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L’appello delle democratiche siciliane per la parità di genere

In Sicilia.
13 su 90 sono i Deputati regionali Donna.
3 su 12 sono gli assessori regionali Donna.
21 su 390 sono i Sindaci Donna.
Secondo gli ultimi dati disponibili sul sito dell’Assessorato delle Autonomie locali e della Funzione Pubblica, risalenti al 2012, solo circa il 15 % degli assessori comunali e il 12 % dei consiglieri comunali sono Donne.
Questi i numeri.
Una partecipazione femminile alla vita politica che colloca la Sicilia tra le ultime regioni in classifica.
I motivi sono molteplici e molti di questi riconducibili a quel retaggio culturale, poco europeo, molto italiano, drammaticamente siciliano secondo cui la politica è “cosa per soli uomini”.
Un leggero cambiamento si è registrato rispetto al passato, i partiti e i movimenti si sono tinti di rosa, sempre più Donne infatti, scelgono l’impegno politico, sociale, associazionistico, perché tante sono le battaglie civili che ci riguardano e che non possono più essere delegate ad altri ma vanno condotte in prima persona.
Ma quante sono le difficoltà? Sia durante la fase di formazione delle liste sia al momento del voto, predomina il diffuso e trasversale scetticismo che non porta a considerare le donne all’altezza di quel ruolo, pronte per quella carica, capaci di “far politica”.
La sensibilità passa per debolezza, la forza per arroganza, la preparazione…beh a quel punto non è da considerarsi un requisito fondamentale.
E quando ci si riesce, quelle poche volte in cui una Donna riesce a ricoprire un ruolo di rilievo, dal consigliere comunale al Ministro, allora si insinua il dubbio che ci sia sempre e comunque un uomo dietro, padre, mentore o amante che sia.
Gli ultimi mesi di campagna elettorale ne hanno dato ampia dimostrazione, dalla Meloni che sarebbe dovuta tornare “a fare la mamma” alle battutacce sessiste sul Ministro Boschi.
Il nostro essere Donna è diventato il bersaglio preferito quando mancano i contenuti, le idee, quando il confronto sul terreno politico non paga ed è più facile sconfinare sul quello personale.
Questo è anche quanto accaduto, qualche giorno fa, al Parlamento Siciliano, nonostante di problemi e questioni da affrontare che affliggono la nostra Regione ce ne siano in abbondanza, vuoi per mascherare le proprie inadempienze, le proprie difficoltà, vuoi per l’ assenza di contenuti, risposte e soluzioni, alcuni deputati di diversa appartenenza, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, UDC, Sicilia Democratica, sono tornati a discutere sulla legge elettorale regionale, nello specifico hanno rimesso in discussione la doppia preferenza di genere, approvata dalla stessa Assemblea regionale appena due anni prima con la Legge n°8 del 10 Aprile 2013.
Tanti gli appelli, dalle associazioni femminili ai sindacati.
Deciso e unito il Partito Democratico Siciliano nel suo No all’abolizione della doppia preferenza di genere.
Apprezzati gli interventi di solidarietà per le Donne siciliane da parte del Ministro Boschi e della Presidente della Camera dei Deputati Boldrini.
Per questa volta, abbiamo avuto la meglio, l’emendamento è stato ritirato e la doppia preferenza resta.
Ma non è più abbastanza. Adesso vogliamo di più, pretendiamo di più, meritiamo di più.
Se la doppia preferenza di genere rientra tra la politiche nazionali e regionali volte alla promozione della partecipazione delle donne alla politica e alle pari opportunità di accesso alle cariche elettive, esistono altre leggi che seguono tale indirizzo e che nella nostra regione non trovano ancora applicazione.
La riforma costituzionale all’art. 55 Cost. introduce il seguente principio: “Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza” e all’art. 122 Cost., inoltre, stabilisce che la legislazione statale definisca i principi fondamentali per promuovere a livello regionale l’equilibrio di rappresentanza di genere.
D’altro canto, in materia elettorale, la nuova legge elettorale (legge 6 maggio 2015, n.52) che si applicherà dal 1 luglio 2016, detta alcune norme in favore della rappresentanza di genere per le elezioni della Camera, prevedendo che, a pena di inammissibilità, nel complesso delle candidature circoscrizionali di ciascuna lista, nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore al 50% e che, nella successione interna delle liste nei collegi plurinominali, i candidati siano collocati in un ordine alternato di genere. Inoltre, sempre a pena di inammissibilità della lista, i candidati capolista dello stesso sesso non possono superare il 60% del totale in ogni circoscrizione (art. 2, comma 10, lett. c).
Infine con la Legge n. 20 del 15 febbraio 2016, (GU n. 46 del 25 febbraio 2016), “Modifica all’articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire l’equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali”, si prevede che le regioni a statuto ordinario, nel disciplinare con legge il proprio sistema elettorale, promuovano le pari opportunità tra donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure specifiche a seconda dei diversi sistemi elettorali regionali, quali: le quote di lista, l’espressione della cd. «doppia preferenza» e l’alternanza di genere.
Con le modifiche introdotte, la legge statale non si limita pertanto a prevedere tra i principi, come disposto dalla legge 23 novembre 2012, n. 215, la “promozione della parità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l’accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive”, ma indica anche specifiche misure promozionali, declinandole sulla base dei diversi sistemi elettorali per la scelta della rappresentanza dei consigli regionali.
Se questo è l’indirizzo che Parlamento e Governo italiano hanno indicato per garantire pari possibilità di accesso alla politica alle Donne, non c’ ragione alcuna per cui tale indirizzo non debba essere seguito anche in Sicilia, non si può pensare che, in Italia, sui diritti delle donne, si vada a due velocità e che la Sicilia resti ancora una volta indietro.
Per tutte queste ragioni chiediamo che la normativa nazionale in merito alla parità di genere nelle giunte comunali e regionali, nei consigli comunali e nel Parlamento regionale venga applicata anche in Sicilia.
Per tutte queste ragioni, sosteniamo e condividiamo l’impegno preso dall’On. Milazzo e dall’On. Maggio per garantire la composizione paritaria di tutte le giunte.
Adesso tocca a noi, diamo inizio alla nostra “Rivoluzione Gentile”.

Il link per sottoscrivere l’appello

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