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Zampa: «Il blocco del Paese si può evitare, non le abbiamo ancora provate tutte»

“Siamo ancora nelle condizioni di imprimere una grande frenata ai contagi. La curva deve scendere da qui al 24 novembre, la data che sta sul Dpcm non è casuale. Tra una settimana misureremo l’impatto delle nuove restrizioni. Ma noi non ci arrendiamo e lo si vede dalle scelte che stiamo facendo: supereremo i 200mila tamponi al giorno, l’accordo con i medici di base potenzierà la rete e c’è il via libera al test rapido anche a scuola”.

Lo dice, intervistata da Avvenire, Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute.

 

“Sapevamo – osserva – che i contagi sarebbero continuati ad aumentare. Nessuno al governo ha mai detto che il virus avrebbe smesso di circolare, non è vero che ci siamo fatti trovare impreparati.

Guardate a quello che sta accadendo in Francia, Germania, Belgio. La verità è che nessun sistema sanitario può reggere a una crescita dei contagi all’infinito. Ma la stella polare non è cambiata: un lockdown come quello di marzo-aprile non ce lo possiamo permettere, rischieremmo di non rialzarci più”.

 

E alla domanda se sia meglio chiudere tutto piuttosto che chiudere a metà, Zampa risponde: “È una tesi che mi dà la possibilità di spiegare il senso dell’ultimo Dpcm: bisogna stare in casa il più possibile. Dopo l’ufficio non ci devono essere occasioni per stare in giro. Occorre isolarci e rinunciare alla vita sociale, nelle relazioni familiari non andare oltre i conviventi perché anche aprire le porte a un cuginetto può esporre a rischi”.

 

“Lo dico a malincuore: vedremo – afferma – quali risultati, in termini di contagio, verranno fuori da manifestazioni di persone assembrate e senza mascherina”.

 

In merito al fatto che le nuove misure potrebbero non essere sufficienti a piegare la curva, Zampa riferisce: “Non le abbiamo ancora provate tutte. Nel caso in cui non ci fossero i risultati attesi, potrebbe essere necessario stringere ulteriormente mantenendo il più possibile il lavoro e non privando i ragazzi delle elementari e delle medie”.

 

Quanto alle Regioni che chiedono di non tracciare più gli asintomatici: “E una ipotesi che non prendiamo in considerazione – dice – La ricerca massiccia degli asintomatici è essenziale. Chiaro poi che in aree come Milano e Napoli la pressione sui sintomatici è così grande che si procede per priorità”.

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