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Rai, Anzaldi: “C’è ancora chi pretende immunità dal tetto agli stipendi. Imparino la solidarietà dallo spot norvegese”

“Le soluzioni sono spesso più vicine di quanto si pensi”. E’ il motto di uno spot norvegese incentrato sul tema della solidarietà che in pochi giorni ha totalizzato 122 milioni di visualizzazioni sul web. Nel video si vede un bambino a scuola che non ha nulla da mangiare alla ricreazione. Ma i suoi compagni troveranno una soluzione, donando ciascuno un poco del proprio cibo. Il video è nato a Oslo, ma il messaggio è valido a tutte le latitudini. E può fare a caso anche per situazioni apparentemente molto diverse, anche qui in Italia. Ne è convinto Michele Anzaldi, Componente della commissione di vigilanza Rai, che prendendo spunto dalle immagini commenta così: “Il problema del sociale non lo risolvi sempre dall’alto, a volte lo risolvi se ognuno dà la sua mollica. L’idea del tetto agli stipendi nel pubblico è questa: chi ha tantissimo si leva un poco e quel poco va ad equilibrare la situazione di chi non ha nulla. Abbiamo ancora negli occhi la tragedia della roulotte a Roma. Lì dentro ci vivevano in otto..”

 

Ancora: “Di video sulla povertà ne abbiamo visti tanti ma la novità di questo è che propone un’assunzione di responsabilità in prima persona. E’ un cambio di mentalità che è partito dal governo anche se pochi se ne ricordano. Ora i capi di gabinetto stanno a 240 mila euro quando prima percepivano quattro volte tanto, i ministri hanno un solo stipendio. Solo una piccola casta dentro la Rai pretende l’immunità dal tetto degli stipendi. Per loro il principio di solidarietà o la giustizia perequativa sembrano non valere. Parafrasando, per loro il bambino dello spot norvegese potrebbe tranquillamente continuare a non mangiare”.

 

“Il prossimo Cda in programma mercoledì dovrà discutere, appunto di questo: se applicare o meno agli artisti il tetto dei 240mila euro all’anno. Si dovrà cioè decidere se sia giusto, in un panorama sociale in cui milioni di famiglie sono tormentate dalla povertà, che una persona debba continuare a percepire anche 2 milioni di euro all’anno indipendentemente dai risultati di ascolto che otterrà. E guadagnare dunque quasi 40mila euro a settimana per un’ora di lavoro”.

 

“Ora sarà interessante andare avedere che farà il nuovo Direttore Generale Orfeo: pochi lo sanno, ma lui per primo sin da un anno fa si è autoapplicato il tetto dei 240 mila euro, nonostante la mole di lavoro immenso che comportano 11 edizioni del Tg1. Ora applicherà questo criterio anche a chi spesso fa un’ora di infotainement a settimana?”

 

Anzaldi non si sottrae alla polemica per un principio di equità che considera ormai la sua bandiera: “Faccio una proposta: un’intramoenia dell’infotainement televisivo. Nessuno ti vieta di fare altre cose nel privato con altri cachet. Il problema è il vincolo dell’esclusiva? Discutiamone. Ma nel pubblico valga per tutti il principio di una retribuzione equa”

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