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Martina: “Perché la terra ai giovani è la strada giusta”

Caro direttore,
le interessanti riflessioni che Susanna Tamaro e Andrea Segrè hanno affidato al Corriere della Sera meritano un approfondimento, tanto più oggi che celebriamo la giornata internazionale dell’Alimentazione e a seguito del G7 Agricoltura di Bergamo che si è chiuso ieri.
 
Appuntamenti che rilanciano gli impegni per azzerare la fame entro il 2030 e proteggere 50o milioni di famiglie nel mondo che vivono di agricoltura: sono loro i protagonisti rurali a tutte le latitudini del pianeta. Lavorare sempre di più per tenere insieme difesa dei loro redditi e rispetto dell’ambiente e della biodiversità è la nostra priorità. Produrre meglio, sprecando meno è l’imperativo e proprio in questo contesto offriamo al confronto con gli altri Paesi le distintività e l’esperienza unica dell’Italia.
 
Ecologica e tecnologica, così immaginiamo la nostra agricoltura davanti alla sfida dell’adattamento climatico. In questa prospettiva lavoriamo con impegni concreti. Lo facciamo affiancando migliaia di aziende agricole del nostro Paese, promuovendo la sostenibilità a partire dal biologico, favorendo la diffusione delle nuove tecnologie per ridurre gli sprechi e rendere più efficienti le imprese.
 
Non c’è dubbio che ci sia ancora molto da fare. Susanna Tamaro e Andrea Segrè pongono all’attenzione di tutti il tema centrale del sostegno ai redditi per chi vive di agricoltura, a partire dai giovani che si vogliono spendere con passione in questa esperienza. Li ringrazio per questa attenzione perché credo essenziale che il Paese ne discuta, ben oltre gli addetti ai lavori. Perché il rinnovamento generazionale è decisivo per garantire una prospettiva di sviluppo all’agricoltura italiana.
 
Anche la formazione permanente resta una frontiera centrale di questa sfida. Sono interessato a capire come possiamo fare meglio su ambo i fronti. In particolare sulla questione formativa abbiamo aperto da tempo un confronto assai positivo con il ministro Fedeli per sviluppare nuovi impegni.
 
Sul fronte della tutela del reddito, invece, la ragione che ci ha spinto a eliminare in questi anni le principali tasse agricole è stata proprio quella di sostenere, anche così, chi vive di agricoltura. E l’impegno che abbiamo promosso per sperimentare maggiore tracciabilità e trasparenza in etichetta è coerente con questo sforzo. Tutto ciò ha trovato proprio nei giovani agricoltori italiani un punto di forza essenziale.
 
Accanto a formazione e sostegno al reddito credo non vadano mai dimenticati altri due nodi per favorire il loro protagonismo effettivo: l’accesso alla terra e al credito. Noi stiamo provando a lavorare anche su tutto questo. Abbiamo compiuto alcune scelte, ad esempio destinando terre pubbliche, per anni incolte, proprio ai giovani attivando mutui a tasso zero dedicati a loro o azzerando per tre anni i contributi previdenziali a carico degli under 4o che aprono nuove aziende agricole.
 
Tutto questo ha mosso la situazione in modo positivo tanto che vogliamo andare avanti con nuove misure coerenti con questa impostazione.
 
C’è un dato che ci dice che la strada è giusta: dal 2014 le imprese di giovani agricoltori sono cresciute da 55 mila a 70 mila. Storie di chi ha scelto non di «tornare» alla terra, ma di guardare al futuro. C’è un pensiero di uno di loro che mi ha colpito molto. Sul suo sito Carlo Maria ha scritto «Non avevo terra, non avevo un soldo ma avevo un sogno, fare l’agricoltore». È nostra responsabilità quotidiana contribuire con passione alla realizzazione di questo sogno. Per questo bene facciamo a riflettere pubblicamente su come aiutare di più una nuova generazione a coltivare il proprio futuro.

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