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Beni culturali, Franceschini: “Abbiamo bisogno anche delle risorse dei privati”

«Serve un’inchiesta rapida per capire come sia potuto accadere questo fatto drammatico», dice il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Ma poi, senza voler mischiare la tragedia di Firenze con la politica, l’Italia ha anche «bisogno di più risorse economiche per la tutela del suo patrimonio, da parte dello stato e dei privati». Quando lo incontriamo, Franceschini ha appena partecipato ad una conferenza all’Italian Academy della Columbia University dedicata alla conservazione dei beni culturali, e sta andando al Consolato per incontrare potenziali donatori privati interessati all’art bonus varato dal governo. Elenca i risultati ottenuti, dimostrati dall’aumento dei visitatori nel nostro Paese, dove ormai un terzo del pil è generato dal turismo. Rivendica scelte come il bando per la direzione dei musei aperto agli stranieri, che continuerà col Colosseo. Illustra le potenzialità enormi del settore: «Dalla Cina usciranno presto 500 milioni di turisti all’anno». Poco prima, però, ha saputo del crollo nella basilica di Santa Croce.

 

Cosa è accaduto a Firenze?

«Appena appresa la notizia ho chiamato il segretario generale del ministero, per fare verifiche rispetto alle diverse competenze sull’immobile, che è di proprietà del Fondo edifici di culto del ministero degli Interni, ma su cui ci sono accordi per la manutenzione e il restauro. Adesso mi sembra il momento di capire fino in fondo la dinamica. Ci saranno indagini da parte della magistratura per comprendere come sia potuto accadere questo fatto drammatico, ma anche se ci sono responsabilità dal punto di vista della manutenzione e chi doveva farla».

 

Qualunque sia l’esito delle indagini, però, la vicenda di Firenze ripropone il problema della tutela dell’enorme patrimonio artistico italiano, che attira sempre più turisti: erano 38 milioni nel 2013, sono saliti a 45,5 milioni nel 2016, e arriveranno a 50 milioni nel 2017. Incidenti come quello di Santa Croce non sottolineano la necessità di mobilitare più mezzi, per tutelare i nostri monumenti e garantire la sicurezza di chi li visita?

«Sarebbe di cattivo gusto parlare delle risorse o di quanto le abbiamo aumentate, davanti ad un fatto drammatico come questo. Adesso è giusto capire esattamente cosa sia successo».

 

Nello stesso tempo, però, non esiste un tema generale relativo alla tutela delle nostre ricchezze artistiche?

«L’Italia ha bisogno di più risorse economiche, anche se le abbiamo già moltiplicate. Siano passati da 40 milioni di euro nel capitolo del bilancio per la manutenzione del patrimonio vincolato, a somme già stanziate per quasi tre miliardi, tra fondi italiani ed europei. Quindi c’è stato già un grande salto di qualità. A questo poi si sommano le risorse trovate fra i privati attraverso l’art bonus, che sono ormai quasi 200 milioni. Ciò dimostra che c’è stata una grandissima crescita dal punto di vista economico. Poi servono le risorse umane, cioè avere personale qualificato per le sovrintendenze, tecnici, specialisti. Stiamo completando le assunzioni. Ne abbiamo già deliberate 800 nuove, che stanno avvenendo, e spero che questo numero crescerà molto presto».

 

Le nuove risorse che lei chiede da dove devono arrivare, dal pubblico o dal privato?

«E’ un incrocio. Abbiamo approvato l’art bonus, che consente una detrazione fiscale del 65% su qualunque tipo di donazione destinata alla tutela del patrimonio artistico, esattamente per questa ragione. E’ necessario che alle risorse pubbliche, sempre insostituibili, si aggiungano anche quelle private».

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