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Dl Immigrazione, Minniti: l’Italia dà l’esempio, l’Ue ci segua

E’ soddisfatto il ministro dell`Intemo Marco Minniti, dopo l`approvazione in Senato del decreto legge in tema di migranti.

 

«In Europa qualcuno erige muri, altri mettono in dubbio i principi fondamentali, noi stiamo mettendo in campo un progetto complessivo che riguarda non soltanto l`Italia, ma l`Europa».

 

Un voto che arriva nello stesso giorno in cui l`Austria ha annunciato controlli serrati sui treni al valico italo-austriaco e per i quali sarà realizzato un apposito binario nella stazione di Brennersee per impedire l`ingresso dall`Italia ai migranti che non hanno diritto a varcare il confine.

 

«Di fronte a un fenomeno di questo tipo – spiega il ministro a colloquio con Il Mattino – avere il respiro corto e inseguire le emergenze serve a poco. L`Italia propone dei propri principi non solo per gestire il problema internamente, ma anche per imporsi come un punto di riferimento al di fuori dei confini nazionali grazie a una visione che sia all`altezza della situazione».

 

Ieri, nelle stesse ore in cui a Palazzo Madama si discuteva del decreto sui migranti, alla Camera veniva approvata a larga maggioranza la legge che consente agli immigrati minorenni che non sono accompagnati dai genitori di poter restare
in Italia, 27mila dal 2016 ad oggi. Una scelta di civiltà.

 

«Il nostro Paese non deve mai perdere di vista l’ obiettivo primario di proteggere chi fugge da guerre e carestie – rileva Minniti – tutto questo, chiaramente, deve coniugarsi con un principio sacrosanto che va riaffermato con molta nettezza: chi ha diritto resta, chi invece non gode dei requisiti deve essere rimpatriato». Proprio nell` ottica di accelerare l`iter, il decreto voluto da Minniti prevede il superamento di un grado di giudizio per i richiedenti asilo: se l’ istanza viene rigettata
in primo grado, l`eventuale ricorso viene esaminato direttamente in Cassazione.

 

«In questi casi – racconta il ministro, illustrando i dati – oggi viaggiamo su una media di due anni per sapere se un migrante ha diritto oppure no a restare in Italia. È un tempo veramente troppo lungo sia per il richiedente che attende una risposta, sia per le comunità che nel frattempo ospitano queste persone. Il superamento di un grado di giudizio, pur senza mettere in discussione il giusto contraddittorio e i diritti del migrante, serve per tagliare i tempi e per farlo abbiamo previsto l`assunzione di 250 unità ulteriori nelle commissioni che esaminano le richieste d`asilo».

 

Nell`attesa però i migranti vanno ospitati ed è per questo che il decreto prevede quella che il ministro chiama «accoglienza diffusa»: i Comuni si fanno ognuno carico del problema «in modo da superare grandi aggregazioni di immigrati».

 

Nel decreto esiste inoltre la possibilità per gli Enti locali di affidare dei lavori socialmente utili non retribuiti ai migranti che hanno avanzato richiesta d`asilo. «Serve per limitare le diffidenze, perché l`Italia non può rinunciare all` integrazione.

 

Sull`integrazione si gioca una partita cruciale per il futuro del nostro Paese. L`equazione tra immigrazione e terrorismo è sbagliata e fuorviante. Tuttavia da Charlie Hebdo in poi risulta invece evidente che c`è un rapporto tra terrorismo e mancata integrazione».

 

Intanto, dall`inizio dell`anno, sono già più di 23mila i migranti sbarcati in Italia, un significativo aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. «Il nostro provvedimento, tra l`altro arricchito dal lavoro parlamentare, traccia un percorso proprio per affrontare il fenomeno grazie a una visione d`insieme perché – secondo il titolare del Viminale – l`Africa è lo specchio dell`Europa.

 

Sel`Africa starà bene, lo sarà anche il nostro continente, e lo stesso avverrà in caso contrario. Per questi motivi l`Italia è impegnata nel raffreddamento dei conflitti, per la stabilizzazione economica e sociale soprattutto dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo».

 

Il riferimento non può che essere alla Libia, divenuto ormai il vero grande hub degli sbarchi. Se il flusso dalla rotta balcanica si è interrotto quasi del tutto facendo registrare una diminuzione di ingressi da quel versante dell` 86%, dal Mediterraneo nell`ultimo anno si è registrato un incremento del 18% di arrivi. «Il problema è lì – spiega Minniti – ma non possiamo subire il fenomeno, dobbiamo invece dimostrare di saperlo governare. Noi non ci siamo lamentati con l`Europa,
ma ci siamo invece rimboccati le maniche e stiamo lavorando per trovare delle soluzioni che possono essere utili a tutti».

 

A febbraio l`Italia ha siglato con la Libia un memorandum d` intesa per il controllo dei flussi migratori, un accordo di non facile attuazione a causa dell`instabilità politica nel Paese nord-africano e per la difficoltà del premier designato Sarraj di imporre la propria leadership.

 

«Ma la transizione in Libia – spiega Minniti – deve risolversi con le armi della diplomazia e non della guerra». Una diplomazia che dovrà riuscire a mettere d`accordo Sarraj e Haftar. È anche per questo l`Italia da tempo ha avviato contatti con il generale che controlla la zona Est della Libia.

 

«Intanto – racconta Minniti – l`accordo sottoscritto con la Libia ha portato già dei frutti perché è grazie all`Italia che qualche giorno fa abbiamo svolto a Roma la riunione del “gruppo di contatto” con i Paesi che hanno interesse a fermare
la rotta del Mediterraneo centrale».

 

Un`intesa che prevede sia il monitoraggio della costa a Nord della Libia che i confini a Sud con i disperati che giungono dall`Africa sub-sahariana. «Sono due fronti che sono sotto il controllo di Sarraj – rileva Minniti – e poi è lui il rappresentante riconosciuto dalla comunità internazionale quindi è con Sarraj che bisogna confrontarsi. A lui dobbiamo riconoscere il grande coraggio nel rendersi disponibile ad affrontare insieme a noi il problema».

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