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Pittella: “L’accordo con la Turchia non basta, aprire corridoi umanitari”

Bisogna aprire immediatamente dei corridoi umanitari e approvare entro fine giugno le proposte italiane presentate nel Migration Compact. È quanto chiede Gianni Pittella, presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici, che a l’Unità ha confermato che nei prossimi giorni la Commissione presenterà il piano che raccoglie le idee italiane.

 

Di fronte all’ennesima tragedia nel Mediterraneo molti si chiedono cosa succederà nei prossimi mesi estivi. Cosa può fare l’Unione europea?

 

Innanzitutto va detto che eravamo purtroppo facili profeti noi quando avevamo detto che il problema non si risolve esclusivamente solo con l’accordo con la Turchia, che mette in sicurezza la rotta balcanica, ma trasferisce tutta la pressione sul Mediterraneo centrale e quindi soprattutto sull’Italia e su Malta. Con la stessa celerità e determinazione con cui si è fatto un accordo con la Turchia, che pure noi abbiamo criticato ampiamente ma che abbiamo accettato perché era necessario, ora bisogna fare un accordo con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo così come proposto nel piano del Governo italiano. In secondo luogo bisogna fare un’operazione di apertura di corridoi umanitari e di canali di immigrazione legale, all’interno di un parte nariato politico ed economico tra Unione europea e Africa, che merita uno sforzo finanziario dello stesso livello a quello che è stato fatto per la Turchia. Se per quello sono stati spesi 6 miliardi non si capisce perché non sí debba fare molto di più per l’Africache è un Continente. Ci sarebbe bisogno di un intervento finanziario di alcune decine di miliardi.

 

L’Ue è pronta ad adottare le proposte italiane del Migration Compact?

 

La reazione è stata largamente positiva. L’unico punto di controversia è stato quello eccepito da alcuni settori politici tedeschi sugli eurobond, che sono uno strumento, non il piano. L’importante è che si faccia. Ora le soluzioni che si stanno tentando riguardano una sorta di piano di investimenti rivisitato e corretto per l’Africa. Come si è fatto il piano Juncker, sulla base di una posta finanziaria del bilancio che ha funzionato come moltiplicatore e ha messo in moto 315 miliardi, così utilizzando le poste del bilancio europeo si possono mettere in moto attraverso la Bei alcune decine di miliardi di interventi per l’Africa. Ovviamente tutto questo va accompagnato a un dialogo tra Unione europea e interlocutori locali. C’è un livello di politica estera che va fatta, non a caso di questo piano si stanno occupando in Commissione Timmermans, Mimica e Mogherini, tre commissari socialisti. Il piano sarà presentato ai primi di giugno. Io chiederò alla prossima conferenza dei presidenti di gruppo di calendarizzare una prima discussione in Parlamento immediatamente dopo la presentazione del piano da parte della Commissione Ue in modo tale che si arrivi al Consiglio di giugno pér l’approvazione definitiva.

 

Renzi ha posto la questione sul tavolo del G7. È possibile aspettarsi una maggiore cooperazione anche a livello internazionale?

 

Assolutamente sì. Il problema non è solo italiano o europeo, è un problema mondiale ed è giusto che i nostri partner collaborino con noi, come noi collaboriamo con loro su altri versanti.

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