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La sfida la vinciamo con una visione di insieme, con i valori, con la cultura

Non dobbiamo rinunciare alla nostra identità e contemporaneamente non sottovalutiamo nessun pericolo. Controlli, sicurezza, cyber security, iniziative tecnologiche. Ma la sfida si vince sui valori, sulla cultura, sull’istruzione. Non è un fatto tecnico”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi, a Sky Tg24, intervistato dal direttore Sarah Varetto, in merito all’emergenza terrorismo.

“Il tema è molto complesso: bisogna trovare un equilibrio, chi dice è il momento della sicurezza, va rinunciato a tutto forse esagera. Noi dobbiamo prima di tutto vivere, ci vuole anche il coraggio di non rinchiudersi e di non rinunciare alla nostra identità”.

 

Cyber security. “Avverto questo momento la responsabilità e la delicatezza della fase che stiamo vivendo e proprio per questo penso: cosa serve? Serve investire in cyber security per tracciare cosa passa sul web. Ma la cyber security non basta – ha aggiunto Renzi – occorre avere sangue freddo delle nostre forze dell’ordine”.

Mentre ha ripetuto un no categorico a una modifica costituzionale per rafforzare i poteri in termini di sicurezza per dare più poteri all’intelligence o sull’approvazione di leggi speciali per la lotta al terrorismo. “Escludo nel modo più categorico una modifica costituzionale su questi temi”.

 

Sull’eventualità di chiudere le frontiere ha dichiarato: “Questa strage è l’ennesima strage che nasce in Europa, il tema dei controlli c’è, ma non sono credibili quelli che dicono di chiudere le frontiere. Servono certamente più controlli, anche alle frontiere, ma è sbagliato dire “chiudiamo” perché i terroristi sono cittadini europei. Controlliamo le frontiere, giusto. Ma i killer in Francia sono cittadini francesi, cresciuti nelle banlieu, nelle periferie di Parigi, o di Bruxelles… Dieci anni fa vedevamo bruciare per la prima volta le banlieu, è del tutto evidente che si pone un tema di equilibrio urbano delle nostre città.

 

Su Schengen in particolare ha detto: “Inutile anche mettere in discussione l’accordo: Quelli che lo dicono non si rendono conto che anche senza Schengen…. E’ vero che c’è il problema di cittadini europei che vanno in Sira ad unirsi all’Isis e poi tornano, ma la Siria è extra-Schengen, e dunque il problema non è bloccare i movimenti tra i Paesi europei. Il tema dei controlli c’è, anche gli iperbuonisti che dicono non è un problema di controllo, non sono credibili. Come non sono credibili quelli che dicono ‘basta chiudere le frontiere’. Sono cittadini cresciuti nel degrado delle nostre realtà”.

 

In merito al ruolo dell’Italia nelle missioni internazionali ha chiarito: “L’Italia sta già partecipando a molte missioni internazionali. Si dice andiamo e bombardiamo, ma prima accordiamoci su chi bombardiamo perchè la frammentazione in Siria ha portato ad una serie di interventi slegati da una visioni unitaria, bisogna capire prima come esci dal pantano in Siria”. Ha poi sottolineato: “Non c’è nessun soldato italiano o altri impegnati sul terreno contro l’Isis, dal punto di vista tecnico, per come funziona la Costituzione, l’Italia può mandare aerei in Iraq, perchè c’è un governo che lo chiede, e non in Siria. Ma al di la’ degli aspetti costituzionali che sono molto importanti, la riflessione è più ampia: il tema non è per reazione bombardiamo, lavoriamo insieme sull’obiettivo”.

 

Politica estera. “Quella avanzata da Vladimir Putin di una coalizione contro il terrorismo come fu fatto contro Hitler “è una presa di posizione giusta. La nostra politica è basata sulla fraterna cooperazione con gli Stati Uniti, questa è la nostra stella polare, ma ho sempre detto che questo atteggiamento anti-russo che sta prendendo l’Europa non ci porta da nessuna parte. Non si può immaginare una nuova guerra fredda. Riportiamo la Russia al tavolo per combattere tutti insieme l’Isis”, osserva il presidente del Consiglio. “E questa è finalmente la posizione maggioritaria. E’ una posizione degli europei e anche di Obama”.

 

Infine ha annunciato che “la settimana prossima farà una proposta a tutte le forze politiche per un investimento ulteriore non solo sulla sicurezza ma anche sul recupero di realtà periferiche Bisogna fare un investimento perché le periferie non siano ‘luoghi di nessuno”.Ed ha concluso: “Credo che ciò che è accaduto a Parigi in quel teatro riguardi anche qualcuno di noi. Non voglio ricordare in modo demagogico Valeria Solesin, ma cercheremo di ricordarla anche attraverso una borsa di studio, anche attraverso la dedica di qualcosa legato all’università, alla ricerca”.

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