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Serracchiani: “Nel partito non c’è nessuna guerriglia. Non ci faremo carico del governo da soli”

Presidente Serracchiani, concorda con Luigi Zanda che caldeggia un governo lungo, “fino al 2018”?
 
«Il segretario nazionale è stato molto chiaro. Renzi si è dimesso esattamente come aveva detto di voler fare. Ha dimostrato grande senso delle istituzioni e rispetto della parola data. In direzione nazionale, ha detto che il Pd è per un governo con tutti per fare le cose ordinarie, arrivare ad approvare un nuova legge elettorale se ci sono le condizioni, oppure andare al voto dopo il pronunciamento della Consulta sull’Italicum. Io concordo con questa impostazione, che è quella uscita dalla direzione nazionale. Noi abbiamo fatto la nostra parte e ora tocca agli altri partiti impegnarsi e garantire una soluzione condivisa alla crisi».
 
E Zanda?
 
«Ha espresso una sua opinione, per quanto autorevole, trattandosi del capogruppo al Senato, ma il segretario nazionale è stato molto chiaro nel tracciare un altro percorso. E il Pd non si presterà, come accaduto nel recente passato, ad essere l’unico sostegno di un governo istituzionale di cui gli altri non vogliono fare parte».
 
Zanda ha parlato su assist di Franceschini?
 
«Non credo. Anzi, penso che i vertici del partito siano assolutamente consapevoli del momento difficile, ma anche convinti che la soluzione da adottare non sia quella indicata da Zanda».
 
Il Pd ora è il partito di Renzi o di Franceschini?
 
«È il partito che ha fatto la propria battaglia sul Sì al referendum costituzionale, convinto che quelle riforme fossero necessarie per avere un Paese più semplice e più moderno. Questo è un partito che, dopo 1000 giorni di governo Renzi, lascia il Paese con importanti riforme e con leggi che ritengo fondamentali per l’Italia. Per esempio quelle sulle unioni civili, sul terzo settore, contro lo spreco alimentare e una che mi piace sottolineare particolarmente. Il dopo di noi: cioè la possibilità che hanno i genitori di figli disabili di dare loro un futuro anche quando non se ne potranno occupare più personalmente».
 
E dopo tutto ciò, il Pd vuole scaricare Renzi?
 
«No. Penso però che a volte abbiamo parlato troppo di noi stessi al nostro interno e ci siamo dimenticati di raccontare le tante cose che il governo e il Parlamento ha fatto in questi anni».
 
Nonostante la sinistra Pd che poi al referendum ha contribuito ad affossarvi?
 
«Per me, non è stato un bel momento vedere le scene di esultanza di alcuni nostri dirigenti, mentre il premier del loro partito si dimetteva».
 
Adesso, oltre a quelli del No, è Franceschini il problema per Renzi?
 
«Non penso proprio. Non c’è nessun problema con Dario o con altri. Ci siamo chiariti. E il mandato che è stato affidato alla nostra delegazione nelle consultazioni al Quirinale è molto chiaro».
 
Gentiloni, Franceschini o Padoan?
 
«Il dominus delle consultazioni è Mattarella e sarà lui a trarne le conclusioni».
 
Esiste un patto fra Orlando (come eventuale segretario) e Franceschini (come eventuale premier) ai danni del renzismo?
 
«I giornali in questi giorni sono pieni di retroscena. Invece basta guardare la scena. Dove queste cose non esistono. Esiste invece la chiarezza con cui Renzi ha dichiarato che consegnerà con un sorriso la campanella di Palazzo Chigi a chi verrà dopo di lui».
 
Renzi bis?
 
«Ho appena detto che verrà qualcun altro dopo di lui. E comunque chiediamoci che cosa vogliono fare quelli del No, uniti per mandare a casa Renzi e divisi su tutto il resto».
 
Non è che ci sono dei falchi troppo renziani che rischiano di rovinare Renzi?
 
«Matteo è una delle persone che ascolta tutti e tanto. Ma le assicuro che decide da solo».
 

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