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Gori: “Noi sindaci ci mettiamo la faccia, è una riforma cruciale contro la burocrazia”

Giorgio Gori, ex direttore di Italia 1 e di Canale 5, produttore televisivo con la sua Magnolia, oggi sindaco di Bergamo e potenziale candidato Dem per il Pirellone nel 2018, è uno dei mille sindaci che ieri sono andati in piazza per il Sì. Volantinaggio alla stazione al mattino, question time in diretta Facebook al pomeriggio, serata istituzionale per il mezzo secolo di carriera del maestro Riccardo Muti che ha diretto un concerto al Teatro Donizetti alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella. Che tipo di occasione é stata ieri?

«Un’altra giornata, l’ennesima, di ampia mobilitazione per il Sì che coinvolge molti sindaci. Neanche uno con la fascia, a differenza dei colleghi di centrodestra scesi in piazza per il No pochi giorni fa. Noi abbiamo il senso delle istituzioni, qui esprimiamo opinioni personali».

I sindaci sono forse gli unici politici ancora ascoltati dai cittadini. Perché?

«Hanno una dimensione concreta della politica. Ci mettono la faccia, dialogano anche con quelli che non li hanno votati, hanno l’obbligo di risolvere problemi quotidiani. Sperano che le istituzioni siano moderne ed efficienti nello stesso modo delle città che sono chiamati ad amministrare».

Il premier Matteo Renzi punta molto su di voi nel rush finale verso il 4 dicembre.

«Certo, ma una cosa va capita. Questa non è la riforma di Renzi né del centrosinistra, bensì un passo avanti nell’interesse delle istituzioni. Ieri sera (lunedì, ndr) ero a un evento pubblico con Flavio Tosi, molto seguito: sindaci di destra e di sinistra per il Sì. I conti politici li regoleremo in un’altra occasione, alle elezioni politiche. Ora bisogna dare una spinta al Paese impantanato in una burocrazia opprimente. Si può guadagnare il passo per un cambiamento».

Che atmosfera percepisce in questi giorni nella sua città?

«Sono moderatamente fiducioso. Da un avvio faticoso, quando si faticava a raccogliere le firme, ci siamo via via avvicinati a un’adesione più forte di gente normale. Stamattina (ieri, ndr) ho volantinato come facevo al liceo, alla stazione tra pendolari che partivano per Milano e studenti che arrivavano a Bergamo».

Impressioni?

«Ho visto attenzione, disponibilità. Lo si capisce da un semplice sguardo o da un sorriso. Certo, ho incontrato anche persone che hanno tirato dritto, indisponibili al dialogo, e che chiaramente la pensavano in un altro modo. Ma nelle ultime due settimane c’è stato un visibile aumento a favore del Sì. Mi sembra che il clima stia cambiando».

Lei viene dal giornalismo e dalla televisione, una carriera completamente diversa. La politica continua a piacerle?

«Molto, proprio perché è diversa da tutto ciò che ho fatto in passato. Anche se il filo conduttore è stare in mezzo alla gente: in un caso attraverso l’analisi dello share, nell’altro con il contatto fisico. È un’esperienza che spero di continuare se i miei concittadini mi sosterranno».

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