“L’odierna grave decisione di dimezzare il canone per l’estrazione di sabbia e ghiaia da parte della Giunta della Regione del Veneto è un chiaro favore di Luca Zaia ai cavatori che nella regione hanno sempre avuto gran fortuna. Il Veneto è da tempo crivellato di cave e tuttavia il piano cave manca dal 1982”. Lo afferma Chiara Braga, deputata e responsabile nazionale Ambiente del Partito Democratico.
“E’ poi opinione indiscussa dei maggiori geologi italiani ed europei – prosegue Chiara Braga – che cavare indiscriminatamente aumenta enormemente il rischio di alluvioni. Farlo in una regione ad alto rischio idraulico e che ha pagato recentemente con gravi danni e perdite di vite umane a causa di devastanti inondazioni è irresponsabile. L’estrazione di materiale in alveo infatti è unanimemente riconosciuta come una delle cause dell’incremento del rischio di alluvioni e non la loro soluzione.
Attualmente le direttive e le linee guida europee sulla gestione dei corsi d’acqua, ma anche quelle nazionali dell’ISPRA, sottolineano l’importanza di garantire il più possibile una dinamica naturale dei sedimenti, anche reinserendoli in alveo, restituendo poi spazio ai fiumi, anziché cavarli e canalizzarli ulteriormente.
Anche nel disegno di legge “Collegato Ambientale” che il Senato sta per approvare ci sono misure che puntano a rafforzare la riqualificazione fluviale e la corretta gestione dei sedimenti. Da ultimo – conclude Chiara Braga – abbassare il prezzo per i materiali estratti da cave e fiumi nuoce al lavoro di molti imprenditori innovatori, che stanno aumentando anche in Veneto, ovvero quelli impegnati nel riciclo degli inerti. Imprese simili stanno già crescendo nelle più avanzate esperienze europee di settore. Questa delibera invece guarda al passato e contrasta così una nuova e importante filiera della green economy e della circular economy”.