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Chaouki: Questa è anche la loro terraQuel diritto negato dai 7000 emendamenti della destra

Il 13 ottobre di un anno fa la Camera dei Deputati approvava la riforma della legge in materia di cittadinanza (con 310 voti favorevoli, il no della Lega e l’astensione dei 5 Stelle); una riforma che doveva porre fine alla obsoleta legge n. 91 del 1992, basata sul principio dello Ius Sanguinis – il diritto ad essere italiani “per sangue” – e introdurre il principio dello Ius Soli. Le vecchie norme, infatti, non trovano più alcuna aderenza con il Paese reale: un’Italia diventata plurale negli anni e sempre più multiculturale.

 

Il 13 ottobre del 2015 è stato un giorno bello per la nostra democrazia, finalmente le istituzioni grazie alla determinazione del Partito Democratico e al dialogo positivo coni promotori della Campagna “L’Italia sono anch’io”, riconoscevano un pezzo d`Italia, guardavano in faccia una parte del Paese composta da ragazze e ragazzi, bambine e bambini nati e cresciuti qui, e liberati, grazie a quella legge, dal limbo del “permesso di soggiorno” nel Paese dove sono nati e cresciuti. Ovviamente, questa legge, per essere effettiva, deve incassare il voto favorevole anche del Senato ed essere approvata dunque in via definitiva; questo deve essere il nostro impegno nonostante le miopi chiusure.

 

La legge è ferma in Commissione Affari Costituzionali del Senato da 365 giorni. Perché? Si chiede Chouaib, triestino di 23 anni, arrivato in Friuli quando aveva ancora un anno ma ancora incastrato nelle maglie della burocrazia. Perché tutta questa attesa? Si chiede Sonny, che voleva costruirsi una carriera nel basket ma sfortunatamente senza cittadinanza non può gareggiare. Perché? Si chiede Jamila, nata a Bologna e laureatasi in Medicina, che vorrebbe iniziare la specializzazione in Germania, ma sfortunatamente senza cittadinanza non si può. Storie di diritti negati, storie di sogni e progetti imbrigliati. Storie di talenti di cui il l`Italia si sta privando.

 

Il Senato è pronto a scrivere questo pezzo di storia, il Partito Democratico, grazie anche alla tenacia della collega Doris Lo Moro, da sempre, ha messo in cima alle sue priorità questa riforma, giudicandola non solo necessaria ma anche urgente. Sul testo della legge, però, pesano come un macigno gli oltre 7000 emendamenti promossi dalle forze politiche di opposizione, Lega Nord su tutte, oltre alla complice indifferenza del Movimento 5 Stelle.

 

Stiamo parlando di forze politiche che hanno costruito un gap tra loro e il Paese, un vuoto che il Partito Democratico insieme a tutte le forze politiche che faranno prevalere il buonsenso alla dannosa demagogia, cerca di colmare con una buona legge che riconosce semplicemente quello che già è ovvio, e cioè l’appartenenza all`Italia di tanti ragazzi che qui hanno studiato e sono cresciuti, che si identificano con la storia e i valori della nostra Repubblica. Rimandare questa riforma e cedere all’ostruzionismo delle destre significherebbe frustrare le aspettative e le energie di quasi un milione di ragazzi, giovani che quotidianamente: scrivono per chiederci “notizie” della legge, per chiederci un consiglio sulla pratica in corso, o anche solo per condividere con noi ” l’ansia di una risposta che tarda ad arrivare.

 

Oggi pomeriggio questi “italiani senza cittadinanza” si ritroveranno sotto al Senato, per contarsi e per contare, e per ricordare alle Istituzioni che loro esistono, nonostante i nostri ritardi; che frequentano le nostre scuole, sono i compagni di culla e di scuola dei nostri figli. E che sono stanchi di aspettare. Questi ragazzi vengono a gridarci la loro voglia di normalità, la loro impellente necessità di sentirsi parte di questo nostro comune Paese e la loro quotidiana fatica di sentirsi ospiti nell’unico Paese di cui si sentono cittadini. Noi saremo insieme a loro in questa battaglia di giustizia e riscatto per loro e per il futuro. Gli italiani senza cittadinanza chiamano, Senato rispondi!

 

Fonte: l’Unità

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