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Un Sì per lo sviluppo del Sud

Tra la fine degli anni 90 e l`inizio del nuovo millennio, nel nostro Paese si era materializzata una stranasuggestione: la risposta ai mali atavici dell`Italia sarebbe arrivata con il federalismo. Una suggestione sicuramente alimentata dalla presenza sulla scena politica di un partito “territoriale” come la Lega ma che aveva contagiato anche i partiti tradizionali.

 

Ricordo che parlare di Sud nella Margherita e anche nei DS era questione “sensibile”. Erano gli anni in cui si considerava la Lega una “costola della sinistra” e questo ha fatto sì che per cercare di arginarla alla fine si siainseguito il partito di Bossi proprio sul quel terreno. Il Titolo V della Costituzione, approvato nel 2001, è figlio di questa impostazione culturale. Quel testo fu approvato non solo a maggioranza, a fine legislatura, ma addirittura con un margine risicatissimo di voti.

 

A distanza di 15 anni, dalla politica alla società civile, tutti convergono sulla necessità di cambiare un testo che haprodotto più contenziosi che soluzioni.

 

Con la riforma della Costituzione abbiamo oggi un nuovo testo dell`articolo 117 che si muove in tre direzioni:
a) nel tentativo di semplificare si abolisce la competenza legislativa concorrente per cui la competenza o èesclusiva statale o è regionale;
b) si prevede che comunque nelle materie riservate allo Stato, la legge statale possa limitarsi a dettare normegenerali destinate ad essere “riempite” nei dettagli (anche in modo diverso) dalle leggi regionali;
c) le materie esclusive dello Stato vengono accresciute rispetto al testo attuale.

 

Non si tratta di una ricentralizzazione. Il nuovo art. 117 comma 4 prevede che su proposta del Governo (e solo del Governo) una legge dello Stato possa intervenire anche sulle materie di competenza regionale se lo richiede l’unità giuridica o economica della Repubblica o la tutela dell`interesse nazionale. E per far questo è prevista una certa flessibilità.

 

Il nuovo principio di riparto delle competenze legislative fra Stato e Regioni già chiarito dall’abolizione dellacompetenza concorrente può essere modificato o dalla clausola di supremazia in favore dello stato o attribuendomaggiore autonomia alle regioni grazie all’art. 116comma 3.

 

E il Sud che ha tutto da guadagnare da questa impostazione perché si pone fine a rendite di posizione e autonomismi chealimentano solo utilità marginali spesso di natura politicista. Nella sanità, nel welfare, persino in materia di trasporto torniamo ad un principio di vigilanza che era scomparso dietro l`alibi del principio autonomista. Considerata la condizione di partenza di svantaggio in cui si trova il Mezzogiorno avere un principio istituzionale sancito nella Carta in cui lo Stato si riappropria di alcune competenze è un fatto assolutamente positivo.

 

Non vi è alcun dubbio che questa riforma toglie molti alibi all`inconcludenza di una parte di classe dirigente che nelcorso degli anni non ha saputo far crescere questi territori. E se ritardi vi sono non è solo colpa del “destino” ma anche di un ceto dirigente che si è limitato a “gestire” l`esistente senza l`ambizione di cambiare le cose.

 

La semplificazione del processo decisionale, e una sua dimensione meno parcellizzata, ci consente di avere per il Sudla possibilità di infrangere i tetti di cristallo che limitano la partecipazione civica.

 

A volte l’emergere di una conflittualità tra territori e stato centrale è solo un paravento per evitare di assumersi le proprie responsabilità di fronte al proprio corpo elettorale. Questo tipo di furbizia non sarà più possibile, introducendo un elemento di innovazione quasi prepositiva che sarà in grado di aiutare quei territori.

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