spot_img
spot_img
HomeArchivioOrlando: "Io posso battere...

Orlando: “Io posso battere Matteo”

Andrea Orlando, che idea si è fatto dell’inchiesta che coinvolge Lotti e Tiziano Renzi?
 
«Non ho mai cercato di capire come vanno le inchieste. Sono l’ultimo a poter far questo. La separazione tra i poteri deve essere rigidissima. E come Guardasigilli devo garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura».
 
Non è solo una questione giudiziaria. L’intreccio tra affarismo e familismo ne fa una questione
 
«Ma nella mia situazione il primo profilo assorbe anche il secondo. Qualunque espressione da parte mia potrebbe essere fraintesa».
 
Non può cavarsela così. Su Lotti incombe una mozione di sfiducia. Speranza, che due settimane fa era nel vostro stesso partito, ne chiede le dimissioni. Ha ragione?
 
«No. La richiesta ha un forte livello di strumentalità, e contraddice la volontà di sostenere il governo. L’avviso di garanzia non può essere l’anticipazione di un giudizio: l’ho sempre detto, anche parlando di avversari politici».
 
Cosa pensa di chi se n’è andato?
 
«La scissione è un errore, frutto di una lettura storica sbagliata. Ma è solo la punta dell’iceberg di una scissione più profonda con un pezzo di elettorato del centrosinistra, a cui dobbiamo parlare durante questo congresso».
 
Se lei vincesse gli scissionisti potrebbero rientrare?
 
«Devono parlare con tutto il Pd, non con l’interlocutore più simpatico».
 
Pensa davvero di battere Renzi?
 
«Corro per vincere. So che è un’impresa difficilissima. Parto con grande ritardo, ho contro gran parte di quel che resta della struttura del partito, molti governatori, gran parte del governo… eppure è un risultato a portata di mano».
 
Ma se dicono che lei è il candidato della nomenklatura.
 
«Ai gazebo avrò un risultato molto migliore che tra gli iscritti. In tanti si sorprenderanno per gli apporti eterogenei che verranno. Chi pensa che io sia il candidato della sinistra del partito si dovrà ricredere. Io sono il candidato che vuole ricostruire un Pd plurale, inclusivo, più amichevole verso la società italiana e gli altri partiti del centrosinistra».
 
Arriverà anche Franceschini?
 
«Non ho notizie in tal senso. Tutti sono i benvenuti. Intendo raccogliere la domanda di unità, pluralismo, collegialità. Ed evitare rotture che agevolino una destra che fa davvero paura».
 
Teme un accordo dopo il voto tra la destra sovranista e i 5 Stelle?
 
«Nessuno l’ha mai escluso. I punti di contatto oggettivamente ci sono: no ai migranti, no all’euro. Al di là di quel che i leader di quel campo possono avere in testa, c’è un’oggettiva convergenza di interessi e obiettivi. Se non riusciamo a unire tutte le forze che vogliono impedire questa terrificante prospettiva, il rischio si fa reale».
 
Dicono pure che lei sia l’uomo di Napolitano.
 
«Dicono pure che sia la quinta colonna di D’Aiema, o mi sia messo d’accordo con Renzi, o faccia il gioco delle parti con Emiliano. In realtà, sono stato spinto a candidarmi dalla necessità di salvare il progetto del Pd».
 
Emiliano la considera «corresponsabile del disastro di Renzi» e la invita a uscire dal governo per conflitto di interessi.
 
«Conosco Emiliano, mi sta molto simpatico anche per il suo gusto per i paradossi. Spiego così questa sua richiesta così come il tentativo di proporsi come alfiere dell’intransigenza antirenziana dopo essere stato renzianissimo all’ultimo congresso».
 
Lei che giudizio dà di questi mille giorni?
 
«Non li rinnego. Siamo un governo di larghe intese, composto da partiti che si erano presentati al voto con programmi molto diversi. Eppure siamo riusciti a fare leggi contro gli ecoreati, il caporalato, la corruzione, la povertà. Gli 8o euro erano un primo passo nella giusta direzione. Era giusta la critica all’austerity tedesca. Possiamo essere fieri della politica di accoglienza ai migranti. Chiediamoci semmai perché molte di queste cose, palesemente di sinistra, non sono state avvertite come tali dal nostro popolo».
 
Appunto: perché?
 
«E stato un riformismo calato dall’alto. Sono stati trascurati gli interlocutori in grado di sostenerci: ambientalisti, associazioni, mondo della scuola, gli stessi sindacati».
 
