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Damiano: “Chi se ne va aiuta Grillo”

Damiano è forse uno dei democratici più di sinistra rimasti con entrambi i piedi dentro al Pd. Critico sì, leale anche. Agguerrito però nel costruire un’area ampia di sinistra anti PdR, partito di Renzi.
 
Presidente, i bersaniani oggi non verranno in Direzione, il divorzio è un fatto
 
«La sensazione è che si siano voluti bruciare il terreno alle spalle ma c’è ancora tempo».
 
Lei dice?
 
«Intanto spero che tutti siano all’opera anche adesso per evitare la scissione. In Assemblea ho lanciato un appello politico: c’è bisogno di tutti in un partito così plurale come il Pd e ritengo che anche gli elettori vogliano un partito non unico, non monocolore, ma unitario sì. Le persone sono stanche».
 
È il motivo per cui lei ha deciso di restare?
 
«Credo di aver fatto la cosa giusta, resto al posto di combattimento».
 
A difendere?
 
«A dire ‘lunga vita a Gentiloni’, perché un governo durevole ci consentirà di affrontare temi come il disegno di legge sulla povertà per distribuire 2 miliardi ai non abbienti, di concludere la legge sul lavoro autonomo in discussione alla Camera, di far ritornare allo spirito originario la normativa sui voucher. E anche il Jobs act non è un totem, come predica Renzi».
 
Damiano il Corbyn italiano?
 
«Per l’età forse? Per quanto riguarda l’ispirazione laburista senz’altro».
 
Invece quanto pensa che possa valere la forza di D Alema&Bersani?
 
«Alcuni sondaggi la stimano tra ra il 6 e il 12%, sicuramente un’area ampia ma mi pare che si tratti di un fronte affollato di leader».
 
Emiliano è il più indeciso degli uscenti. Voi dell’area più a sinistra del Pd gli avevate offerto la poltrona di sfidante di Renzi?
 
«Io penso che Emiliano per il momento abbia deciso di uscire e, anche se alla fine rimanesse nel Pd, si porrebbe per noi il problema di costruire la migliore rappresentanza possibile per sfidare Renzi. La nostra battaglia».
 
Assieme a Orlando e Cuperlo nascerà una nuova corrente?
 
«No, noi pensiamo di mettere a contatto un campo di forze di sinistra, non soltanto ex Ds, che presenti una candidatura unitaria per il congresso».
 
Ci risulta che si candiderà Orlando.
 
«Aspettiamo che ci siano passi ufficiali e valuteremo le migliori soluzioni».
 
Ha presente quando si parla di primarie fasulle, non realmente competitive. Non avete paura di diventare un po’ la foglia di fico di una leadership indebolita?
 
«Mi auguro che per il partito la dialettica non sia una foglia di fico».
 
Gli scissionisti hanno consegnato virtualmente il Paese a Grillo?
 
«È chiaro che il rischio c’è».

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