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Delrio: “Da Calenda buona base di partenza”

Onorevole Delrio, lei finora non si è espresso, che ne pensa della lista unitaria proposta da Calenda?

 
«Mi sono confrontato con lui e credo che il suo manifesto sia una buona base di partenza. Secondo la sua proposta le forze europeiste devono mantenere la loro identità: non è un grande raggruppamento contro Salvini».
 

È l’obiezione che fanno Letta e Giacomelli.

 
«Io stesso sarei contrario a un fronte anti-salviniano. Sono invece favorevole a fare delle alleanze in cui ognuno mette in comune con altri la sua storia e la sua visione dell’Europa e della società per costruire un fronte pro, che abbia come obiettivo la cooperazione tra i popoli, non il sovranismo. Un fronte che dica che abbiamo troppo poca Europa, come è dimostrato dalle recenti vicende dei migranti. Se non si tratta di una cosa contro, ma per un’Europa più politica, che decide, perché solo cosi salviamo la democrazia rappresentativa, allora sono d’accordo».
 

Una lista senza il simbolo del Pd?

 
«No, non bisogna nascondere i simboli, io non mi vergogno della mia storia, non penso che il Pd sia una bad company. Ricordiamoci che alle elezioni siamo stati il secondo partito italiano, e abbiamo tutta la possibilità di tornare a essere un’alternativa. Certo, se accanto al simbolo del Pd ci fosse un altro simbolo unificante e comune alle altre liste non mi dispiacerebbe. L’importante è che sia un’operazione civica, che muova energie fresche e società civile».
 

Chi potrebbero essere i vostri alleati?

 
«Io penso, per esempio, all’esperienza civica di Pizzarotti, ma spero che anche persone con una grande sensibilità europeista come la Bonino possano dare il loro contributo. E poi anche i movimenti civici che in questi mesi si sono ribellati. In questo senso penso ai movimenti civici contro il blocco delle grandi opere e a quelli contro il degrado delle città. O agli intellettuali, come Massimo Cacciari. C’è una larga parte del Paese, stiamo parlando di 35 milioni su 51, perché non bisogna mai dimenticarsi i numeri, che dicono che c’è un’altra strada e noi su questi dobbiamo puntare».
 

La lista unitaria può andare oltre le Europee?

 
«Non c’è dubbio che ci sia la necessità di un campo largo però non basta mettersi insieme, bisogna anche avere una visione comune di sviluppo del Paese. Io sono contrarissimo alle ammucchiate. Quindi, bene il campo largo ma nella chiarezza».
 

Per quanto riguarda il Pd, la consultazione tra gli iscritti assegna il secondo posto a Martina, il candidato da lei sostenuto.

 
«Aspettiamo di vedere la fine della consultazione. Non mi stupisce che il candidato riformista sia più in difficoltà tra gli iscritti. Anche Renzi era molto più debole fra gli iscritti che tra gli elettori. La nostra proposta che vuole tenere insieme l’anima riformista e liberale del nostro partito avrà più spazio alle primarie. Il vero confronto partirà dopo la consultazione tra gli iscritti».
 

Perché ha scelto Martina?

 
«Questo congresso è un confronto tra persone tutte stimabili, ma io penso che Maurizio sia riuscito a tenere insieme le culture che hanno formato questo partito, quella liberale, la cristiano sociale e popolare, e la socialista. E poi sono sicuro che sarà in grado di mettere in campo una classe dirigente nuova».
 

Riguardo al Pd, e alle sue politiche, come vi esprimerete rispetto al referendum propositivo dei 5 Stelle?

 
«Adesso la proposta è stata totalmente stravolta anche grazie al nostro lavoro. Noi continuiamo quindi a lavorarci. Avevamo una nostra proposta, perciò non siamo contrari al referendum propositivo, a patto che non diventi un mezzo per delegittimare il potere legislativo esercitato dal Parlamento, per creare un rapporto diretto tra il capo e il popolo. Il referendum è importante perché nella misura giusta può diventare una forma di partecipazione».
 

Se ci fossero altre modifiche potreste votare a favore?

 
«Noi non facciamo mai opposizione a priori. In questo momento però la proposta non è sufficientemente efficace per mantenere l’equilibrio costituzionale».

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