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Ricci: “Abbiamo 6 mesi per definire un progetto per l’Italia”

Matteo Ricci, giovane sindaco di Pesaro, è il responsabile Enti locali del Pd e forse il dirigente renziano che le comunali 2017 hanno collocato più di tutti nell’occhio del ciclone.

Ricci, dove avete sbagliato?

«Calma. Discutiamo con un minimo di razionalità: il centrodestra è il vincitore di questa tornata ma occhio ad analisi sommarie perché il centrosinistra mantiene il governo della stessa popolazione governata dalle destre».

 

Analisi sommarie? Come avete fatto a perdere anche a Pistoia, città rossa da sempre?

«Le amministrative dipendono per un terzo da fattori nazionali e per due terzi da spinte locali».

 

E dunque?

«Se sbagli candidato non esistono Stalingrado: lo sappiamo da Bologna, anno 1999. Nelle comunali c’è il ballottaggio, dove vince chi riesce a motivare di più il suo elettorato e poiché c’era voglia di cambiamento il centrodestra ha saputo sfruttare questa molla. Anche noi, intercettando questa spinta, abbiamo strappato città governate dalle destre come Padova e Lecce».

 

Non è un’analisi consolatoria?

«No. L’aria di “ribaltare” chi governa gira da tempo in Italia».

 

Sicuro?

«Nel 2014 Renzi prese il famoso 41% alle europee. Ebbene quello stesso anno un bastione di sinistra come Perugia andò a un candidato di Forza Italia col 58 %».

 

Nei capoluoghi avevate 16 sindaci e ora sono 6. E’ la prova che le classi dirigenti locali del Pd, composte da boss cresciuti con D’Alema e Margherita, sono inadeguate?

«Stiamo lavorando alla riforma del Pd».

 

Con il limite dei due mandati?

«E’ una regola che già abbiamo e per come conosco Renzi sarà applicata sul serio».

 

Stavolta ha perso il Pd o la coalizione di centrosinistra?

«Ci siamo presentati in coalizione ovunque. Ma poi scattano fattori locali: a L’Aquila al primo turno la nostra coalizione ha preso il 51% dei voti. Al ballottaggio è saltato tutto».

 

La coalizione è un limite?

«Ma la coalizione con chi? In Italia, a livello locale, non ci sono partiti. Segnalo invece il boom dei sindaci civici, importantissimi, sul quale abbiamo lavorato mentre i 5Stelle sono riusciti a bruciarsi Pizzarotti a Parma. Il fatto è che oggi per vincere si organizzano molte liste di sostengo al candidato. E questo meccanismo talvolta determina difficoltà e liti nel governo dei comuni».

 

Infatti in molti capoluoghi il centrosinistra che governava si è presentato diviso, a La Spezia addirittura in 5 liste.

«E’ una delle ragioni della nostra sconfitta. Ma anche di quelle delle destre: a Padova, conquistata dalla Lega nel 2014, la giunta non ha retto. E a queste elezioni anticipate li abbiamo battuti».

 

Che lezione ricava per le prossime politiche?

«Un’altra storia: non ci sarà ballottaggio e andrà a votare più gente. La vittoria del centrodestra resterà nell’ambito amministrativo; i 5Stelle continuano a non costruire una classe dirigente; noi abbiamo 6 mesi per definire un progetto per l’Italia».

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