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Anzaldi: mega-stipendi Rai, l’esempio deve venire dall’alto

Il Parlamento – attraverso la commissione di vigilanza Rai – vuole approfondire la questione dei mega-stipendi venuta alla luce con la pubblicazione online di compensi spesso da favola percepiti da dirigenti e giornalisti. Per questo domani pomeriggio la presidente Monica Maggioni e il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto verranno ascoltati dai commissari. Qui Michele Anzaldi (Pd) dice la sua.


Come si esce da questa situazione che obiettivamente ha degli aspetti paradossali, con giornalisti senza incarico che percepiscono centinaia di migliaia di euro l’anno, con emolumenti che vanno ben al di sopra di “tetti” che sono stati definiti per altri comparti del pubblico?

Non se ne esce senza una iniziativa forte, coraggiosa, da parte dei vertici aziendali. Attenzione, perché senza una precisa scelta potrebbe intervenire la Corte dei conti per bloccare alcune assunzioni che sono state fatte recentemente in deroga alle norme e potrebbe sindacare anche certi stipendi. E bisogna dunque muoversi subito, anche perché per il 3 agosto l’Anac di Cantone ha convocato la Rai. Finora abbiamo assistito solo ad una lunga sequela di assunzioni di esterni, spesso a tempo indeterminato.

L’opinione pubblica certo non l’ha presa bene. Si legge che anche il Governo si sia irritato per queste notizie, e si è ventilata l’ipotesi di un decreto per mettere ordine…

Non credo che un decreto sarebbe possibile. Che si fa, si limitano gli stipendi per la Rai e per le Poste o le Ferrovie no? Il Governo ha indicato un indirizzo, che è molto chiaro.

Dunque, il boccino è nelle mani dei vertici Rai? Cosa dovrebbero fare, Anzaldi?

Per esempio, fare come Gubitosi e Tarantola (i precedenti Dg e Presidente-ndr), che a suo tempo si dovettero applicare il tetto di 240mila euro annui e lo fecero senza protestare: se il segnale arriva dal vertice dell’azienda, poi si è in una posizione di forza per affrontare le questioni di squilibrio economico che abbiamo visto in questi giorni.

Non si può obbligare tutti a abbassarsi lo stipendio…

Certo che no, anche perché le situazioni non sono tutte eguali: un giornalista come Di Bella che è stato inviato, poi direttore, di nuovo inviato, di nuovo direttore, con decine di anni di anzianità in azienda, è chiaro che contrattualmente ha diritto a un certo stipendio ma non si può fare di tutta un’erba un fascio: questo discorso non può valere per chi è entrato l’anno scorso e prende oltre 300mila euro annui o per chi ha uno stipendio altissimo senza fare niente… Il punto fondamentale però è che si trovi un criterio.

Chi lo deve trovare?

L’azienda d’intesa con i sindacati interni, l’Adrai e l’Usigrai. Campo Dall’Orto e Maggioni dovrebbero proporre subito un tavolo. Ma insisto: devono dare loro l’esempio autoapplicandosi un tetto. Solo se i vertici fanno questo hanno poi le carte in regola per chiedere agli altri una costosissima rivisitazione contrattuale. L’esempio deve venire dall’alto. Ma serve anche trasparenza su altro.

A cosa si riferisce?

Il direttore generale ha detto, a proposito dei mega dirigenti con super stipendi ma senza incarico, di aver proceduto a definire 25 posizioni, con esodi più o meno volontari e contrattati. Quanto sono costati questi 25 allontanamenti? Un dirigente a tempo indeterminato che viene mandato via con giusta causa ottiene 20 mensilità, un giornalista da 7 a 13. Che già non è poco. Senza giusta causa, però, si può arrivare anche a 40-50 mensilità. Sono cifre enormi, che sommate potrebbero configurare l’ennesimo schiaffo ai contribuenti. E’ doveroso fare chiarezza e dare subito un segnale di inversione di rotta, allineandosi ai sacrifici che tutto il Paese sta facendo, compresi Governo, Parlamento e istituzioni.

 

Intervista al Segretario della Commissione di vigilanza Rai di Mario Lavia – l’Unità

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