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Gozi: “Ma alle spese per migranti e sisma non ci rinunciamo”

Dopo le scintille e il mezzo chiarimento con Juncker, domani arriva il giudizio di conformità della Commissione sulla legge di stabilità. Sottosegretario Sandro Gozi, cosa vi aspettate?
 
«Siamo convinti che la nostra legge di stabilità rispetti le regole e gli impegni europei. È una legge che punta sulla crescita, sulla competitività, sui giovani e risponde alla necessità di dover gestire circostanze eccezionali come la crisi migratoria e i terribili terremoti che si sono abbattuti sull’Italia negli ultimi mesi. Dunque ci aspettiamo una valutazione sostanzialmente positiva».
 
E se invece, come ha fatto capire Juncker, vi chiedessero di ridurre le spese per migranti e terremoto?
 
«Il negoziato viene gestito dal ministro Padoan, perciò è bene che sia lui a prendere la posizione ufficiale e a valutare tutti i singoli rilevanti aspetti. Ma in generale è evidente che per noi le risorse per l’immigrazione e il terremoto sono assolutamente necessarie».
 
Dunque non ci rinuncerete?
 
«Non potremmo. Come ha detto il presidente del Consiglio, non possiamo non procedere alla ricostruzione dei borghi distrutti dal sisma e non possiamo non rispondere all’esigenza di sicurezza di cittadini, famiglie e studenti che va garantita mettendo in sicurezza gli edifici nelle zone a rischio sismico».
 
Oggi a Bruxelles lei parteciperà al Consiglio affari generali chiamato a votare la revisione del bilancio multiannuale dell’Unione europea. Perché ha fatto balenare la possibilità che l’Italia metta il veto?
 
«La proposta iniziale della commissaria Georgieva rispondeva pienamente alle richieste italiane, destinando più risorse a quelle che reputiamo delle assolute priorità: l’immigrazione, la disoccupazione giovanile, gli investimenti pubblici, la mobilità, la sicurezza e l’Erasmus. Adesso, invece, sono spuntate alcune proposte di compromesso formulate dalla presidenza slovacca decisamente al ribasso. La presidenza sta facendo un lavoro importante e difficile e noi stiamo dando il nostro contributo. Ma siccome su alcuni aspetti del bilancio europeo come la nuova flessibilità è necessaria l’unanimità, fin tanto che non vedremo dei concreti passi avanti non daremo il nostro voto favorevole. E non lo daremo anche perché le nostre priorità sono le stesse su cui, in occasione degli ultimi vertici europei, sono stati consumati fiumi di inchiostro con impegni solenni per migranti, giovani disoccupati, investimenti, etc. Impegni in gran parte disattesi. Insomma, non possiamo accettare la contraddizione di non vedere stanziati fondi per queste politiche quando c’è l’opportunità di farlo. Questa incoerenza, queste ambiguità sono inaccettabili».
 
Il forzista Brunetta sostiene che è una minaccia spuntata, in quanto il voto sarebbe a maggioranza semplice e la invita a studiarsi le regole europee, invece di girare l’Europa a fare campagna per il Sì. Cosa risponde?
 
«Mi fa molto piacere l’interesse mostrato da Brunetta per il mio lavoro e per le mie attività. Ma forse vale la pena di ricordare che il bilancio annuale è approvato a maggioranza qualificata e non a maggioranza semplice, come invece Brunetta sostiene. E il negoziato di oggi, come dicevo, richiede l’unanimità per alcuni aspetti legati alla flessibilità. Quindi, altro che arma spuntata: già adesso possiamo bloccare alcuni punti del bilancio multiannuale».
 
E il prossimo bilancio? Anche su quello Renzi ha minacciato il veto.
 
«Ci stiamo già lavorando, presenteremo le nostre proposte a gennaio 2017 in occasione del negoziato sulla struttura del nuovo bilancio 2019-2026. Su questo saremo molto chiari: non daremo mai il nostro consenso, e senza il nostro consenso non ci sarà mai alcun accordo visto che serve l’unanimità, se nel nuovo bilancio post 2019 non verranno rispettati da tutti gli Stati membri dell’Unione i loro obblighi in materia di solidarietà, diritti fondamentali e, soprattutto, immigrazione. Insomma, come ha detto il premier Renzi, contribuiremo alla solidarietà per le regioni meno avanzate in Europa solo e soltanto se gli Stati di quelle regioni saranno disponibili a farsi carico degli oneri comuni in materia di immigrazione, asilo e diritti fondamentali».

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