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Franceschini: Investire e valorizzare il nostro patrimonio culturale, volano per l’intera economia

Siamo l’unico Paese che ha inserito la tutela del patrimonio storico-artistico e del paesaggio nei princìpi fondamentali della propria Carta costituzionale. “L’ Italia esporta nel mondo perché alle spalle c’è la sua bellezza, la sua arte, la storia, la cultura, il paesaggio, che è tutelato dall’articolo 9 della Costituzione”.

 

Così il ministro della Cultura Dario Franceschini, in un intervento per il Foglio.

 

Tutelare il paesaggio è un dovere costituzionale “Abbiamo inserito concordemente, nelle norme che hanno accompagnato il Pnrr, una soprintendenza unica nazionale che sostituirà quelle territoriali per le grandi opere, quelle che attraversano il territorio, per evitare che su ogni tratto di un elettrodotto o di una strada ci sia un parere diverso. Abbiamo liberalizzato la sostituzione delle pale eoliche e quella delle antenne del 5G con quelle precedenti. Abbiamo fatto dei passaggi”, per questo, commenta in ministro, “da qui a parlar male delle soprintendenze andrei molto cauto: hanno salvato il paesaggio e i centri storici”.

 

Cultura, forza economica dell’Italia. “Il nostro paesaggio, il nostro patrimonio storico-artistico non richiamano solo turismo e sappiamo quanto porti il turismo in termini di crescita. Richiamano anche investimenti, vendita del made in Italy: quando tutto il mondo compra il prodotto anche apparentemente più lontano dalla cultura, che sia una scarpa, un prodotto alimentare o un qualsiasi oggetto italiano, chi lo compra ci vede dietro la bellezza, l’arte, la storia, la cultura, l’Italia. Investire, valorizzare e tutelare il nostro patrimonio è un modo per aiutare tutta l’economia, oltre che le esportazioni“.

 

Accesso a teatri e musei. “Abbiamo indicato nel recente decreto-legge che entro il 30 settembre il Comitato tecnico scientifico dovrà dare un parere sulla base del quale rivedere le misure relative alla capienza di teatri, cinema, musei, ma anche altri eventi di altro tipo. Durante questi due anni e mezzo di pandemia, sono stato sempre identificato come il rigorista assoluto, insieme al ministro Speranza, è paradossale che adesso io venga additato come quello che vuole allargare”.

 

Ha chiarito il ministro: “Ho fatto un’osservazione molto semplice, abbiamo ragionato e discusso senza tutti i drammi che vengono dipinti: nel momento in cui c’è il green pass, i treni sono pieni, si possono fare feste o matrimoni affollati di gente e gli ipermercati sono pieni, non capisco perché in un teatro o in un cinema dove stai seduto, fermo per due ore, con la mascherina, dove non puoi mangiare e non puoi bere non ci debbano essere condizioni di sicurezza tali da consentire un allargamento della capienza“.

 

Necessario dare un segnale di ritorno alla normalità. “Noi dobbiamo dare anche un segnale e penso che, concordemente, arriveremo ad allargare queste misure: lo chiedono le regioni, il mondo dello spettacolo. Ci arriveremo in modo ragionevole”.

Intervista completa su Il Foglio

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