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Chiti: con la mia proposta Matteo dà un segnale. Ora ritroviamo l’unità

“E’ il segnale che serviva, ora spero che il partito ritrovi l’unità. Un Pd diviso non serve all’Italia”. Vannino Chiti al Senato ha battagliato insieme alla minoranza dem nel chiedere che sia il corpo elettorale a selezionare i senatori, ma alla fine ha scelto il Sì. E ora che la sua proposta – sottoscritta da oltre 20 senatori, molti della minoranza – è stata indicata da Renzi come testo base da portare agli altri partiti, se vince il Sì, si dice più fiducioso sulla tregua interna.

 

Sorpreso di questa scelta del premier?

Sì, non ne sapevo niente. Avevo auspicato con tutti che il Pd assumesse una sua proposta, prima del voto. Che poi il premier abbia scelto proprio la proposta che con Fornaro e altri abbiamo presentato non può che aumentare la mia soddisfazione. E’ uno sforzo concreto per ricercare l’unità. E la mia è una proposta unitaria, sottoscritta da senatori di diverse posizioni: Gotor, Tocci, Corsini, per citarne alcuni.

 

Come funzionerà?

Il cittadino avrà due schede, oltre a quella per il Consiglio regionale ne avrà un’altra per eleggere il consigliere-senatore del collegio. Il nuovo Senato non dà la fiducia, quindi non c’è premio di maggioranza, e la legge di riforma indica il proporzionale come sistema di elezione. Nel rispetto, quindi, dei consensi ottenuti dai singoli partiti (che determineranno su base regionale l’attribuzione dei seggi) si stilerà la graduatoria interna di ogni lista, sulla base dei risultati ottenuti in percentuale dai singoli candidati nei collegi. Gli elettori saranno decisivi: se un partito non farà scelte adeguate potrebbe vincere, magari, le elezioni regionali ma non quelle per il Senato.

 

E si elude il rischio-corruzione per le preferenze.

Sì, c’è un corretto confronto fra candidati di diversi partiti, c’è trasparenza, costi limitati, e si rispetta lo spirito della legge che impone che siano i cittadini a scegliere i senatori.

 

Si ritroverà, su questo, l’unità?

I segnali dati, in realtà, sono stati due. Oltre a questo, c’è la disponibilità offerta anche sull’Italicum. Renzi ha detto che è disposto a riparlare dei punti più discussi, per l’elezione della Camera: i capilista bloccati, il ballottaggio sì o no, le preferenze o i collegi. Ha poi indicato una commissione, in cui la minoranza sarà rappresentata, per trovare convergenze con gli altri partiti. Io ho una grande preoccupazione: che nel Paese si rischi una contrapposizione anche sulle regole comuni. Serve una convergenza, e questa mi pare la strada giusta.

 

Intervista di Angelo Picariello per Avvenire

 

 

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