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Rossi: “Paghiamo le divisioni, tra gli astenuti ci sono molti dei nostri elettori”

Rossi, avete perso Genova, una bella botta.

«Un colpo, sì. Detto questo, non dimentichiamo che il quadro politico è estremamente fluido e il voto per le amministrative è un caso a sè stante. Ho fatto il sindaco a Casalgrande di Reggio Emilia e so che la credibilità di un sindaco è legata alla capacità di risolvere i problemi».

 

A Genova avete perso nel 2015 la presidenza della Regione e ora il Comune. Serve un’ autocritica?

«L’autocritica va fatta da parte dei dirigenti locali perché conoscono il territorio e quindi possono capire come mai non ci sia stata una presa sull’elettorato».

 

Ma qual è la ragione, dal suo punto di vista?

«Al ballottaggio c’è stata una saldatura tra il populismo della destra e quello dei 5Stelle. Noi dem garantiamo il nostro elettorato ma non abbiamo la capacità di estendere, di allargare».

 

Per il Pd è una sconfitta in molte altre città. Ve l’aspettavate?

«Le divisioni ci hanno danneggiato. Una parte del nostro elettorato si è rifugiata anche nell’astensione. Aggiungo che il dato dell’astensione è molto significativo, anche se è un po’ tipico dei ballottaggi».

 

In alcune città, come Piacenza, Catanzaro ad esempio, se il centrosinistra fosse andato unito forse ce l’avrebbe fatta al primo turno?

«Il Pd di Renzi viene visto dalle altre forze della sinistra come un problema per il centrosinistra stesso. Senza comprendere che senza il Pd non si va da nessuna parte. Questo atteggiamento non è accettabile»

 

II Pd sperava di ribaltare gli svantaggi al ballottaggio e invece c’è stata una débacle?

«Il bilancio lo facciamo a bocce ferme. Ricordo che al primo turno abbiamo vinto in 23 comuni su 40, a partire da Palermo che si immaginava una Sicilia nelle mani dei 5Stelle. E poi noi dem abbiamo avuto il coraggio di fare la battaglia sul tema dei diritti e in particolare dello “ius soli” in barba alla ricerca del consenso elettorale».

 

Lei crede che vi abbia danneggiato in termini di consenso?

«Era, è un argomento scornodo, tanto più nelle elezioni per i Comuni in cui si chiede sicurezza. Ma quella per lo “ius soli” è una battaglia di cui il Pd è convinto e orgoglioso».

 

Come farete ora a risalire la china?

«Analizzeremo con onestà per cercare le ragioni della sconfitta. Inizieremo a mettere in campo un’azione di rilancio con la riunione dei segretari dem. Non si può solo parlare di geometrie politiche, di alleanze che vadano da Tosi a Pisapia ma anche gettare le basi del programma per le politiche»

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