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Bellanova: «Un congresso serve proprio a confrontarsi»

Uno degli interventi più applauditi, il suo. Citata da Matteo Renzi come una che da sola ha fatto più cose di sinistra lei che tanti convegni negli anni. Teresa Bellanova, viceministra allo Sviluppo economico, dice che ora è il tempo dimettere da parte i ricatti.

 

Un Pd che non ha saputo neanche raccontare i propri risultati. Lei ieri lo ha ripetuto più volte. Una comunità smarrita e divisa dalla guerra interna?
«Sì.Una comunità non può vivere se, anche andando in piazza a sostenere i nostri valori, non sai se sarai attaccato di più dai tuoi avversario dai tuoi stessi compagni di partito. Il Pd è oggi nel Paese l’unica forza politica vera. Esprimiamo, a tuttii livelli, classi dirigenti giovani e capaci. In questi anni abbiamo cercato non solo di dare una risposta ai problemi del paese ma anche di costruire una prospettiva a lungo termine di crescita, di sviluppo. Non avevamo la bacchetta magica, e problemi lasciati irrisolti da tempo nel quadro della crisi economica e sociale più grave degli ultimi decenni non si risolvono da un giorno all’altro. Lo abbiamo fatto nel quadro di riferimento possibile, le unioni civili sono lì a dimostrarlo.Non abbiamo avuto paura di rischiare e non possiamo permettere che quanto messo in campo si vanifichi in una polemica sterile, fatta anche di personalismie tatticismi».

 

SenzaBersani, Rossi, Emiliano che Pd sarebbe?
«Il punto non è questo. Il punto è: siamo capaci di riconoscerci, guardarci negli occhi e dire che i valori cui abbiamo sempre fatto riferimento costituiscono ancora un collante, dire che quello che ci unisce, la nostra storia, le nostre battaglie, è più forte di quello che ci divide? Le separazioni lasciano tutti più miseri e più soli».

 

La minoranza dice che aspetta segnali da Renzi, la maggioranza sostiene che la linea è tracciata. Congresso e primarie prima delle amministrative. Alla luce di questo, quale dovrebbe essere il compromesso accettabile?
«C’è uno statuto, ovvero le regole che ci siamo dati. Il percorso congressuale si
costruisce attraverso le regole che ci siamo dati. Ieri ho ascoltato interventi veri, che hanno provato a costruire ponti. La sintesi, se si vuole, la si trova. Liberiamo il campo da ogni ricatto e lavoriamo per la sintesi».

 

Ogni ora cambia il quadro. Ci sarà scissione?
«Mi auguro di no, l’ho detto domenica inAssemblea, non ne ravviso la necessità. Confrontiamoci a testa alta, anche duramente, ma dentro il Pd. Dentro la forza che abbiamo voluto non avendo paura del nuovo a cui andavamo incontro né tanto meno rinunciando alla nostra storia. Il riconoscimento è il primo passo».

 

Appello agli scissionisti. Cosa gli dice?
«Confrontiamoci nel congresso. La pluralità delle voci si rafforza in una sfida aperta e trasparente nei luoghi del confronto. Poi, chi ha, iù filo tesserà di più. Questa è la democrazia che ho appreso nel Pci, questa è la democrazia che conosco e pratico e che non indebolisce nessuno ma rafforza tutti».

 

Appello al segretario. Che dovrebbefare per scongiurare lo strappo?
«Matteo Renzi è dimissionario, non sarà lui a gestire questo processo. Gli ho chiesto di difendere fino in fondo la nostra casa comune, so che lo farà. Anche dire no ai ricatti è un modo per farlo, invitando subito dopo e contemporaneamente tutti a esserci, a restare. Senza paura delle critiche, della discussione e del confronto».

 

II Pd, così come è e con le politiche che ha fatto, è un partito di sinistra o, come dice Bersani, sta abbandonando ilSuo popolo?
«La mia storia, come quella di altri parla chiaro, non ha bisogno di patenti né di dispensarne. Parlano chiaro le tante cose fatte nel Governo e in Parlamento. Se la legge sul caporalato non parla al nostro popolo, a chi parla? La Riforma del Terzo settore è di destra o di sinistra? Il contrasto alle dimissioni in bianco, le unioni civili, le garanzie per chi lavora nelle imprese con meno di 15 dipendenti non tutelano forse segmenti deboli e impauriti? Impegnarsi giorno e notte per salvare l’Ilva, costruendo per Taranto una prospettiva di tutela dell`ambiente, della salute e del lavoro. Rimanere seduti ai Tavoli di crisi finché la discussione non produce uno spiraglio tangibile per il lavoro e i lavoratori. Non sto dicendo che non ci sono stati errori. Dico che il lavoro è stato enorme e che le divisioni al nostro interno non sempre hanno aiutato. E mi piacerebbe che anche Pier Luigi riconoscesse la bontà di questo lavoro, senza sparare nel mucchio ma con il rigore e l’onestà mentale che possiede e che io ho conosciuto».

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