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Renzi: oggi vince la democrazia

“Il voto finale sulla riforma costituzionale è un passaggio straordinario e bisogna rendere omaggio a tutto il Parlamento, comprese le opposizioni che hanno lasciato l’Aula.

È con una certa emozione che intervengo, per rendere omaggio a questo Parlamento, anche a quella parte che ha deciso di non partecipare a questo mio intervento. Nulla toglie a quello che anche loro hanno fatto, insieme alla maggioranza che ha lavorato con grande tenacia. Siamo a un passaggio straordinario, vorrei dire grazie a lei signora presidente, a tutti i capigruppo.Lo dico senza formalismi. Lo dico col cuore in mano”.

Così è iniziata la replica sulle riforme costituzionali da parte del presidente del Consiglio Matteo Renzi alla Camera.

“E’un passaggio storico per il nostro Paese, la storia parlamentare italiana parlerà a lungo di questa giornata. Dobbiamo tutto a un senatore senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile, ed è Giorgio Napolitano.

Fu Napolitano, in un discorso sferzante e applaudito anche dalle opposizioni, a dare il via al processo di riforme, anche con uno sforzo personale che lo ha portato a cambiare la sua posizione sulla candidatura-bis.

Nell’iter sul ddl sulle riforme ci sono volute 173 sedute al 7 aprile, sono state 170 quelle dell’Assemblea costituente. In tutto oltre 5mila votazioni, 4776 interventi senza contare quelli di oggi e sono stati presentati 83 milioni di emendamenti. Si domandino certi signori se l’utilizzo strumentale del dibattito parlamentare da parte di chi ha presentato 83 milioni di emendamenti è stato usato con l’unico obiettivo di evitare la discussione.

Ha chiarito il premier: “Ci accingiamo ad andare verso un modello di democrazia decidente. Mi spiace che si citi Calamandrei a giorni alterni: ‘Una democrazia che non decide è l’anticamera della dittatura’, aveva detto.

Sul referendum confermativo stiamo rispettando un impegno chiesto dai capigruppo in Senato e che dunque noi abbiamo preso con i parlamentari.

Non si doveva legare il referendum alla mia persona? Confermo e ribadisco, se possibile – ha aggiunto -. La nascita di questo Governo è dovuta al fatto che l’esecutivo precedente si trovava in una situazione di stagnazione.

L’accettazione dell’incarico di presidente del Consiglio è stata subordinata all’impegno di realizzare una serie di riforme, possano piacere o meno. Se la riforma più importante non fosse approvata, sarebbe un fatto di serietà prenderne atto.

Con questa riforma il Senato non sarà più il doppione della Camera. Nel nuovo Senato si sarebbe potuto votare per delegazione e non per appartenenza politica. Si è fatta Una scelta diversa ma non è detto che non si possa modificare questo passaggio ma ora credo sia stato più logico individuare un compromesso.

Si può votare a favore o votare contro ma scappare dal dibattito è indice di povertà sui contenuti. Non pensiamo di aver fatto tutto bene ma siamo certi di aver adempiuto ad un obbligo politico e culturale. L’Italia vuole entrare nel futuro anche costituzionale. Dopo anni la classe politica da una lezione di civiltà”, ha concluso il premier.

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