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Fornaro: “Dopo la Consulta, serve una legge per la governabilità”

«Anche se la Corte ha detto che si può andare subito al voto, Renzi farebbe bene a fermarsi e a cercare l’unità nel partito se non vuole andare ancora a sbattere. E sarebbe la terza volta».
 
Federico Fornaro, senatore del partito democratico, bersaniano doc, è l’autore del Mattarellum 2.0, la proposta elettorale sfoderata dalla minoranza dem in parlamento, nei mesi dello scontro duro con i renziani, in alternativa all’Italicum. Nell’immediatezza della sentenza della Corte costituzionale, che ha cassato la legge elettorale di Matteo Renzi in due punti su tre, ballottaggio tra le prime due liste e possibilità per il capolista di più collegi di scegliere dove far scattare l’elezione, non c’è stata nessuna riunione del partito e neppure della minoranza. E la linea è ancora tutta da decidere.
 
L’Italicum è incostituzionale. Contenti?
 
«Non c’è nulla di cui essere contenti. Diciamo però con un pizzico di orgoglio che avevamo ragione noi a non votarlo. Siamo stati in 24 al Ssenato a dire che c’erano rischi di incostituzionalità. La maggioranza e il governo sono andati avanti per la loro strada. Avevamo ragione noi e non chi ha portato il Pd a questo nuovo fallimento. Il tempo è galantuomo…».
 
Ora però potrebbe aver ragione chi, come Salvini ma lo stesso Renzi, vuole andare subito al voto. I giudici della Corte hanno detto che con quanto scritto in sentenza si può votare.
 
«La Corte costituzionale ha detto quanto è già noto ed è stato più volte detto dalla stessa Corte, che le sentenze in materia elettorale sono auto applicative. La Corte fa la Corte, ora tocca al parlamento fare il parlamento, con una nuove legge che renda omogenei i sistemi elettorali tra camera e senato come ha più volte auspicato il presidente della repubblica, Sergio Mattarella».
 
A differenza di altre occasioni, questa volta però la Corte non ha fatto nessun monito al parlamento a intervenire.
 
«Aspetterei la pubblicazione delle motivazioni della sentenza prima di trarre conclusioni. E comunque che sia opportuna una nuova legge è una valutazione politica».
 
I sistemi tra camera e senato sarebbero già omogenei comunque, dopo la Consulta: in entrambi vale il proporzionale.
 
«Al senato la soglia di sbarramento è all’8% e alla camera sarebbe al 3%. Senza nessun incentivo alla governabilità sarebbe il caos».
 
In verità resta il premio di maggioranza a chi arriva al 40%. In quel caso la governabilità alla camera è sicura.
 
«Alla camera. E comunque l’incentivo riguarda la lista e non la coalizione. Il tema di rendere omogenei i due sistemi rimane tutto, salvo non si voglia gettare il paese nell’incertezza di chi governa».
 
Ora che succede? Si fa melina per non andare al voto subito e poi si adotta il Consultellum?
 
«Io spero che il parlamento decida di fare il suo mestiere».
 
Comunque ora Renzi ha un’arma in più nel dibattito interno al partito, contro le correnti, il voto possibile in primavera.
 
«Fossi al posto di Renzi sarei più prudente e cercherei unità nel P».
 
Penserei al fatto che la Consulta ha bocciato la riforma architrave del suo governo, su cui un partito è stato logorato. Un po’ più di umiltà non guasterebbe se non si vuole andare a sbattere ancora una volta. E sarebbe al terza, dopo il no al referendum del 4 dicembre».
 
In queste ore sarà formalizzata la nuova segreteria, Renzi ha già annunciato alcuni punti chiave del programma come la lotta alla povertà.
 
«A volte ho la sensazione che il guidatore non si renda conta che sta andando contro un muro».
 
Voi da dove ripartite? L’era del maggioritario pare finita.
 
«Ripartiamo da un sistema che dia governabilità. Serve una proposta nuova».
 
E il vostro Matterellum?
 
«In questo momento c’è bisogno di fare sintesi e non di mettere delle bandierine».
 
Avete programmato una riunione come partito o come minoranza per capire il da farsi?
 
«Ancora no».

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