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Errani: “Chiese, scuole, imprese. Ricostruiremo insieme”

«Io non sono abituato a fare il mago Merlino o a fare delle promesse. Abbiamo costruito un impianto serio, approvato all’unanimità dal Parlamento, e stiamo facendo uno sforzo importantissimo. L’anima di questa ricostruzione, e ci tengo tantissimo, è costruire insieme alle amministrazioni e alle comunità». Così Vasco Errani, commissario straordinario per la ricostruzione del terremoto dell’Italia centrale, risponde a chi ritiene che anche questa volta ci saranno ritardi e scandali. E spiega la sua “ricetta”. «Sto facendo un lavoro teso a incontrare, a confrontarmi. Sono le popolazioni che possono darci un contributo fondamentale. Dentro questa ricostruzione ci sono dei valori: la solidarietà, i diritti e l’equità nei diritti, la partecipazione e il ruolo delle comunità. Non c’è una persona che ricostruisce, non è un progetto che cala dall’alto e da fuori, non è un’astrazione che si fa in laboratorio ma è essere “nel” e “sul” territorio. E questo ci dà la possibilità di capire meglio i problemi e di trovare risposta». Ci risponde, non a caso, dall’auto con la quale sta raggiungendo alcuni paesini delle Marche. Ma oggi sarà anche lui all’udienza di papa Francesco. «Sarà molto importante. Il Papa è venuto, ha dato segni di grande vicinanza. Per le popolazioni questi sono segnali fondamentali perché senza di loro o con la paura o la sfiducia non andiamo da nessuna parte». E guarda già ai prossimi mesi con una precisa proposta. «Vedremo ricominiare la vita di questi paesi. Questo è il nostro obiettivo. Per esempio penso che in questi bellissimi territori, laddove è possibile, perché abbiamo strutture ricettive recuperabili, potremmo già pensare ad un’azione per rilanciare forme di turismo solidale a partire dalla Pasqua».

 

Dopo tre mesi dall’incarico è più preoccupato o soddisfatto?

Credo che si stia facendo un lavoro importante. Ma mi piace sempre vedere quel che si può fare di più.

 

L’ultimo grande terremoto, quello all’Aquila, si porta ancora dietro strascichi di polemiche. Lo ha tenuto presente? Ha scelto altre strade? Abbiamo cercato di fare tesoro di tutte le esperienze da quella dell’Aquila a quella dell’Emilia, e abbiamo costruito un impianto che tenendo conto di quelle esperienze valorizzasse fatti positivi e cercasse di superare gli elementi negativi.

 

I livelli dei danni appaiono diversi, in particolare tra l’area colpita dalla scossa del 24 agosto e quella del 30 ottobre. Questo porta a scelte diverse di intervento?

Siamo di fronte alla più grande emergenza almeno degli ultimi 50 anni. Nell’impianto che abbiamo costruito c’è la consapevolezza che si interviene a seconda del livello dei danni, fermo restando il pieno risarcimento al cento per cento per le prime e le seconde case, anche con strumenti diversi. Ad Amatrice come ad Accumuli e ad Arquata del Tronto, abbiamo bisogno di fare i piani urbanistici, mentre in altri comuni faremo interventi più puntuali. E questo senza modificare il fatto che ciascun cittadino che ha vissuto il dramma del terremoto, ha gli stessi diritti ovunque sia residente.

 

I fondi stanziati sono molti. Basteranno?

La scelta molto positiva del precedente governo, confermata dall’attuale, sottolineata più volte con una grande sensibilità dal presidente della Repubblica, è di dire con molta chiarezza che se saranno necessarie ed è presumibile che lo siano ulterio- ri risorse, queste saranno trovate.

 

Sulle infiltrazioni delle mafie si possono escludere sorprese? Anche nella sua Emilia ci furono.

Però furono anche beccati e questa è la cosa più importante. Abbiamo costruito col decreto, con la struttura speciale presieduta dal prefetto Tronca e con l’Anac del presidente Cantone, il sistema più avanzato per combattere le infiltrazioni. Questo non ci assicura invia preventiva che non ci saranno tentativi, ma l’importante è che ci siano tutti gli strumenti per contrastarli.

Che tempi vi siete dati?

Abbiamo già fatto l’ordinanza per la riparazione dei danni lievi sia per le imprese che per le abitazioni. Poi riparazione e adeguamento di scuole e imprese, perché sono l’anima delle comunità, per contrastare il processo di spopolamento che era già in atto. Quindi un piano stralcio per i beni colturali con al primo punto, grazie al protocollo con la Cei, una chiesa in ogni comunità.

 

Quando dovrebbe finire l’operazione casette?

Quella per il terremoto del 24 di agosto è già in via di realizzazione, avevamo detto 7 mesi e li abbiamo rispettati. Per quella del terremoto del 30 ottobre stiamo definendo coi comuni i fabbisogni e manterremo questa dinamica. Faremo anche la chiesa, i negozi, i servizi provvisori necessari a tenere lì una comunità, per ridarle fiato.

 

È realistico pensare che in occasione del primo anniversario avremo queste comunità pronte?

Vedremo la progressione. Sono abituato che quando do una data pretendo prima di tutto da me stesso che sia rispettata.

 

Chi gliel’ha fatto fare di accettare l’incarico?

So cosa è un terremoto. L’ho vissuto e so quali sono i problemi serissimi. È una paura profonda che colpisce la comunità. Di fronte a un servizio per dare una mano, ho ritenuto che non potevo sottrarmi. Capisco le critiche ma vorrei che ci fosse da parte di tutti noi, come l’Italia ha dimostrato con la solidarietà, col volontariato, col lavoro della Protezione civile, un sforzo comune. L’Italia senza il centro Italia non sarebbe più l’Italia. Diamoci tutti una mano per raggiungere questo risultato. E il risultato non sarà di qualcuno, sarà dell’Italia.

 

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