il Mef detenga una partecipazione in Eni di complessivamente circa il 30%, ricordo che a questa partecipazione non corrisponde alcun potere su decisioni come questa di natura gestionale”.

Per Giorgetti, che attraversa il suo Ministero partecipa al controllo di Eni, che a sua volta possiede Agi, “il vero quesito da porsi è se sia corretto che società partecipate dallo Stato posseggono un’agenzia di informazione, poiché questo potrebbe alimentare dubbi sulla sua effettiva libertà”.  Ma sulla trattativa in corso, non sembra nutrire altri dubbi, ravvedere nessun conflitto d’interessi, nessun problema di opportunità politica e istituzionale. Che lo Stato venda a un parlamentare di maggioranza, che è anche editore, e destinatario in questa veste di fondi pubblici, un asset informativo non sembra costituire un problema. Al contrario, meglio disfarsi dell’agenzia di informazione, che se non è corretto sia controllata da società a partecipazione statele, meglio starebbe nelle mani di un privato, parlamentare di maggioranza, con una solida posizione di preminenza in campo editoriale. Meglio fare cassa da questa cessione. “In senso stretto il Mef come azionista dell’Eni non ha un interesse a detenere alcuna forma di partecipazione in un’agenzia di stampa, al limite, potrebbe esigere la massimizzazione del valore economico in merito a una eventuale alienazione, ha detto Giorgetti.

La maggioranza come oligarchi russi, spolpa pezzi di Stato

“Ministro dica qualcosa di liberale, ma anche di non liberale, di civiltà. Dica qualcosa! Lei è venuto a dirci che di questa trattativa non sa nulla. E il dramma è che noi le crediamo”, ha replicato Peppe Provenzano. “È un’operazione politica passata sulla sua testa – ha proseguito il responsabile esteri del Pd – concepita su un banco vuoto di quest’Aula, quello di Antonio Angelucci, e nelle alte stanze di palazzo Chigi, che la farà passare come l’autore di una svendita di un pezzo di democrazia. Noi le chiediamo non di interferire, ma di fare il suo mestiere, che è quello di esercitare la sua responsabilità”.

“È responsabilità del ministro dell’economia – ha aggiunto Provenzano – non permettere che una grande azienda partecipata come l’ENI si riduca a fare favori alla maggioranza attuale e al governo in carica. Magari alla vigilia di tornate di nomine di altre partecipate. Così come è sua responsabilità non assecondare una concentrazione editoriale senza precedenti e evitare una svendita in un coacervo di conflitti di interessi, che al di là di quelli di Angelucci, la riguardano direttamente. Perché lei è Vice Segretario del Partito di cui farebbe parte l’acquirente: una pratica, Ministro, da oligarchi alla fine della dissoluzione dell’Unione Sovietica. Pezzi di partito che spolpano pezzi di Stato”

 

Giorgetti conferma in Aula, rischio enorme conflitto d’interessi

“Il ministro Giancarlo Giorgetti ha confermato in aula, rispondendo all’interrogazione scritta del Partito Democratico,  la vendita dell’Agi”, ha commentato Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria Pd. “E lo ha fatto nel modo peggiore: da un lato si è lavato le mani di “proprie responsabilità”, dall’altro ha utilizzato lo stratagemma della gravità che “una partecipata dello Stato abbia una agenzia di stampa” per benedire l’operazione già benedetta a palazzo Chigi.

Noi abbiamo bisogno che la seconda agenzia di stampa italiana resti indipendente. Non è accettabile che un deputato della maggioranza di governo diventi l’editore dell’Agi. Saremmo in presenza di un enorme di un conflitto d’interessi. Ne andrebbe del pluralismo e sarebbe in contrasto con il media freedom act appena approvato  in Europa”, ha concluso Ruotolo.

L’Eni difenda il suo buon nome. O è questo il piano Mattei?

“Giorgetti dovrebbe saperne un po’ di più sull’Agi. Non mi stupisco di questa destra e di Angelucci, coi giornali e le cliniche, e il conflitto di interesse. È un problema di pudore”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani a Otto e mezzo, su La7. “Mi stupisco dell’Eni, una società che meritatamente, per la sua storia, ha un buon nome in Italia e nel mondo, che inizia un’interlocuzione. Vuole vendere? Lo dica. È’ perché ha bisogno di soldi? Chiamiamo la Caritas – ha aggiunto Bersani – Ha l’Agi da sessant’anni, è la seconda agenzia stampa in Italia e lavora bene. Evidentemente questo gruppo di giornali ha bisogno di un service, e il governo gli fa un favore. Lo faccia con trasparenza, o dobbiamo pensare che è questo il Piano Mattei?”

Segnalazioni ad Antitrust, Agcom, Commissione UE

Il vicepresidente del gruppo Pd al Senato, Antonio Nicita, informa attraverso una nota, “di aver predisposto una segnalazione da inviare, per i rispettivi profili, all’autorità antitrust, all’Agcom e alla Commissione europea. In particolare si fa riferimento ai profili di concentrazione conglomerale di una filiera di informazione importante, a quelli della contrazione del pluralismo, anche considerando che il titolare dell’operazione è un deputato del parlamento, a quelli infine dei conflitti di interesse, sia in relazione al ruolo del governo e alla circostanza che il ministro dell’economia e l’acquirente parlamentare militano nello stesso partito”.

“Come affermato dall’European Media Freedom Act – prosegue Nicita – ‘i servizi di media sono fondamentali nelle società democratiche, in quanto forniscono informazioni che costituiscono un bene pubblico. Per svolgere tale funzione sociale essenziale e affermarsi sul mercato, i fornitori di servizi di media devono essere in grado di fornire i loro servizi in modo libero e indipendente in un mercato aperto e trasparente, che consenta una pluralità di attori e opinioni a livello di media’”.

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