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Brexit, Gentiloni: su crescita ora si volti pagina

“Una delle risposte che gli europei aspettano per dare una prospettiva al futuro dell’Europa riguarda la capacità di avere politiche comuni sull’immigrazione”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni al termine della riunione dei 6 Paesi fondatori a Berlino. “L’Italia si aspetta che nel Consiglio Ue della prossima settimana di prendano decisioni rivelanti” in merito, ha aggiunto. “L’Italia ha avanzato la proposta del migration compact – ha poi spiegato il ministro – .La prossima settimana c’è un Consiglio Ue. Il primo modo per far vedere ai cittadini dei 27 che la Ue capisce la lezione di ieri e va avanti è quello di dare un segnale di condivisione sulle politiche dell’immigrazione. E’ quello che l’Italia si aspetta dalla riunione di martedi’”.

 

Per il ministro degli Esteri ora c’è voglia di “voltare pagina” sulle politiche sulla crescita in Ue. “Io penso di sì, c’è una spinta convergente in questo senso che viene da Italia e Francia oltre che da altri rispetto alla domanda principale, che sono più crescita e più posti di lavoro”.

“Dobbiamo stare attenti a non capovolgere la scala delle priorità”, ha spiegato il ministro. “Per i cittadini le priorità oggi sono: una risposta chiara e netta al referendum britannico e passi in avanti per crescita, lavoro e politiche migratorie. Nel frattempo discuteremo di architetture istituzionali”, come le possibilità di una Ue a due velocità. “Ma guai a immaginare che con i discorsi sugli assetti istituzionali risolviamo le emergenze a cui guardano i cittadini europei”.

 

Per Gentiloni, “la Gran Bretagna va unitariamente sollecitata ad avviare immediatamente la proceduta di separazione. Non possiamo lasciare l’Ue per mesi ostaggio delle dinamiche interne al Regno Unito. Siamo stati tutti – spiega il ministro degli Esteri – molto corretti verso il Regno Unito, senza intervenire nella discussione interna, ed abbiamo spinto l’accordo di febbraio al limite massimo possibile senza travolgere i capisaldi dell’Ue. Oggi non possiamo immaginare che la Ue possa essere per lunghi mesi o addirittura di più ostaggio di dinamiche interne non solo al Regno Unito ma addirittura a singoli partiti politici di quel Paese”. “Chi ha deciso di andarsene – sostiene Gentiloni – deve attivare il meccanismo, ma quando sentiamo dire che sarà fatto nei prossimi mesi e subordinatamente ad alcune condizioni come i congressi di partito dobbiamo ricordarci che dobbiamo rispondere a imprenditori, mercati, imprese e cittadini che vogliono certezze, in Europa ed in Gran Bretagna. Il processo – ammonisce – deve iniziare celermente”. “Sarebbe ragionevole un gesto da statista da parte di Cameron: non condurre lui il negoziato, perché capisco la sua riserva, ma attivare la procedura in modo che tutti abbiano la certezza sui modi e sui tempi in cui essa si sviluppera’ senza lasciare lUe in una situazione di instabilita’”, conclude.

 

Leggi anche l’intervista del ministro al Messaggero: Unione da rinnovare contro l’effetto domino

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