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Renzi: entro giugno grande missione di sistema con 300 imprenditori in Argentina

“È pazzesco che in 18 anni nessun (governo italiano) sia venuto qui. A marzo verrà il ministro della cultura e entro giugno organizzeremo una grande missione di sistema con 300 imprenditori interessati a investire in questo territorio con operazioni di joint venture, soprattutto le pmi che è il sistema forte per l’Argentina e l’Italia”. Così Matteo Renzi a Buenos Aires, invitando il presidente Mauricio Macri in Italia “al più presto”.

“Non so se esista un altro Paese con cui abbiamo così stretti legami. È difficile trovare un argentino che non abbia un bisnonno o un padre italiano, nel mio caso tutta la famiglia. E questo lo si vede nella nostra cultura, architettura, gastronomia, nella nostra passione con cui facciamo le cose di tutti i giorni. Sono felice di questo incontro”. Così il presidente argentino Mauricio Macri saluta il premier Matteo Renzi nella conferenza stampa alla Casa Rosada di Buenos Aires.

“L’Argentina è uno dei posti più solidi e stabili per possibilità di investimento” ha continuato Renzi rivolgendosi agli imprenditori italiani, che “devono dotarsi della stessa intelligenza e passione della famiglia Macri”, che prima di diventare presidente era un imprenditore. Renzi si è poi rivolto agli imprenditori argentini sottolineando che “le porte dell’Italia sono aperte”. “Siano nazioni sorelle e possiamo fare molte cose insieme”, ha aggiunto.

Macri “grazie per l’invito. Ti aspettiamo in Italia”.

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Buenos Aires 15 febbraio 2016: il primo giorno in Argentina

“Scusate il ritardo, scusate se arrivo con 18 anni di ritardo…”. Matteo Renzi sbarca a Buenos Aires, quasi due decenni – era il 1998 – dopo l’ultima visita di un premier italiano, quella di Romano Prodi. E si ‘scusa’ pronto a rilanciare, a promettere che non accadrà più. Anzi. “Nel prossimo futuro, nei prossimi mesi”, promette davanti alla platea degli alunni della scuola Cristoforo Colombo, una delle prime tappe della due giorni nella Terra del Rio della Plata, “si succederanno incontri, visite, delegazioni”. Perché il legame con l’Argentina – che conta oltre 900 mila passaporti italiani – è forte, fortissimo.

“Argentina e Italia possono fare tante cose insieme, in tanti settori”, spiega il premier di fronte alla platea pensando alle tante opportunità per il sistema Italia in un paese che si prepara ad una grande ristrutturazione. E dove dall’energia alle infrastrutture per le imprese italiane possono aprirsi numerose strade. Di cui parla con gli imprenditori italiani a pranzo, in una colazione ristretta all’ambasciata, dove con lui ci sono, tra gli altri, l’ad dell’Enel, di Cdp, Pirelli, Finmeccanica e rappresentanti di Fca, Trevi Ansaldo, solo per citare qualche nome. E di certo gli investimenti italiani in Argentina e la ripresa di un rapporto di scambio che la Sace prevede in aumento (+13% l’export italiano entro il 2018) dopo una fase di ‘stallo’, saranno al centro degli incontri con Macri.

“La leadership di Macri potrà dare una grande spinta a questo meraviglioso Paese, ne sono e ne siamo convinti”, ha dichiarato Renzi, orgoglioso di essere “il primo europeo a visitare la nuova Argentina. Il tradizionale rapporto tra i nostri due Paesi è sempre stato fortissimo: due nazioni sorelle che devono ancora scrivere la pagina migliore dei propri rapporti”.

“Nel 2013 gli investimenti steri erano a 12 mld, nel 2015 dopo le prime riforme sono passati a 72 miliardi di euro. E a cosa interessante è che la maggior parte sono investimenti di minoranza, in aziende che restano a controllo italiano. È il segno della volontà di attrarre capitali”. Lo ha detto Matteo Renzi nel suo intervento all’Università di Buenos Aires ricordando le riforme messe in atto: “Noi in Italia ci stiamo provando”.

“L’austerity ha messo a rischio il futuro dei giovani, servono risposte coraggiose” ha ribadito il premier, “abbiamo bisogno di poter essere padroni del nostro futuro senza imposizioni dall’esterno. L’Argentina lo può fare in America Latina e l’Italia lo deve fare in un Ue che ha bisogno di scrollarsi di dosso la polvere del passato”.

Foto di Barchielli - governo.it
Foto di Barchielli – governo.it

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“Di fronte ad un uomo che scappa prima di preoccuparsi delle regole c’è un gesto che è quello dell’accoglienza. Preferisco perdere nei sondaggi, un punto percentuale nei consensi che perdere i valori che hanno fatto grande un paese come il nostro”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando dell’emergenza migranti nel suo intervento all’Università’ di Buenos Aires.

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“Bisogna recuperare la regola dei due mandati: una volta in Italia si cominciava a fare politica a 20 anni e si finiva a 80. Ora non deve essere più cosi’: il modello deve essere quello americano e cioè fai due mandati e poi si va a fare dell’altro. Se vincerò nel 2018 farò un ultimo mandato e poi a 48 anni farò dell’altro”.

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“Negli ultimi anni le politiche di sviluppo di Obama si sono rivelate giuste, quelle di austerità dell’Europa sbagliate”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi sottolineando che “se è stata fatta l’Europa non è per i numeri di Maastricht ma per avere un continente di pace innovazione e speranza. Negli ultimi mesi l’Europa è stata ferma, alcuni paesi hanno eretto muri ma i muri vanno abbattuti e non crescere altrimenti si perde lo spirito Ue”.

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Dando per assodato che “l’Italia deve tenere sotto controllo debito pubblico e conti” cosa che “vale per tutti i paesi”, bisogna guardare i numeri degli Usa e dell’Europa a partire dal 2008. Dall’altra parte dell’Oceano all’inizio della situazione si ha “un peggioramento ma poi si risale in termini di occupazione e Pil. Da noi è stato l’opposto: la crescita si è fermata e l’occupazione si è fatta sentire. Quindi è stata sbagliata la politica economica, ha ribadito il premier Matteo Renzi.

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