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Esposito: “Con le sparate non si governa, gli M5S si affidano solo agli slogan”

«Ecco, un’altra sparata dei 5 Stelle, non hanno idea di cosa significhi governare, si affidano agli slogan», commenta Stefano Esposito, senatore PD e ex assessore ai Trasporti del Comune di Roma intervistato su L’Unità da Natalia Lombardo.

 

Che ne pensa dell`idea di assessori a tempo determinato?
Che vogliono fare, l’assessore Co.co.pro? In ogni buona amministrazione, in tutto il mondo, l’assessore a tempo non esiste. Ci vuole già del tempo per capire cosa fare, e poi per tre, sei mesi? È un`altra sparata, dopo quella delle funivie… Ogni giorno inventano una boutade pur di mostrarsi diversi, originali a ogni costo».

 

O non attaccati alla poltrona…
«Mah, non c`è da arricchirsi. Un assessore guadagna 3.500 euro lavorando ventidue ore al giorno. Insomma, non si può pensare di governare Roma con la casualità, banalizzando il ruolo che ti assegnano i cittadini col voto. Come se uno dicesse: mi prendo un medico adesso e poi lo cambio. Qui dopo tremila anni Roma affonda in tre mesi, se dovessero vincere. E non capisco perché una persona intelligente come Sabrina Ferilli voglia votare M5S».

 

È arrabbiata con il PD romano e non vuole il partito della Nazione.
«La differenza di una grande forza politica è che riconosce i propri errori e riparte. Non come una forza improvvisata che anche in Parlamento non ha fatto nulla, qual è l`MSS. Il PD non ha nascosto nulla e ha al proprio interno l`energia per rigenerarsi. I grillini, invece, quando hanno un amministratore appena capace, lo stesso Pizzarotti, lo cacciano. Devono rispondere a degli ordini di Grillo e Casaleggio, i candidati non sono liberi. E Grillo non viene nemmeno la comizio di chiusura di Raggi per i dissidi fra lei e Roberta Lombardi. Se non fai quello che dicono i capi crolla tutto».

 

La delusione per il PD romano esiste. È davvero rigenerato?
«Il PD a Roma ha ripulito la classe dirigente, ha scelto volti nuovi e credibili candidando una persona come Roberto Giachetti. Ha la giusta esperienza e una grande libertà, ha tagliato con con quella filiera di esponenti del Pd che portarono alla situazione nota. Meglio essere una realtà solida, che riconosce di sbagliare per poi rilanciare. I romani possono scegliere tra un burattino che lascia decidere a qualcun altro e chi invece, come Giachetti, ha una squadra credibile».

 

Che guarda anche a sinistra, per recuperare voti a Fassina?
«È una squadra capace, per il resto dai sondaggi Giachetti sta risalendo. Per dire, è stato l`unico ad apprezzare il fatto che il nuovo direttore generale di Atac, Rettighieri, sta aprendo i cassetti, licenzia dirigenti, denuncia quello che non va. Nessuno, neppure Virginia Raggi dice una parola. Si vede che un pezzo di mondo dell`Atac sta salendo sul suo carro, o devono averle detto di stare zitta perché non puoi prendere il 25% senza di loro».

 

Come combattere la corruzione a Roma e al Campidoglio?
«Con la competenza del sindaco e della sua squadra, persone che conoscono gli atti amministrativi in modo da poter controllare non solo i dirigenti ma anche i rami più bassi dell`albero, perché a Roma il problema è dal basso. E spezzando la logica clientelare e consociativa che ha portato alla corruzione così diffusa».

 

A Ostia domina ancora la mafia.
«È una battaglia complicata e lunga, come dimostra la gravissima intimidazione ad Angelo Bonelli, anche se l`azione dei commissari nel municipio è importante. Se non si mette mano alle concessioni balneari non se ne esce. Il PD chiede di azzerrarle per ripartire con gare dalle regole europee, perché le grilline Ruocco e Lombardi difendono lo status quo? Non c`è una dichiarazione di Raggi contro i Fasciani e gli Spada o per l`azzeramento delle concessioni. E uno della famiglia Spada su Facebook si è detto fan dei 5 Stelle».

 

Chi andrà al ballottaggio e con chi?
«Giachetti-Raggi, sono sicuro. Ma il fatto che Giorgia Meloni possa votare Raggi al ballottaggio la dice lunga. Lei ha sostenuto attivamente Alemanno, me li ricordo io i saltelli in Campidoglio con le braccia alzate quando vinse lui».

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