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Guerini: «Scissione folle, ma siamo a un passo. Incomprensibile la paura del confronto»

Ha una voce stanca Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, mentre al cellulare si ritaglia qualche minuto fra una riunione e l’altra per rispondere alle domande del Messaggero. Tiene il punto delle posizioni renziane e rilancia la palla in campo avverso.

 

Allora, onorevole Guerini a venerdì sera quante possibilità dà alla scissione?
«Col cuore vorrei non ci fosse nessuna possibilità perché è una follia».

 

Qual è la cifra delle ultime ore di trattativa?
«Se sto ad alcune dichiarazioni di queste ore purtroppo mi pare che il rischio sia alto, ma noi siamo impegnati per evitarlo».

 

E’ già rassegnato?
«Non mi rassegno e spero che prevalga il senso di responsabilità di tutti».

 

Nel fuorionda captato l’altra sera al ministro Delrio ci sono critiche per tutti: renziani e antirenziani.

«La parole di Delrio vanno prese per quelle che erano, battute in un fuori onda. Mi concentrerei sull’appello di Renzi, molto chiaro ed esplicito».

 

Beh, il ministro, tra l’altro, parla anche di questioni di posti e di meschinità varie.
«In un confronto come quello di questi giorni dobbiamo avere la forza di separare le battute dalla realtà dei fatti concreti».

 

E cioè?
«Le minoranze nei mesi scorsi hanno chiesto in mille occasioni e in mille modi, Emiliano persino facendo balenare il ricorso alle carte bollate, di aprire il congresso. E’ incomprensibile che siccome Renzi ha aperto la fase congressuale ora il Congresso non vada più bene. Renzi ha fatto quello che doveva fare: tornare a rendere contendibile la leadership del partito per favorire il confronto fra le varie posizioni, far riprendere al Pd il ruolo che gli compete, mettere a fuoco un nuovo pacchetto di proposte per il Paese e ritrovare la chiarezza necessaria per tutti».

 

Se non capisco male voi proponete di tenere le primarie dopo il Congresso a fine aprile, ovvero prima delle amministrative di fine maggio/inizio giugno, mentrele minoranze vorrebbero tenere le primarie a ottobre-novembre.Possibile che non si possa raggiungere un compromesso sulledate?
«Abbiamo già detto più volte che aggiustamenti delle date sono possibili. Vogliamo fare le primarie nella prima domenica di maggio? Va bene. Ma non è ragionevole tenere un partito in fase congressuale per mesi e mesi, per di più quando ci sono elezioni amministrative di mezzo».

 

Sicuro?
«Ma, insomma, è logico che durante un congresso ci si confronti fra le varie anime di un partito. Ma quando c’è un appuntamento come le amministrative tutte le energie devono essere rivolte a quello. Di fatto il nostro Congresso è già cominciato da tempo perché in campo ci sono già diversi candidati della minoranza. Vogliamo bloccarci fino a novembre a discutere fra di noi?».

 

Insomma sul Congresso in primavera non si negozia?
«Si possono aggiustare i tempi ma rinunciare al Congresso significa rinunciare alla democrazia. Il Congresso non è un redde rationem ed è incomprensibile avere paura della chiamata del nostro popolo a partecipare e poi a scegliere la linea politica del partito».

 

Andiamo verso un sistema elettorale proporzionale. Non è che parte dei renziani e degli antirenziani pensano che con due partiti si prendono più voti che con un partito.

«Questi sarebbero “ragionamenti” miserevoli che non hanno mai attecchito nella comunità che io ho frequentato in questi anni».

 

Ultima domanda: nella direzione di lunedì è emersa una notevole attenzione a temi “sociali”. Che sta succedendo? La vostra piattaforma programmatica si sposta a sinistra?
«La lettura dei bisogni della nostra società non è un`alternativa a quanto abbiamo fatto in questi anni. L’Italia ha un estremo bisogno di tornare ad essere più attrattiva per gli investimenti, come abbiamo cominciato a fare, ma sappiamo che la società è spaventata e dunque, a partire da quanto fatto dal governo Renzi, le riforme devono essere implementate dentro una forte attenzione alle tematiche sociali, patrimonio di un partito di centrosinistra come il nostro».

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