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Il figlio dell’assassino di Mattarella a Porta a Porta: è questo il servizio pubblico?

Pier Luigi Bersani non parteciperà a Porta a Porta, se non ci saranno novità sulla decisione di trasmettere un’intervista al figlio di Totò Riina. Lo si apprende da fonti vicine all’ex segretario del PD.
Bersani avrebbe dovuto essere intervistato nella prima parte della puntata odierna del talk show di Bruno Vespa. Ma dopo la decisione, che ha scatenato durissime polemiche, di trasmettere nella seconda parte l’intervista a Riina jr., Bersani ha deciso di annullare la sua partecipazione. La decisione, fanno sapere le stesse fonti, potrebbe naturalmente cambiare se fossero prese nuove decisioni a breve”.

“In 20 anni di Porta a Porta Vespa non si è mai occupato del delitto Mattarella e non ha mai invitato in studio il fratello, oggi presidente della Repubblica. Adesso invita il figlio del carnefice. È questo il nuovo servizio pubblico?”. A chiederselo è il segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, in un’intervista a “IlGiornale.it” sull’annunciata presenza del figlio di Totò Riina a ‘Porta a Porta’.

 

Un passo indietro della Rai è quanto auspica la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi: “Mi auguro che in Rai ci sia un ripensamento. Ma se questa sera andrà in onda l’intervista al figlio di Totò Riina, avremo la conferma che ‘Porta a Porta’ si presta ad essere il salotto del negazionismo della mafia e chiederò all’Ufficio di Presidenza di convocare in Commissione la Presidente e il Direttore generale della Rai”.

 

“Dopo la triste vicenda dei Casamonica, sarebbe davvero grave e colpevole se ancora una volta il principale talk show televisivo della Rai tornasse ad occuparsi di mafia non per condannare la criminalità organizzata, non per mostrare le sofferenze che provoca alle vittime e ai loro famigliari, ma per intervistare il parente di un boss. Dare un palcoscenico al figlio di Riina significa spettacolarizzare una vita come quella del boss che ha avuto la responsabilità degli anni delle stragi in questo Paese”. Lo dice il senatore Franco Mirabelli, capogruppo del Pd in Commissione Antimafia.
“Si fa parlare – continua Mirabelli – il figlio di chi ha ordinato la morte di Falcone, Borsellino, delle loro scorte e gli attentati di Milano e Firenze. E’ evidente, l’abbiamo già detto all’allora direttore Giancarlo Leone, che non può essere questo il modo in cui il servizio pubblico televisivo affronta il tema delle mafie. Serve informare e sostenere la lotta alla mafia, non considerarla come un qualunque elemento del paesaggio italiano. Leone ci disse di essere d’accordo con quelle preoccupazioni, oggi speriamo che il nuovo direttore Andrea Fabiano sia coerente e non mandi in onda l’intervista”.

 

“La Rai ascolti l’appello della presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi e ripensi alla decisione di mandare in onda l’intervista al figlio del boss mafioso Totò Riina”, rincara Ernesto Magorno, componente della commissione Antimafia. “La presidente e il direttore generale- dichiara il deputato dem- intervengano sulla sorprendente decisione di dare una tribuna dal sapore pubblicitario a Salvo Riina, in occasione della presentazione del suo libro. Che la prima intervista tv al figlio del sanguinario boss di Cosa Nostra avvenga nella trasmissione di carattere piu’ istituzionale della Rai, sulla rete ammiraglia, lascia stupefatti. Peraltro con il rischio che proprio dalla prima rete del servizio pubblico il figlio del boss mandi messaggi e segnali di natura inquietante e inaccettabile. Siamo sicuri che sia questo il tipo di giornalismo di cui ha bisogno il servizio pubblico, nell’ambito del contrasto alla mafia?”.

 

“Stasera Vespa ospita il figlio di Totò Riina. E’ una ribalta che trovo completamente sbagliata. Mesi fa la puntata con i Casamonica fu un vero oltraggio, per il registro ammiccante usato, quando la presenza di persone contigue alla criminalità organizzata avrebbe richiesto rigore e durezza. Per sconfiggere la mafia, va innanzitutto debellata la sua sub-cultura, che vive molto di spettacolarizzazione. Per questo il servizio pubblico non può sbagliare, non può travisare il suo mandato per un po’ di audience”. Lo dichiara Francesco Verducci, vicepresidente della Vigilanza Rai.
“Di mafia si deve parlare – aggiunge – anche intervistando i mafiosi, ma farlo in format spettacolari che di solito ospitano politici, vertici istituzionali e personalità varie è un errore. Per questo poco fa, in Commissione di Vigilanza, ho chiesto che la Rai si dia un regolamento più rigoroso su come e dove trattare le questioni legate alla criminalità organizzata. Basta infortuni.
È compito del servizio pubblico – conclude Verducci – costruire un forte senso civico contro le mafie e tutte le criminalità organizzate. Questo si fa parlandone, senza tacere, ma anche senza concedere nulla in termini di ribalta spettacolare ai protagonisti delle pagine più buie e drammaticamente negative del nostro tempo.”.

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