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I dati Istat sul lavoro dimostrano che il Jobs act funziona

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“Con buona pace dei professionisti della critica, i dati Istat dimostrano che il Jobsact funziona. Crescono gli occupati (90 mila in più a marzo), la disoccupazione scende ai minimi da 4 anni”, così Matteo Renzi sulla sua pagina Facebook.
“Non basta, ovviamente. C’è da lavorare, ancora, per far ripartire questo paese. Però adesso l’Italia ha cambiato verso: abbiamo il segno più davanti, finalmente. Merito delle riforme, certo. Ma merito soprattutto dell’entusiasmo e delle energie di imprenditori e lavoratori. Adesso tutti insieme, nessuno escluso, affrontiamo le nuove sfide: sbloccare i cantieri, investire nel Mezzogiorno, combattere l’illegalità, investire in cultura e ricerca.
Abbiamo tutte le condizioni per rimettere in moto l’Italia e farla tornare una grande dell’Europa: facciamolo, tutti insieme. Viva l’Italia!”.

 

“Meno disoccupati ed inattivi, più occupati. Questo è quanto emerge dalla rilevazione sulla forza lavoro condotta da Istat per il mese di marzo 2016. Sempre più spesso, come in questo caso, tutti i segnali sono coerenti nell’indicare una ripresa del mercato del lavoro (calo contemporaneo dei disoccupati e inattivi) e dell’aumento della occupazione”. CosìFilippo Taddei, responsabile Economia del PD.

“Il tasso di disoccupazione (11,4%) raggiunge il livello più basso dal 2012, mentre la disoccupazione giovanile in particolare, calando di oltre il 5%, scende anch’essa al livello più basso degli ultimi 4 anni.

Crescono gli occupati sia tra gli uomini e le donne, in particolare tra le donne (+52mila posti di lavoro), e l’occupazione si consolida in crescita sull’anno scorso per più di 250 mila posti di lavoro (+263mila). Più di un quarto della perdita occupazionale durante la crisi (poco meno di 1 milione di occupati) sembra essere stata permanentemente riassorbita.

Due i dati in particolare che fanno ben sperareper il consolidamento della ripresa occupazionale. Il primo è l’aumento della occupazione nella categoria tra i 35-49 anni, una delle più colpite nella crisi; il secondo è il fatto che l’aumento di lavoro a tempo indeterminato (+42mila) continui a superare quello del lavoro a tempo determinato (+34mila).

Assistiamo ad un miglioramento del mercato del lavoro che coinvolge sia il numero di posti di lavoro che la loro qualità. Questo era esattamente il fine deljobs act insieme all’intervento di riduzione delle tasse diretto a chi lavora e produce”.

*****

“I dati di oggi sono una bella notizia in vista del primo maggio. La risposta migliore a chi sosteneva che il Jobs Act avesse già esaurito i suoi effetti positivi.

Sono tutti segnali di un mercato del lavoro che ha ricominciato a crescere in parallelo con l’avvio della ripresa dell’economia e di una ritrovata fiducia delle imprese che le stimola ad ampliare i loro organici, proseguendo con nuove assunzioni”.

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti commenta i dati Istat sul lavoro e sottolinea l’aumento dell’occupazione dipendente che cresce di 75mila unità in un mese e di 295mila in un anno, mentre i lavoratori dipendenti stabili aumentano di 42mila unità in un mese e 280mila in un anno.

“Resta ancora molto da fare. Per questo continueremo nell’azione riformatrice – conclude – portando avanti le politiche per la crescita e promuovere più opportunità di lavoro, in particolare per i giovani”.

“Aumenta l’occupazione sul mese precedente e sull’anno. Altro fatto rilevante, diminuisce la disoccupazione, compresa quella giovanile, e calano gli inattivi. Segnali importanti che dimostrano come le riforme del governo, a partire dal Jobs act, stiano producendo effetti decisivi.

I dati smentiscono i profeti di sventura che si erano affrettati, con il sorrisetto sulle labbra, a raccontarci che le misure del governo avevano fallito. I numeri dicono esattamente il contrario e le loro, più che analisi, erano speranze negative. La ripresa della dinamica occupazionale avviene a fronte della riduzione degli incentivi dimostrando che il Jobs act funziona e bene”. Così Ernesto Carbone della segreteria del Partito Democratico.

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