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Appello dall’Europa al Segretario del Pd, Matteo Renzi e ai protagonisti del confronto

Viviamo ormai da tempo in una fase di grande difficoltà dell’Europa, che è giunta al punto anche di una possibile disgregazione, ma anche di cambiamenti rapidi e di improvvise accelerazioni nel processo di integrazione che vanno governate con attenzione e competenza.

 

Il progetto europeo è a rischio: per l’affermarsi e il diffondersi di movimenti populisti e spesso xenofobi, che contrappongono all’Europa l’illusione di un sovranismo chiuso e aggressivo, e per la crisi del fragile ordine multilaterale internazionale sotto una crescente spinta all’unilateralismo a est e a ovest dei confini dell’Unione, rilanciata con preoccupante forza dalla nuova amministrazione americana.

 

Per rispondere a queste sfide l’Unione europea deve rinnovarsi e rilanciare la sua unità, costruendo politiche comuni nel segno della crescita, della coesione sociale e territoriale, dell’equità, dell’innovazione, dei diritti, della democrazia, della solidarietà.

 

Questa battaglia richiede un Pd forte e unito, che contribuisca al rilancio e al rinnovamento della sinistra europea e un’Italia forte capace di svolgere una funzione di guida all’interno dell’Unione.

 

In questi anni, con il Governo Renzi prima e Gentiloni poi, l’Italia ha ricoperto un ruolo forte nel Consiglio e nella Commissione, e ha condotto battaglie importanti su temi cruciali, dalla flessibilità e dagli investimenti all’immigrazione e ha riconquistato la credibilità e la forza che l’Italia meritava.

 

Noi abbiamo saputo lavorare con unità ed efficacia nel PSE e nel gruppo dei Socialisti e Democratici e siamo stati protagonisti di risultati importanti per il superamento delle politiche di austerità, per la costruzione di un pilastro sociale dell’Unione economica e monetaria, per una politica comune dell’immigrazione, per affermare il ruolo internazionale dell’Unione, esprimendo funzioni di primo piano, come il capogruppo dei socialisti e democratici europei.

 

Per proseguire e rilanciare queste battaglie, a partire dall’appuntamento di Roma sui Sessant’anni dal Trattato del 1957 non possiamo mettere a repentaglio l’unità del Pd e la stabilità del paese, indebolendo il principale partito del PSE in una fase cruciale e delicatissima in cui è in gioco futuro dell’Europa e il destino dell’Italia.

 

C’è bisogno di un Pd forte, che continui a portare avanti i suoi valori europeisti e le sue idee progressiste.

 

Al segretario Matteo Renzi e a tutti i politici protagonisti in queste ore di un confronto acceso, chiediamo di trovare un punto di incontro basato sul rispetto reciproco, personale e politico.

 

Il Pd è di tutti non solo dei dirigenti, è soprattutto dei suoi iscritti ed elettori.

Il Pd è anche nostro, di noi europei, che ogni giorno in Europa lavoriamo, confrontandoci nel merito, sui temi, senza personalismi.

 

Chiediamo pertanto che in Italia si mantenga la forza del PD unito perché questo è un “bene pubblico” e nessuno può metterlo a rischio e che si apra il confronto vero e “sincero” sui contenuti, dai valori ai programmi, e sulla leadership.

 

Il luogo, la sede, è il Congresso, e lì si giocheranno le diversità, le unità e le convergenze che dovranno misurarsi col sostegno della base democratica. Un Congresso che nel suo svolgimento può consentire momenti unitari di riflessione ed elaborazione programmatica, e che deve svolgersi in modo leale, franco, assicurando la contendibilità della guida del partito e al tempo stesso salvaguardando la sua unità e il suo pluralismo.

 

Per questo chiediamo a tutti di non lasciare nulla di intentato per ricomporre l’unità del partito.

 

Patrizia Toia e Gianni Pittella, Brando Benifei, Goffredo Bettini, Simona Bonafè, Mercedes Bresso, Renata Briano, Nicola Caputo, Caterina Chinnici, Silvia Costa, Andrea Cozzolino, Nicola Danti, Paolo De Castro, Isabella De Monte, Enrico Gasbarra, Elena Gentile, Michela Giuffrida, Roberto Gualtieri, Cécile Kyenge, Luigi Morgano, Alessia Mosca, Pina Picierno, David Sassoli, Renato Soru, Daniele Viotti, Damiano Zoffoli

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