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Emiliano: «Se ritroviamo la pace, tutti uniti per le Amministrative»

«Vuole la verità? Secondome, stiamo a un passo dall`evitare la scissione. Renzi, questo passo, può decidere di farlo o di non farlo. È tutto nelle mani sue ma ho davvero la sensazione che si possa chiudere bene. Ripeto, ora dipende da Renzi».
Roma è già sotto il favore delle tenebre quando Michele Emiliano, in viaggio da Lecce a Bari, parla del possibile colpo di scena. La telenovela in casa PDpotrà anche concludersi col finale più atteso, e cioè col divorzio. «Ma la scissione – ripete
il governatore della Puglia – si può davvero evitare».

 

Andiamo con ordine. Lei ha ricevuto una telefonata di Renzi. Che cosa vi siete detti?

«Innanzitutto gli ho chiarito che noi siamo per sostenere il governo Gentiloni fino alla scadenza della legislatura».
 
E Renzi?
«Mi ha detto che non ha alcuna intenzione di far cadere il governo. A questo punto gli ho detto che, in assenza dello scenario del voto anticipato, non ha alcun senso procedere a tappe forzate verso un congresso col rito abbreviato, che produrrebbe
immediatamente una scissione. Facciamo chiarezza tra di noi, organizziamo questa
conferenza programmatica e a settembre ci diamo appuntamento con le primarie finalidel congresso».
 
Se Renzi accettasse solo le altre condizioni ma rimanesse fermo sull’idea del congresso lampo?
«Per me sarebbe impossibile accettare. Tra l`altro gli ho proposto anche una specie di moratoria sugli attacchi personali, se accetta di evitare la scissione».
 
In che senso?
«Gli ho garantito che, se ritroviamo la pace, facciamo la campagna per le amministrativetutti insieme, senza dividerci, compatti come un sol uomo. E che nessuno attaccherebbe il segretario in caso di sconfitta».
 
Emiliano, scusi la brutalità. Ma lei si sta muovendo da solo oppure vale ancora loschema con Speranza, Bersani, Rossi e tutti gli altri?
«La seconda che ha detto.Non a caso, appena ho finito di parlare con Renzi, ho avvertito immediatamente tutti gli altri, con cui sono in costante contatto. Ripeto: conferenza programmatica ora, congresso a settembre, fiducia al governo fino alla fine della legislatura.A queste condizioni, la scissione non ci starà. Ora la palla è nelle mani di Renzi. Se non lo vuole fare per il popolo del Pd, che lo faccia almeno per se stesso. Per un briciolo di amor proprio, se gli è rimasto. Per dare un senso alla sua segreteria del Pd, che senza le generose dimissioni di Bersani non sarebbe mai iniziata. Altrimentisì che ci entra nei libri di storia: come il leader di una delle più grandi forze del centrosinistra europeo che governa mille giorni lasciando un buco nero nell’azione dell’esecutivo, e chiude con una scissione nel partito. Una catastrofe».

 

Dove sarebbe il vostro «altrove» fuori dal Pd?
«Senza la condivisione di una conferenza programmatica, rimaniamo al punto in cui siamo oggi. E oggi la distanza politica è già incolmabile. Come si concilia la posizione del Pd col referendum della Cgil? Io, per esempio, sono per ridiscutere dell’articolo 18. Per me chi viene licenziato senza ragioni va reintegrato. E ancora: io sono per il reddito di cittadinanza, il Pd? Quando lo abbiamo approvato in Puglia, per esempio, Renzi ci criticò dicendo che avevamo buttato i soldi. E potrei andare avanti per ore».

 

Perché non accettate la sfida di Renzi subito?
«Nessuno ha paura di perdere contro Renzi. Altrimenti non faremmo quello che stiamo facendo, non crede? Per fare un congresso, però, ci vogliono tempi ragionevoli. Renzi, i tempi ragionevoli, non li vuole. Perché nei tempi ragionevoli il congresso può vincerlo ma anche perderlo. Per questo forza la mano».

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