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Pisapia: “Al Pd ora servono alleati”

Avvocato Giuliano Pisapia, che sensazione dà surclassare Salvini nella sua stessa città?

«Immagino la stessa che avrà provato Sarri nel battere l’Arsenal. Battute a parte, 269 mila preferenze nel collegio di Nord-Ovest e 71 mila a Milano contro le 57 mila di Salvini, sono un risultato che va al di là della soddisfazione personale. Vuol dire che in molti hanno dato fiducia non solo alla mia persona ma a quello che rappresenta il mio essere stato indicato, da indipendente, come capolista. In campo c’era una reale proposta di apertura e di cambiamento».

Il Pd è cresciuto ma non ha sfondato e rimane chiuso nelle grandi città. Non crede che nel centrosinistra ci sia troppo ottimismo?

«Guardiamo a quel risultato senza aggettivi e senza trionfalismi, semplicemente con realismo: alle elezioni europee il Pd è il secondo partito e alle Amministrative ha rieletto al primo turno tanti bravi sindaci, anche in città importanti, da Bergamo a Bari, da Lecce a Firenze. Sono stati riallacciati rapporti con i sindacati, l’associazionismo, il civismo. La strada non è breve, ma il risultato ha confermato che la direzione presa da è quella giusta».

Lei è stato inascoltato precursore. Adesso allargare sembra diventata la strada maestra. Se dovesse cadere il governo, il centrosinistra è pronto a una coalizione?

«Che la strada dell’unità, e di un obiettivo comune, fosse quella giusta è qualcosa che ho toccato con mano in tutti gli incontri, non solo elettorali, che ho fatto. Ovunque le persone hanno sempre chiesto di non polemizzare più tra noi, di essere uniti. L’unità delle forze progressiste è la prima richiesta degli elettori e in questi mesi abbiamo dato un segnale importante in questo senso. Se questo patrimonio non andrà disperso saremo competitivi nella sfida per il governo del Paese».

Deve essere una coalizione o una lista unica di tutti i progressisti?

«Dovrà essere una coalizione con patti chiari, costruita su un progetto, un programma e un accordo politico, che è il contrario di un contratto. Ci sono forze – da +Europa ai Verdi fino a movimenti civici – che credo possano, e verrebbe da dire debbano, essere alleate del Pd all’interno di una coalizione. Userei il motto dell’Unione Europea: unità nella diversità».

Pisapia nel Nord-Ovest, Calenda nel Nord-Est. Lei non ha la tessera del Pd, Calenda l’ha presa qualche mese fa. Due persone ai margini del partito che hanno un grande successo. Come lo legge?

«Significa che Zingaretti ha visto giusto nell’allargare il campo accogliendo storie e sensibilità differenti, costruite sulla credibilità e su un obiettivo comune. Non sulla sudditanza. Io e Calenda facciamo parte di una proposta che è “ampia e plurale”».

Talmente plurale che Calenda potrebbe fondare un altro partito.

«A Carlo, che è stato un ottimo ministro, voglio dire che non è utile, ed è anche rischioso, anche solo evocare nuovi partiti e nuove divisioni, vere o presunte che siano. Il rischio è di perdere la fiducia dei tanti che hanno votato noi e il Pd e di tornare a tormentoni che in passato sono stati causa di mille problemi. Così come siamo riusciti a raggiungere un progetto condiviso sull’Europa, possiamo e dobbiamo lavorare per un progetto condiviso per il nostro Paese».

Il centrosinistra come deve scegliere il suo candidato premier?

«Oltre un milione e seicentomila persone che hanno votato alle primarie per la segreteria del Pd mi sembrano la prova che le primarie sono uno strumento efficace anche per la scelta del leader della coalizione. Rendono più forte la candidatura e la partecipazione di tanti crea entusiasmo. Ma prima di pensare a possibili leader è indispensabile riconquistare la fiducia degli elettori».

I Cinque Stelle hanno subito una sconfitta grave. È una crisi irreversibile?

«Fatico a vedere un futuro per un movimento che ha dovuto ingoiare il contrario di quello che sosteneva. Vedo lotte interne represse, e mi pare che, non i 5 Stelle, ma la classe dirigente dei 5 Stelle sia stata bocciata nella prova del governo. E non mi sembra proprio che una votazione alla quale hanno partecipato 44.849 persone, gestita e controllata da una società privata, sia un grande esempio di partecipazione e di democrazia».

Con i nuovi rapporti di forza possono diventare un alleato?

«I rapporti di forza contano ma contano di più le idee, le proposte e, soprattutto, quello che si fa. E un’alleanza con chi ogni giorno ribadisce la volontà di governare con la Lega non può essere all’ordine del giorno».

Salvini è destinato a diventare premier?

«Se il nuovo centrosinistra rimarrà unito, presenterà una vera proposta riformista e dimostrerà di essere attento e concreto, Salvini non diventerà premier».

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