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Pittella: La sconfitta è di Hollande. Sono mancate soluzioni alla crisi

Da tre anni, primo capogruppo di nazionalità italiana dei socialisti e democratici europei, già vice presidente vicario del Parlamento di Strasburgo tra il 2009 e il 2014, Gianni Pittella analizza i risultati elettorali francesi delle presidenziali e la flessione che, da qualche anno, vive lo storico partito socialista francese.

Presidente Pittella, che commento a caldo si sente di fare sui risultati elettorali francesi?
«Ragiono sulla base di risultati non definitivi che però, nonostante molte competizioni elettorali ci abbiano abituato a sorprese dell’ultima ora, a questo punto appaiono assai attendibili. Auspico senza dubbio che, tra due settimane, al ballottaggio riesca a prevalere Emmanuel Macron su Marine Le Pen».

 

Considera la Le Pen un pericolo per l’assetto politico francese e europeo?
«Sì, un pericolo per la tenuta dell’Unione europea e il suo spirito di coesione. La Le Pen è ispiratrice di un pensiero xenofobo e razzistico, che in prospettiva non potrà che portare danni all’Europa».

 

Lei è capogruppo dei socialisti e democratici al Parlamento europeo: come giudica la progressiva caduta elettorale dei socialisti francesi?
«Credo che l’evidente calo di consensi anche in queste ultime elezioni presidenziali non sia da addebitare alla candidatura di Benoit Hamon, che anzi ha presentato un’innovativa piattaforma elettorale. Hamon ha messo al centro del suo programma le questioni sociali e i temi di coesione dell’Unione europea, con grande coraggio».

 

E allora a cosa è dovuto, a suo parere, il calo socialista in Francia?
«Ha pesato indubbiamente il fallimento socialista degli ultimi anni, con la presidenza Hollande incapace di intercettare le molteplici istanze di cambiamento. Non si sono cercate analisi e soluzioni sulla disoccupazione dilagante, dovuta anche ad un sistema industriale in crisi per la globalizzazione su cui non si sono tentate riforme alternative».

 

Dunque, i risultati elettorali francesi la preoccupano?
«Sì, molto. In attesa che si ricostituisca una forte alternativa socialista, che punti alle nuove leve e metta a punto programmi in grado di affrontare la crisi economica dilagante e i problemi della globalizzazione, la Francia dovrebbe far fronte comune su Macron per arginare la Le Pen».

 

Sui risultati crede abbiano pesato il clima di terrore e le azioni terroristiche a Parigi?
«Sono convinto di sì. La paura ha inciso sull’elettorato, che ha creduto alle analisi della Le Pen sul pericolo dell’immigrazione, sulla necessità di chiudere le frontiere, quando poi si è accertato che i terroristi in Francia sono nati e cresciuti nella stessa Francia. La divisione in due del mondo alimenta il terrorismo. Una vittoria della Le Pen rischierà di aggravare la situazione».

 

Perché?
«L’Isis non vota, ma se votasse certamente avrebbe espresso consensi sulla Le Pen perché le tesi
oltranziste fanno gioco a chi porta avanti politiche di terrore e di frattura nel mondo. La chiusura, l’oltranzismo e la radicalizzazione fanno il gioco dell’Isis. E invece l’elettorato francese ha votato sull’onda emotiva, anche per l’ultimo e recente attentato contro i poliziotti, facendosi guidare dalla paura irrazionale. In questo modo, prevale la demagogia».

 

Come si argina il pericolo terroristico, secondo lei?
«Alimentando politiche di apertura culturale e dialogo, che accompagnino azioni di intelligence e cooperazioni investigative internazionali tra i Paesi europei».

 

Che prospettive vede, per l’Unione europea, nell’orientamento espresso dall’elettorato francese?
«C’è indubbiamente una voglia di cambiamento, che è stato evidente anche nei risultati del referendum italiano e in Gran Bretagna. C’è necessità che le forze politiche più avvedute si impegnino a intercettare questa voglia di mutamento, quest’insoddisfazione che è figlia della crisi economica che va avanti ormai da troppo tempo. Va governata meglio la globalizzazione con tutti i problemi e i temi che ha aperto, provocando difficoltà nella vita sociale in tutti i Paesi europei».

 

Credo che tutto questo sia possibile anche con una vittoria, tra quindici giorni, di Marine Le Pen in Francia?
«Credo che renderebbe tutto più difficile. Una vittoria della Le Pen renderebbe sempre più lontana una politica di coesione, alimenterebbe le spinte antieuropee e provocherebbe fratture e contrapposizioni ideologiche che rappresentano un grande rischio di accentuazione del pericolo terroristico».

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