Perché ha litigato con Alfano in Consiglio dei ministri?
 
«Non ho litigato. Lui ha espresso una difficoltà a votare la fiducia sul nuovo processo penale, dopo che ho indicato le difficoltà di un’alleanza elettorale con Ncd. Ho spiegato i termini della mia posizione e ho detto che un conto sono le posizioni politiche, un altro l’interesse del Paese».
 
Lei che opinione ha di Renzi come leader?
 
«E un leader di grandissima forza e capacità comunicative. Però non è riuscito a costruire una classe dirigente diffusa. E dopo la sconfitta al referendum non si è fermato a riflettere sui gravi segni di scollamento tra il nostro progetto politico e il Paese; si è gettato a capofitto alla ricerca della rivincita».
 
E come persona?
 
«Non ho mai pensato che il problema fosse la sua persona, ma la sua linea come segretario. In questi anni il partito non c’è stato. Dopo i14 dicembre ho chiesto subito un riposizionamento del Pd. Sono state decise le primarie. Si è scelto cioè di affrontare una stagione politica diversa con le regole della precedente. Comunque sono in campo».
 
Intende dire che il segretario del Pd non sarà candidato premier?
 
«È una discussione più filosofica che reale. A meno di colpi di scena, non si va verso il maggioritario. Io mi batterò per un premio di governabilità; ma dubito che sia tale da garantire la maggioranza in entrambe le Camere a un solo partito».
 
Il premio dovrebbe andare alla lista o alla coalizione?
 
«Mi piace la proposta uscita dalla commissione di Guerini, Cuperlo, Orfini: premio alla lista con i collegi. Certo non possiamo cantarcela e suonarcela da soli. La cosa più importante è costruire una legge che non condanni automaticamente alle larghe intese».
 
Se lei fosse il segretario, Renzi potrebbe essere il candidato premier?
 
«Da segretario, indirei primarie aperte a tutto il centrosinistra per individuare la figura con più carte da giocare nella competizione con la destra e i 5 stelle».
 
E lei non si candiderebbe?
 
«No. Anche se naturalmente è un’ipotesi che dovrà tener conto di quella che sarà la legge elettorale».
 
Quale programma presenterà oggi?
 
«Al centro metterò la riduzione delle diseguaglianze economiche, sociali, culturali all’interno del Paese, e tra i Paesi europei. Un Pd unito deve unire le forze della società italiana e rilanciare la costruzione europea».
 
In Francia voterebbe Macron o Hamon?
 
«Sono un militante del Pd, che è nel partito socialista europeo; quindi sostengo il candidato socialista. Se al ballottaggio arrivasse Macron, tiferei per lui contro la destra».
 
In Italia si vota in autunno o l’anno prossimo?
 
«Decide il capo dello Stato. Il governo deve portare a compimento riforme importanti; a cominciare dal processo penale».
 
Lei è ministro da tre anni. La giustizia italiana è migliorata?
 
«Quando mi sono insediato, i procedimenti pendenti erano 5 milioni e 200 mila; ora sono 3 milioni e mezzo. Il giudizio di primo grado durava in media oltre 50o giorni; ora sono 367. Nella classifica della risoluzione delle controversie commerciali abbiamo rimontato 49 posizioni; continuando così, fra tre anni saremo al livello degli altri Paesi europei».
 
L’Italia è anche il Paese dove una bambina violentata non ha avuto giustizia in vent’anni.
 
«Proprio per evitare scandali come questo dobbiamo rivedere i tempi della prescrizione e migliorare la macchina del giudizio penale».

Ultimi articoli

Correlati

Primarie PD: i risultati definitivi

La Commissione nazionale per il Congresso rende noti i dati definitivi sull'affluenza alle Primarie del 26 febbraio e...

PD, oggi alle 15 il passaggio di consegne Letta-Schlein

Si svolgerà oggi alle 15 nella sede del PD di Via Sant’Andrea delle Fratte 16 il passaggio di...

Buon lavoro Elly Schlein

“Il popolo democratico è vivo, c'è ed è pronto a rialzarsi con una linea chiara. Ce l'abbiamo fatta,...

Roggiani, affluenza attorno al milione di votanti

​​​​​"Mancano ancora i dati di alcune regioni e di alcune città, ma possiamo dire che l'affluenza si aggirerà...

Vota per un nuovo Partito Democratico

Domenica 26 febbraio si vota per la nuova segretaria o il nuovo segretario del PD. I seggi saranno aperti...
spot_img