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Pittella: l’Ue si decida e investa concretamente sull’Africa

La svolta c’è ma ad oggi è più concettuale che fattuale. L’Africa per la prima volta è entrata nei radar di Bruxelles e per la prima volta si è pensato e proposto una strategia di breve, medio e lungo periodo per arginare il problema della migrazione di massa, certamente, puntando però a risolvere finalmente le cosiddette ‘root causes’, la cause cioè alla radice. Il merito di questa svolta è del governo italiano e del premier Renzi. Senza se e senza ma.
Roma, sostenuta e incoraggiata dalla nostra incessante azione di denuncia e proposta come Gruppo S&D al parlamento europeo, ha presentato un disegno politico – il Migration Compact che rovescia il paradigma: investimenti seri e concreti per rendere i Paesi africani partner politici ed economici veri e paritari. Peccato che una volta giunta a Bruxelles, abbia perso parte della sua forza e spinta rivoluzionaria. Non solo per la scarsità di fondi reali allo sviluppo e agli investimenti ma soprattutto per non essere riuscita in pieno a liberarsi da quell’odioso approccio legato alla “condizionalità” che ha dimostrato negli anni essere sbagliato oltre che ingiusto.
Vale l’antico detto, “Pagare moneta, vedere cammello”, dove a fronte della richiesta rivolta ai Paesi africani di securizzare i propri confini e quindi non far partire gli immigrati (la moneta), l’Europa promette una serie di Compact, i progetti di investimenti (il cammello). Sia chiaro siamo sempre di fronte a una svolta di impostazione fondamentale rispetto al passato e dobbiamo per questo ringraziare il grande sforzo e impegno profuso dalla nostra Federica Mogherini, Alto Rappresentante Ue per la politica estera, ma la strada da percorrere per arrivare a un rapporto paritario e strategico Europa-Africa è ancora lunga e vanno superate le solite resistenze dei governi dei più conservatori.

 

Non è possibile che nel documento finale dell’ultimo Consiglio non risulti una sola volta la parola Africa, come ha giustamente denunciato Renzi. Non è possibile che per la Turchia o meglio per chiudere la rotta balcanica verso la Germania si sia individuata e finanziata una soluzione in pochissimi giorni e per le rotte africane si continui a balbettare a livello europeo nonostante i migliaia di morti degli ultimi anni. Non è possibile che l’Europa sia così miope nel non capire che l’Africa non è solo un vicino, ma deve diventare uno dei partner più importanti per la cooperazione economica, culturale, allo sviluppo e di sicurezza. Non è possibile lasciare il campo ad aziende più o meno ‘cavallette’ cinesi, arabe o americane. Dobbiamo abbandonare il nostro stantio approccio eurocentrico e comprendere che l’attuale crisi dei migranti colpisce prima di tutto l’Africa, con milioni di persone che fuggono dai conflitti, dalla povertà, dalle disuguaglianze, dai cambiamenti climatici, dai disastri naturali, dalle violazioni dei diritti umani e da sistemi dittatoriali.

 

La situazione nella Repubblica democratica del Congo merita un’attenzione particolare. Nei prossimi giorni a Strasburgo, su iniziativa del nostro Gruppo parlamentare, si dibatterà della grave situazione che vive il Paese, ex-colonia belga. L’attuale instabilità politica e le violente repressioni ai danni della popolazione nelle ultime settimane, non fanno che aggravare una situazione umanitaria già drammatica che vede 1,5 milioni di persone scappare a causa dalle violenze dei gruppi armati e per la pericolosa deriva antidemocratica dall’attuale Presidente. Una bomba ad orologeria, non l’unica purtroppo, che l’Europa in concerto con la comunità internazionale deve disinnescare quanto prima se si vuole evitare un pericoloso effetto domino di destabilizzazione dell’intera regione dei grandi laghi.

 

Insomma se vogliamo davvero risolvere la crisi dei migranti nel lungo termine e far fronte alle sfide comuni – sicurezza e cambiamenti climatici – dobbiamo risolvere i problemi alla radice, partendo da un investimento forte su educazione ed economia, promuovendo con forza cooperazione, stabilizzazione e sviluppo con i paesi africani e con l’Unione africana. L’Africa è una priorità per l’Italia. E’ ora che lo diventi, veramente, anche per l’Europa.

 

Fonte: l’Unità

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