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Zanda: per il bene dell’Italia le riforme saranno approvate

“Raccontiamo l’Italia. Rappresentanza ed efficacia, l’orizzonte delle riforme”, questo il titolo dell’incontro alla Festa nazionale de l’Unità presso i Giardini pubblici Indro Montanelli, con Luigi Zanda, capogruppo PD al Senato, Paolo Romani, capogruppo Fi al Senato, Arturo Scotto, capogruppo Sel al Senato, moderati dal giornalista Vladimiro Frulletti.

“Ci sono due grandissime questioni politiche che servono ad inquadrare il capitolo riforme: a) le discussioni nel centrodestra italiano non aiutano la stabilità nel Paese; b) il problema delle coalizioni che vanno in frantumi il giorno dopo le elezioni. Ad esempio, Sel si è candidata nella coalizione del centrosinistra con il PD ma non è stata un solo giorno in Parlamento vicino agli alleati del giorno prima”. Così Luigi Zanda in apertura del suo intervento.

“Il PD ha la responsabilità e il peso della legislatura attuale. Non è possibile continuare così con due camere aventi stesso potere. La riforma va fatta senza confondere le necessità di migliorare il testo di legge con le semplici pulsioni politiche. Entriamo nel merito vediamo i punti in questione della riforma del Senato scindendola da convinzioni di partito che non hanno nulla a che vedere con la necessità della riforma stessa. Certo discutiamo ma facciamolo in fretta. Miglioriamo il testo in modo che quello che passa al Senato poi passerà anche alla Camera. Ma evitiamo il circo che fa rimbalzare la palla in Parlamento per poi non prendere nessuna decisione”.

Per Romani la riforma Costituzionale punta a concepire una nuova natura, funzione e composizione del Senato. Ma Camera ha totalmente stravolta l’articolo 55 della riforma (quello riguardante la natura) svuotando completamente il valore del Senato. “Per come oggi è composto, il Senato è dopolavoro dei consiglieri regionali e non ha nessun senso. Forse c’è bisogno di un’elezione diretta del Senato per ridare dignità alla funzione del Senato”.

Sulla riforma elettorale. Romani contesta molto l’impianto che porta al ballottaggio i primi due partiti nel primo turno e il forte premio di maggioranza (25%) a chi vince il ballottaggio: “c’è il rischio di affidare il Paese nelle mani di Grillo”. Molto meglio il premio di coalizione rispetto al premio alla lista per un bipolarismo maturo.

Per Scotto “il combinato disposto tra riforma del Senato e la riforma elettorale porta di fatto all’elezione diretta del Presidente del Consiglio, alla nomina del 75% dei parlamentari e a una forte egemonia dell’esecutivo sul Parlamento. La riforma è sbagliata non solo nel merito, ma soprattutto nel metodo. Forzature e continui voti di fiducia lo mettono in evidenza”.

“Le riforme vanno costruite sulla realtà che viviamo e non sulle supposizioni – ha risposto Zanda. Non si può costruire una riforma elettorale pensando a coalizioni che non esistono più una volta finita la campagna elettorale. Non c’è nessuno combinato disposto tra una legge costituzionale e legge elettorale. La legge elettorale non si fa per paura che vinca tizio o vinca caio. Siamo in democrazia, chi prende più voti vince e deve governare, con i numeri necessari per farlo.
Sulla eleggibilità della seconda camera non parliamo di strappo alla democrazia. Dei 28 paesi della Ue sono in 24 quelli che non hanno un Senato eletto. Vogliamo dire che non sono paesi democratici? Vogliamo dire che la Germania non è un Paese democratico? Non usiamo queste argomentazioni per bloccare la riforma, sono pretestuose. Molto meglio dire noi diciamo di no perché non ci piace, non ci conviene non certo che è in pericolo la democrazia.

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