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Agostini: parità di genere nei consigli regionali, un passo verso un paese più moderno e civile

“La presenza delle donne nei consigli regionali si attesta al 18 per cento ed indica che un problema di non riconoscimento di una forza politica femminile esiste. Le Regioni che registrano una presenza maggiore sono quelle che hanno varato leggi elettorali che prevedono norme per la parità. Per questo la legge che abbiamo approvato rispetta le autonomie regionali e, allo stesso tempo, vincola le regioni a stabilire nei diversi sistemi elettorali possibili delle regole cogenti”. Lo dichiara Roberta Agostini, sull’approvazione del ddl sulla parità di genere nei consigli regionali.

 

“Facciamo appello ad una mobilitazione civile e politica in favore della parità di genere e affinché la legge di principio che abbiamo approvato si applichi in modo pieno nelle diverse leggi elettorali regionali. Non si tratta di “quote rosa” ma di aprire le nostre istituzioni e rappresentare punti di vista diversi, di donne e di uomini, per governare società complesse e plurali. Quest’anno ricorre anche il 70 esimo anniversario del voto alle donne: per la prima volta le donne votano e per la prima volta, ventuno donne entrano in Parlamento, aprendo la strada a tante conquiste raggiunte dopo, il divorzio, l’aborto, il diritto di famiglia, la legge sulla violenza e i diritti delle lavoratrici”, aggiunge Agostini.

 

“Questo Parlamento fin dal suo insediamento ha affrontato molti temi legati all’obiettivo della democrazia paritaria. Lo abbiamo fatto perché i diritti delle donne, dal lavoro al welfare, sono ancora molto lontani dell’essere affermati completamente e perché c’è una correlazione molto stretta fra la possibilità di sviluppo e il gap di genere che caratterizza il nostro paese. L’obiettivo della democrazia paritaria è ancora molto lontano dall’essere raggiunto, come dimostrano i dati sull’occupazione femminile, sulla difficoltà del welfare o quelli sulla violenza che quotidianamente occupa le pagine dei giornali. Ma queste stesse difficoltà non possono essere la giustificazione per tenere fuori le donne da quelle istituzioni che hanno il compito di rimuoverle. E senza una forte presenza femminile che caratterizza una democrazia piena ed inclusiva questo compito non è possibile. Ci siamo impegnati perché sia la riforma costituzionale sia la legge elettorale prevedessero norme precise per promuovere la parità, cosi come anche la legge 56 di riforma delle province prevede norme antidiscriminatorie per la composizione delle giunte, mentre con la nuova legge elettorale per il Parlamento europeo abbiamo raddoppiato il numero di donne italiane elette in Europa. La legge approvata oggi si colloca nel solco di questo lavoro ed è un passo verso un paese più moderno e civile”, conclude la deputata democratica.

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