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Boccia: “Serve un intervento choc sul cuneo fiscale”

«Il reddito di cittadinanza? È una grande sciocchezza: aumenterà solo il lavoro nero, e in Campania ho incontrato cittadini che stanno per divorziare alfine di avere diritto all’assegno. Il tema vero è come creare nuovo lavoro, e come aiutare chilo ha perso a ritrovarlo». Francesco Boccia, già presidente della Commissione Bilancio della Camera nella scorsa legislatura e in corsa per la segreteria del Pd in “quota” Michele Emiliano, lavora alle sue tesi congressuali partendo da una priorità: serve un intervento choc sul cuneo fiscale che grava sul lavoro. Attraverso due strumenti: abolizione totale dell’Irap (una proposta lanciata all’ultima Leopolda anche da Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan, costo 13 miliardi di euro) e decontribuzione per tutti i lavoratori di 8.100 euro l’anno».

Lei propone un intervento choc sul cuneo fiscale, onorevole Boccia.È questo quello che serve all’Italia?

«La riduzione strutturale del cuneo fiscale deve essere la priorità per il nostro Paese. Attraverso l’abolizione totale dell’Irap e attraverso la leva della decontribuzione piena, che ha funzionatotene nel 2015 (sgravio triennale fino a 8.060 euro sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato, ridotto al 40% nel 2016, ndr) e che è stato un errore dei governi Pd non confermare negli anni successivi. Quel tipo di decontribuzione, 8.100 euro l’anno per tutti i lavoratori, andrebbe resa strutturale».

Quindi il Jobs act ha funzionato bene, abolizione articolo ‘Speri nuovi assunti compreso?

«Il problema non è la reintroduzione o meno della reintegra. Bisogna piuttosto rafforzare l’indennità di licenziamento, anche tenendo conto della recente sentenza della Corte costituzionale a riguardo che ha bocciato la fissazione rigida dell’indennità prevista dal Jobact. E soprattutto bisogna rafforzare gli ammortizzatori sociali e avviare le politiche attive del lavoro per accompagnare il lavoratore che ha perso il posto a trovare una nuova occupazione. A mio avviso il Jobs act ha il limite di non interpretare la trasformazione del lavoro digitale e di non intercettare il caporalato digitale. E resto dell’idea che serva una tassa sulle multinazionali del web».

Lei è indicato come il più vicino al M5s dei democratici. Il reddito di cittadinanza è una risposta alla povertà?

«Non si tratta di essere vicino meno al M5s. Abbiamo una legge elettorale proporzionale, che io non ho voluto, e con qualcuno bisogna pur allearsi. Certo non con la Lega di Matteo Salvini. Detto questo, il reddito di cittadinanza è una sciocchezza: la priorità è creare lavoro e accompagnare chi lo ha perso verso un nuovo impiego. Nei miei giri in Campania ho incontrato molta gente che sta per divorziare o rifiuta lavori che non siano in nero per averne diritto… La risposta alla povertà è il Rei, che va rafforzato. E grande errore dei governi del Pd è aver approvato la misura negli ultimi mesi della legislatura e non all’inizio. Così come per un partito di sinistra deve essere prioritario il tema della scuola, vera leva per l’ascensore sociale: mense, trasporti, libri, scuole aperte tutto il giorno sette giorni a settimana».

Quota 100 e smontaggio della Fornero: strada giusta o sbagliata?

«La legge Fornero è modificabile, ma per salvaguardie e integrazioni: così è un pasticcio e chi va in pensione ci va con penalità ingiuste. Avrebbe invece senso accompagnare all’uscita senza penalità alcuni lavoratori con oltre 40 anni di contributi versati in cambio di ingressi certi nel mondo del lavoro».

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