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Realacci: Casa Italia motore di sviluppo

Un dovere morale e politico per le vittime che potevano e potranno essere evitate, ma anche un`occasione per cambiare verso alla nostra economia. Casa Italia tenendo assieme, come ha detto Matteo) Renzi, sicurezza antisismica e risparmio energetico, può rappresentare una straordinaria opportunità sia per affrontare la domanda di qualità nell’edilizia, che per una ripresa economica su basi più solide. A partire proprio dal settore che ha pagato il prezzo più alto alla crisi: l`edilizia dal 2008 ha perso oltre 500mila posti di lavoro tra diretto e indotto.

 

Una scelta basata sulla sicurezza e sulla qualità rappresenta una prima risposta possibile e concreta alla constatazione che “il cavallo non beve”: almeno non nella misura auspicata. Le misure della Bce di Draghi fanno fatica a tradursi in nuovo sviluppo anche perché abbiamo, per ora, perso la battaglia per dare più peso all’economia reale rispetto alla finanza. E le scelte del governo, molte delle quali sono sacrosante sul piano dell’equità sociale, spingono meno del previsto il Pil.

 

Serve una riflessione meno scontata e distante. Non credo sia sufficiente il mantra della perdita di competitività dell`Italia. O almeno, non in tutti i settori e non in egual misura. Basti ricordare che nell’export, nonostante le crisi che attraversano il pianeta, siamo uno dei cinque paesi al mondo che vantano un surplus manifatturiero sopra i cento miliardi di dollari; insieme a Cina, Germania, Giappone e Corea. Il grande malato è proprio il nostro mercato interno, fiaccato dalla mancanza di lavoro, dall`incertezza, dalla paura del futuro e dai mali antichi del Paese. Ma c`è un elemento sottovalutato: questa lunga crisi ha anche cambiato la cultura degli italiani, in qualche caso anche in direzioni positive, come nella domanda crescente di qualità anche sociale dei prodotti. Non credo che i consumi interni potranno ripartire semplicemente da dove si sono fermati: non torneremo a comprare gli stessi oggetti e nelle stesse quantità di prima.

 

C’è però un bene a cui gli italiani rimangono legati: la casa. Le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni e quelle per gli interventi mirati all’efficienza energetica hanno avuto uno straordinario successo. È un fisco “buono” capce di stimolare lo sviluppo. 14,3 milioni di domande significa che metà delle famiglie italiane l’ha utilizzato, in modo diretto o indiretto, per migliorare la propria abitazione, per risparmiare sulla bolletta energetica.

 

Con una casa costruita bene si risparmia sino a duemila euro di energia l’anno e ovviamente si inquina molto meno. Secondo i dati appena forniti dal rapporto realizzato dal Servizio studi della Camera dei Deputati e dal Cresme, per il 2016 si prevede un nuovo picco degli investimenti da credito di imposta ed ecobonus: 29.2 miliardi di euro, il 16% in più rispetto allo scorso anno; che significano posti di lavoro e commesse per le imprese. Nel 2016 saranno interessati 436mila lavoratori fra diretti e indotto, 61mila in più rispetto allo scorso anno. Difficile che la qualificazione edilizia venga dalla Cina. Un mezzo efficace anche per far emergere l’economia in nero.

 

Il successo di questo strumento non è solo nei numeri. È fatto innanzitutto di una spinta all’innovazione e alla qualità che mette in moto una nuova edilizia che punta al recupero del patrimonio esistente anziché sulle nuove costruzioni e sul consumo di territorio, assecondando una tendenza ormai forte nel mercato. Una base da cui può partire Casa Italia, agendo sul sentimento antropologico che lega l’italiano alla casa e trasformando tutto questo in una politica economica, tecnologica, sociale. In una fase in cui i Bot raggiungono rendimenti vicini allo zero, investire i risparmi per una casa più sicura, con meno costi e con più valore, diventa anche un ottimo affare.

 

Bisogna quindi estendere, nella legge di Stabilità, i bonus per ristrutturazioni e risparmio energetico agli interi edifici, ai condomìni, agli incapienti, alle imprese; varare il “sismabonus” per gli interventi preventivi di messa in sicurezza ed ampliare ulteriormente lo strumento fiscale per le bonifiche da amianto. Per una seria politica di prevenzione è necessario anche avviare l’adozione del fascicolo di fabbricato applicando anche a questo strumento la detrazione del 50% delle spese. Credito d’imposta ed ecobonus vanno quindi rafforzati e stabilizzati, diventando misure sistemiche e non episodiche. E’ da qui che può ripartire l’economia italiana, in un’operazione capace di coniugare prevenzione, sicurezza e innovazione; attivando un circolo virtuoso di investimenti e occupazione che, nel suo complesso, produce un saldo positivo per le casse dello Stato che, sempre secondo lo studio Camera dei Deputati- Cresme, sino ad oggi è stato di 9 miliardi.

 

Il”sismabonus” a fianco dell’ecobonus. Territorio e casa insieme per un grande piano di cura del Paese e del patrimonio degli italiani che darebbe sicuramente una spinta alla crescita. Per fare questo serve una mobilitazione che coinvolga competenze tecniche e professionali, istituzioni, soggetti economici e sociali. Una grande opera che aiuti a far emergere l`Italia migliore: quella della qualità, dell’innovazione, della coesione sociale. Un’Italia che fa l’Italia; che difende la sua bellezza e che affronta a testa alta le sfide del futuro.

 

Fonte: l’Unità

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