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Orlando: «Premio soft per la lista che vince»

Se si vota con questa legge elettorale, si torna alle urne dopo 6 mesi e rischiamo «il collasso della democrazia». Sono parole sue, ministro Orlando. Con quale legge si evita questo collasso?

«Non serve innamorarsi di una legge, bisogna farne una insieme. Il comune denominatore è il premio di governabilità: si tratta solo di capire quale sia la soluzione che può mettere insieme più consensi in parlamento».

 

In dicembre lei parlò di un «proporzionale con un premio fale da non determinare una maggioranza assoluta». Ma così come si garantisce la governabilità?

«Era una proposta legata al premio di lista. Il primo passo è comunque togliersi dal Mattarellum visto che gli altri non sono d’accordo. Poi si può cominciare a ragionare sui modelli di premio di lista o di maggioranza. Un punto di partenza può essere l’ipotesi formulata dal gruppo di lavoro del Pd che comprendeva i capigruppo, il presidente del partito e Cuperlo: un’ipotesi di legge con premio a una lista e i collegi uninominali».

 

Ma così sapremmo chi ci governa subifo dopo il voto?

«Se col premio una forza politica ottenesse una maggioranza abbastanza forte, avrebbe una capacità di coalizione che le permetterebbe di trattare con altre forze politiche».

 

Si torna a trattare in Parlamento…

«Il punto è evitare di costringere ad alleanze, dopo le urne, forze che hanno chiesto voti per ipotesi di governo alternative. Si rischierebbe di creare un cortocircuito. Diverso è costruire, dopo il voto, una coalizione fra forze di uno stesso campo che hanno articolato in modo diverso una proposta di governo ma che si possono ritrovare il giorno dopo».

 

E un premio alla coalizione sarebbe possibile?

«Avrebbe una sua ragionevolezza. Se vogliamo portare a casa una legge proviamo con entrambi gli schemi e vediamo su quale si raggiunge il maggior consenso».

 

Arturo Parisi in un’intervista a Qn ha sostenuto che oggi i politici cercano di garantirsi la loro porzione di potere senza curarsi della governabilità. Concorda?

«Sono assolutamente d’accordo con lui. Continuare a perdere tempo, equivale a votare con il Consultellum provocando gli effetti evidenziati da Parisi».

 

Ci diamo una tabella di marcia?

«Cominciamo oggi a discutere. Il reggente del partito e i capigruppo potrebbero già iniziare a interloquire. Siamo tutti d’accordo che non vogliamo un sistema puramente proporzionale».

 

Ma ci sono già 28,proposte di legge elettorale. E lo stallo.

«Intanto se il Pd iniziasse a dire cosa vuole…».

 

Sarà che il Pd è alle prese con le primarie. Non crede che rischino di essere più divisive che coinvolgenti?

«In parte sono d’accordo e infatti prima di un congresso come questo sarebbe stato utile costruire una piattaforma comune. Io però parlerò di politica e non dei miei avversari, avanzerò proposte e non delegittimerò l’interlocutore».

 

Emiliano non è stato morbido. Ha adombrato un conflitto fra primarie e il ruolo di ministro.

«Io non ho risposto con la stessa moneta. Il giorno dopo le primarie dovremo andare insieme a fare una campagna elettorale».

 

Però è stata accelerata la discussione sulla legge che regola la partecipazione dei magistrati alla politica. Va contro Emiliano?

«Questa legge è ferma da due anni, non inciderà sulle primarie. Prima della sua vigenza, le primarie saranno già state celebrate. Non è a favore o contro qualcuno: da anni si reclama una maggiore chiarezza nei rapporti fra magistratura e politica. Le soluzioni individuate non sono draconiane, consentono un passaggio senza contraccolpi».

 

Veniamo a due temi che allargano il distacco con la politica. Che ne dice dei voucher cancellati senza un piano B?

«La vicenda si è aggrovigliata e il governo si è ridotto a prenderla per la coda. Ora bisogna rimediare con una proposta che affronti il vuoto normativo. Non possiamo permetterci di dare l’impressione che sia stato solo un modo per aggirare il referendum, né rimuovere il dato che alcuni strumenti sono necessari per gestire attività altrimenti soggette al nero».

 

L’altro tema sono le nomine dei colossi di Stato. Mercato o no comanda sempre la politica.

«Ho appreso queste nomine leggendo i giornali. Si tratta di scelte che ora vanno spiegate. E mi auguro che il Tesoro spieghi quale è la ratio di alcune mosse. Che spieghi perché alcuni sono stati rimos- si e perché si sono prese certe soluzioni. Va subito chiarito che la scelta su Leonardo di un ottimo manager, che proviene però dalle banche, non preluda a prospettive solo finanziarie per il gruppo».

 

Nessuno ci bada, ma lo spread italiano galleggia attorno ai 200 punti da settimane. L’Italia resta osservata speciale per l’instabilità?

«Io infatti sto ponendo questo problema da due settimane. Il congresso del Pd non può mettere fra parentesi una questione nazionale. Il rischio di tornare a votare dopo sei mesi aumenta le condizioni di difficoltà del Paese. Per questo dico: affrontiamo subito la legge elettorale, non c’è tempo da perdere».

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