«Sì,i veti personali ci sono». Ettore Rosato, renziano, capogruppo del Pd, conferma le parole di Romano Prodi, riportate da Massimo Franco sul Corriere della Sera.
Perché questi veti?
«Credo che la scissione stessa sia stata frutto di ripicche e veti personali. Penso che i nostri elettori soffrano a vedere queste divisioni. Renzi ha vinto legittimamente due volte il congresso del Pd: sarebbe stato normale che la minoranza interna accettasse il risultato, senza lacerare».
Prodi, però, parla di veti anche da parte di Renzi.
«Sono convinto che il Pd nel momento del confronto elettorale farà come ha fatto sempre: lavorerà per mettere tutti insieme. Anche se è difficile stare con chi dice “mai con il Pd di Renzi”. Di questo bisogna prendere atto».
C’è da rimpiangere Prodi?
«Per fortuna Prodi c’è e non bisogna rimpiangerlo. Come si vede, continua a svolgere una funzione importante. Gli anni della sua politica sono stati belli: il Pd nasce dall’Ulivo e dalla sua intuizione. Gli anni di governo sono stati un po’ faticosi, con coalizioni molto litigiose e con ostacoli che venivano messi proprio dall’interno della coalizione».
Vale come lezione per il futuro?
«Beh, è chiaro che non si può stare insieme solo per raccogliere qualche voto in più, ma per governare. E in prospettiva fare la guerra al Pd è un modo per rompere il centrosinistra».
Pisapia sta facendo la guerra al Pd?
«Pisapia no, quelli che arrivano dalla scissione, a leggere le dichiarazioni, sì. Continuo a non capire perché Pisapia non sia più protagonista di questa stagione, ma il pallino resti sempre in mano a D’Alema».
Che non ha incarichi: usare D’Alema come spauracchio non è una mossa facile?
«La mia non è un’osservazione contro il fatto che D’Alema sia protagonista: ne ha tutta la legittimità e la capacità . È solo una lettura di quello che accade».
Dunque Pisapia deve smarcarsi da D’Alema se vuole costruire qualcosa?
«Ognuno organizza il suo campo come vuole. Noi, più che essere interessati da una sommatoria di sigle, siamo interessati a costruire un campo del Pd che sia ampio e plurale, aperto agli apporti di una società che non si ritrova in forme strette di organizzazione politica».
Enrico Rossi dice che c’è «un tentativo di logorarci con costruzioni politicistiche».
«Non mi cimento nemmeno nel tentativo. Tra i nostri obiettivi non c’è il logoramento di Enrico Rossi né di Mdp. Preferiamo occuparci di problemi concreti e della gente preoccupata, non del nuovo partito che nasce periodicamente».
Cuperlo riparla di primarie del centrosinistra.
«Le primarie le abbiamo appena fatte. E la scelta degli elettori non è andata nella direzione che sperava Cuperlo».
Quelle, però, erano primarie del Pd.
«Sì, ma oggi c’è una legge elettorale che abbiamo cercato invano di cambiare e che non prevede una coalizione. Prima di pensare alle leadership, e la nostra è già in campo, penso che sia utile confrontarci sui temi. Il primo lo pongo io: Mdp nasceva per sostenere il governo Gentiloni in modo più forte, almeno nelle loro parole. Oggi, dal decreto terremoto alla riforma del processo penale, continuano a non sostenere il governo. Difficile, dunque, pensare a un programma comune con loro».
