“Si è svolta la manifestazione in nome della ‘Difesa della Famiglia’ contro il disegno di legge sull’introduzione dell’educazione di genere, di cui sono prima firmataria, contro l’emendamento alla riforma della scuola che introduce l’insegnamento della parità di genere e contro il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, va detto con chiarezza che la manifestazione è nata su una strumentalizzata e sistematica disinformazione, sono state fatte affermazioni totalmente false, basta leggere i documenti”.
Lo scrive Valeria Fedeli, Vice Presidente del Senato, in un approfondimento che il blog del Corriere della Sera ‘La Ventisettesima Ora‘ ha dedicato alle tematiche del Family Day.

“Con l’emendamento che prevede l’insegnamento della parità di genere, già approvato dalla Camera, e ora all’esame del Senato – spiega Valeria Fedeli – la legge di riforma della scuola si è arricchita di un principio che è un investimento fondamentale sul futuro delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, ispirato a quanto previsto in materia già dalle nostre leggi, dalla nostra Costituzione e dal più avanzato diritto europeo, ma la differenza e la diversità fanno paura. Tra le sigle che hanno aderito alla manifestazione di ieri, anche alcune che si contraddistinguono affermando che, per evitare i suicidi di adolescenti vittime di persecuzioni omofobe, l’unica strada è la ‘conversione’ all’eterosessualità. In nome dunque della ‘difesa dei nostri figli’ e della ‘famiglia naturale’ o ‘tradizionale’, si vuole contestare il diritto di ragazze e ragazzi di crescere nella consapevolezza di sé e sentendosi accolti e riconosciuti per ciò che sono”.

“È stata orchestrata una campagna – prosegue Valeria Fedeli – che non si fa scrupoli nel cavalcare l’onda delle tante informazioni circolanti nel web totalmente infondate, come quella che attribuisce agli ‘Standard per l’Educazione Sessuale in Europa’, elaborati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e sviluppati dal Centro Federale per l’Educazione alla Salute tedesco (BZgA), la promozione di giochi erotici da insegnare negli asili. Aldilà dell’intento manipolatorio, esiste comunque un problema culturale che non può essere minimizzato, ma sono certa che lo stesso mondo cattolico offra spazi di dialogo con i laici, che va assolutamente perseguito, e che il suo apporto sia fondamentale per costruire un nuovo patto educativo, in cui la differenza di genere sia riconosciuta come risorsa e la lotta a pregiudizi e stereotipi condivisa.

Facciamo insieme, in primo luogo, un’operazione di chiarezza, a partire dalla lettura del testo dell’emendamento, che prevede che l’elaborazione dell’offerta formativa assicuri ‘l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità di genere, la prevenzione alla violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle relative tematiche’.

Non è possibile, leggendo queste parole, decifrare ‘teorie gender’ obbligatorie! Come detto e ripetuto da tante e tanti scienziati e intellettuali di diverse discipline e di diversi orientamenti culturali, compresi eminenti teologi, non esiste una ‘Teoria Gender’: esistono invece gli studi di genere che si prefiggono di cancellare le discriminazioni riprodotte, a tutti i livelli della società, in base alle differenze. Inoltre, si mistifica un’azione di grande valore pedagogico, rappresentandola come il prodotto ideologico di questa o quella componente politica, speculando sulla paura del cambiamento, il che avvelena tutti i dibattiti”.

“Alla base del provvedimento – conclude la Vicepresidente di Palazzo Madama – vi sono obiettivi trasparenti e assolutamente condivisibili da tutti. È questo l’unico modo serio, concreto, di fare prevenzione. È ormai da tutti riconosciuto che il problema della violenza di genere ha una radice culturale profondissima, che viene da lontano: la politica ha il dovere di recidere queste radici.

Lo deve fare con coraggio, con umiltà, con la coerenza di promuovere, veramente, l’articolo 3 della nostra Costituzione, visto che la discriminazione, la violenza di genere, gli stereotipi, di fatto, limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedendo il pieno sviluppo della persona umana.

Il raggiungimento della parità, il superamento delle discriminazioni sessuali, nonché delle varie forme di violenza di cui le donne e le ragazze sono vittime, sono in primo luogo da costruirsi attraverso un cambiamento culturale, e non vedo quale altro luogo possa essere migliore della scuola per intraprendere, insieme a chi in questa comunità vive e agisce, cioè studenti, famiglie, insegnanti, un intervento educativo in grado di restituire, alla nostra rappresentazione dei generi, la profondità e la complessità che meritano”.