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C’è un futuro per l’Europa dei diritti?

‘C’è un futuro per l’Europa dei diritti?’ è il titolo del dibattito alla Festa nazionale de l’Unità a Catania, partecipano: Laura Boldrini, Luigi Zanda, Lorenzo Guerini. Modera: Maria Latella.

 

Cosa pensa Guerini delle politiche in Italia su crescita e occupazione? Guerini innanzitutto ringrazia tutte le volontarie e i volontari che permettono la riuscita delle Feste de l’Unità. Parlando del lavoro afferma che “rispetto ad una crisi che aggredisce da tanti anni il nostro Paese e l’Europa, la voce di chi è in difficoltà richiede risposte con politiche che vanno realizzate. Abbiamo inaugurato una grande stagione di riforme che servono a dare stabilità al Paese. Credo che invece le famiglie socialiste debbano avere una visione chiara senza egoismi e con un respiro europeo più largo. Bisogna capire che tipo di svolta dare all’Europa e questo è necessario per l’interesse politico europeo. La legge dovrà tener conto e confrontarsi su questo. Il Parlamento ad esempio ha assunto già delle decisioni importanti per il contrasto alla povertà. La nostra prossima legge di stabilità terrà attenzione proprio a questi aspetti”.
Guerini sarebbe disposto a ripensare l’Italicum? “Credo che l’Italicum sia una buona legge elettorale che coniuga rappresentanza e governabilità, che dà ai cittadini il potere di decidere non solo da chi essere rappresentati, ma anche da chi essere governati. Se nel quadro del dibattito politico italiano e in quello presente in Parlamento c’è la volontà di intervenire sul tema noi non ci tireremo indietro, ma con la consapevolezza di capire qual è la direzione di marcia che vogliamo imprimere e seguire non negando i punti qualificanti che l’Italicum ha colto.
Unire il dibattito della riforma costituzionale ad altri temi io credo sia sbagliato, dopodiché sul tema della legge elettorale abbiamo detto in queste settimane che c’è la disponibilità del PD a confrontarsi, a verificare con il Parlamento al volontà delle altre forze politiche rispetto alla disponibilità non solo generica, ma di merito ad intervenire per la legge elettorale. Siamo consapevoli del nostro ruolo e della nostra responsabilità, non siamo una piccola forza in Parlamento, senza di noi non si può fare una legge elettorale: una responsabilità in più a cui non ci sottrarremo.
Il paletto invalicabile è solo questo. Inoltre non si fa una legge elettorale perché abbiamo paura di cosa possano scegliere i cittadini.

 

Il Presidente Napolitano ha dato uno sguardo molto alto alla politica italiana e ha indicato direzioni di lavoro. Credo che abbia pronunciato parole molto sagge e abbia dato suggerimenti molto lungimiranti incalzando la politica italiana ad assumersi responsabilità che il momento richiede. Abbiamo l’appuntamento della riforma costituzionale al quale siamo invitati tutti a partecipare concentrandoci sul merito e non dando a quell’appuntamento un altro significato che non deve avere. Dobbiamo invitare gli italiani a discutere, a confrontarsi a dibattere intorno alle ragioni della riforma e al merito: per esprimere poi un voto consapevole e maturo che serve al Paese. Questa è un’occasione storica, l’ultimo passo dopo un cammino molto lungo che mi auguro venga compiuto e compierlo sarà il PD che insieme ad altri ha voluto questa riforma”.

Zanda , va cambiato l’Italicum? “Siamo in una fase in cui il PD è l’unico partito forte, adesso come all’inizio della Legislatura. Gli altri partiti sono frantumati. Noi abbiamo vissuto per 45 anni con una legge elettorale proporzionale e si è governato avendo leggi elettorali maggioritarie ma il sistema elettorale ha una sola esigenza imprescindibile, dare la parola ai cittadini. Penso che l’Italicum sia una legge elettorale buona, conosco la fatica che ci è voluta per farlo approvare però se c’è una possibilità di migliorarlo e una maggioranza pronta per votarlo abbiamo il dovere di cercare una soluzione secondo i due criteri di governabilità e rappresentatività. Dobbiamo lavorare ed ascoltare. A chi propone modifiche chiederei pure con quali forze politiche pensa di approvarle, perchè anche questo è importante”.

 

Cosa succede in Europa? Boldini risponde che “spesso vengono offerte risposte facili e non vere, mentre la situazione è molto più complessa. La famiglia progressista europea deve alzare la bandiera federalista. L’Europa deve essere un obiettivo, l’Europa deve diventare qualcosa di diverso, non è basata sulla crescita, sul lavoro, o sugli aspetti sociali. Gli Stati membri dell’Unione europea hanno voltato le spalle nella gestione dell’immigrazione. Anche il bilancio deve essere realistico, come si possono risolvere i problemi senza strumenti? Bisogna fare alleanze, stabilire un’agenda sociale che rimetta al centro i valori fondativi dell’UE. Questa casa comune va ristrutturata. Invece valuto molto positivamente il fatto che si decida di fare una cordata Mediterranea, di stare insieme, di portare avanti le stesse istanze. Mi sembra importante perché l’’Europa mediterranea in questi anni ha sofferto moltissimo le conseguenze delle politiche di austerità che non ci hanno neanche portato fuori dalla crisi. Quindi l’idea che si sia arrivati finalmente a fare una cordata mi auguro che sia l’inizio di un lavoro congiunto che i capi di governo vorranno portare avanti nelle sedi di Bruxelles. Due cose di cui l’Europa oggi ha bisogno per diventare più vicina ai cittadini, un’Europa più sociale, con una politica economica diversa, un’Europa capace anche di diventare altro rispetto a quello che è oggi. E’ importante ispirarsi ad Altiero Spinelli ed è importante però dare seguito al suo disegno cioè la federazione: non un ideale a cui ispirarsi, ma una federazione capace di fare e di agire”.

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